Avrei voluto scrivere di calcio. Calcio giocato. Di una Juventus che torna a brillare in Coppa, che vince e può godersi solo in parte la gloria meritata in terra germanica, causa infortunio da lungodegente del suo difensore migliore. Una squadra, quella di Motta, che non conosce mezze misure (o pari a reti bianche o tre gol nel sacco altrui) ma comunque sempre con l'imbattibilità da preservare. E questo è già un record per Thiago Motta. Mentre il Dusan Vlahovic tanto bersagliato - anche dal sottoscritto - con tre partite a rete è capocannoniere di serie A e assoluto protagonista di Champions.
Non scriverò di calcio perchè il calcio c'entra poco con quello che sta accadendo da qualche giorno intorno a Inter e Milan. E anche indirettamente intorno alla Juventus. La Procura di Milano è uscita allo scoperto dopo l'escalation delle ultime settimane, con una serie di vicende scabrose venute alla luce e che hanno portato anche ad un omicidio a inizio settembre - quello di Antonio Bellocco, membro di una delle più potenti cosche della 'ndrangheta, legato ai gruppi ultrà dell'Inter, ucciso da Andrea Beretta, altro leader della Nord nerazzurra, durante una lite a Cernusco sul Naviglio.
Non entro nel merito dell'inchiesta. La fiducia nella Magistratura c'è sempre. Sebbene i rappresentanti, in particolare, della Giustizia sportiva abbiano fatto di tutto in questi ultimi 18 anni per metterla seriamente a repentaglio, se non altro per una scarsa "uniformità di manovra" tra una società e l'altra, con misure assunte in tempi e modalità decisamente diverse a seconda di chi si trovasse sul banco degli imputati. E il pm chiamato a giudicare questa vicenda, che beatamente si fa immortalare con la cover di una delle società indagate - e varie foto in atteggiamento molto amichevole con i vertici delle stesse - non depone a favore di una netta "inversione di tendenza". Per chi dovesse tacciare questo mio pensiero di partigianeria juventina, ricordo come il procuratore sportivo Chinè (nella foto) abbia agito in pochi mesi a carico della Signora sul processo plusvalenze, mentre i faldoni relativi a Roma, Napoli (con il clamoroso caso Osimhen) e milanesi giacciono impolverati dentro qualche cassetto di una sua scrivania. Dormienti.
L'aspetto che interessa piuttosto è quello mediatico. Perchè dopo i primi giorni in cui, in modo inedito, le prime intercettazioni comparivano su quotidiani e social - che non potevano ignorare una storia così pesante macchiata anche da un omicidio - la vicenda è pian piano sfilata a pagina 25 quando non siamo neppure a fine settimana. Ricordo bene i titoli del tipo: "Agnelli parlava con i mafiosi", a descrivere una ricostruzione nella quale, va ricordato, ci si dimenticò presto che fu proprio Agnelli a denunciare le infiltrazioni malavitose nella curva della Juve (beccandosi gli strali di molti suoi tifosi e il fango della stampa avversa, perfino quella di proprietà Exor). In questo caso, dopo 2 anni, non notiamo altrettanto accanimento nei confronti di chi non solo non ha denunciato, ma è stato smascherato da intercettazione inequivocabili nell'atto ben poco collaborativo di "avvertire" i presunti tifosi che potevano essere intercettati o filmati. Senza contare altre implicazioni (relative a biglietti, vendita esclusiva di birre, e quant'altro). A casa mia si potrebbero perfino profilare gli estremi del favoreggiamento. Sui media abbiamo letto solo che "le società sono parte lesa" e che ora - ci assicurano - "collaboreranno con i magistrati" (grazie). Tutto normale? Tutto finito?
Stando ai resoconti della stampa, sembra di sì. La speranza è che la giustizia faccia il suo corso - e questo vale sempre - che la veemenza giacobina con cui vennero trattate situazioni meno gravi di questa, sia definitivamente riposta (e non da rispolverare nella prossima occasione, a seconda di chi sarà implicato). E che se ci sono rilievi per i quali intervenire con squalifiche o sanzioni sportive, non restino nella mente e nelle speranze di chi vorrebbe vedere un calcio più credibile.
Un'ultima curiosità: a Dortmund nell'ultimo mercoledì europeo, è comparso un enorme striscione in curva: "Uefa Mafia". I tifosi - quelli che si ribellarono alla narrazione sulla Superlega come la "fine del calcio della gente" - stanno aprendo gli occhi: qualcuno ha pagato un modo di guardare al futuro del calcio, che avrebbe cancellato il monopolio Uefa sulle competizioni internazionali. Una corte Europea ha sancito che non può esserci questo monopolio. E per tutelarsi, la Uefa si è inventata una nuova formula della UCL che richiama stranamente quello che doveva essere la Superlega. Coincidenze, sicuramente solo coincidenze. Come quelle che hanno visto la Juventus unica società sanzionata pesantemente per le plusvalenze, esclusa dalle Coppe, taglieggiata di almeno 100 milioni dal bilancio 2025. Ma il messaggio che arriva da Dortmund è chiaro: il tempo delle favole è finito. Tra non molto la verità verrà fuori. E sarà esposta in curva. Proprio come a Dortmund.
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