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sabato 19 ottobre 2024

Giocare bene non conta nulla, se non si vince. Cosa ci dice Juve-Lazio, il primo "corto muso" stagionale

Suonano quasi come profetiche le parole di Thiago Motta alla vigilia di Juve-Lazio. "Giocare bene? Non è questione di estetica. Se si gioca bene, si ha più probabilità di vincere. Ma giocare bene è anche difendere bene, pressare bene, ripartire bene".  

Non passano più di 24 ore che va in scena Juventus-Lazio, di sicuro la vittoria più sofferta di questo inizio stagione: perchè ai bianconeri non basta giocare più di un'ora con un uomo in più. Si assiste ad un continuo e incessante giro palla sterile. Nessun giocatore che sia in grado di saltare l'uomo, di creare una minima superiorità. Latitano gli spunti di Yldiz da una parte e Cambiaso o Weah dall'altra. Con la differenza che uno indossa la numero 10, proprio perchè dovrebbe fare la differenza. Ma dopo le prime giornate e l'exploit nel debutto di Champions, del fantasioso trequartista turco non si è avuta più traccia incisiva. Confinato in modo un po' malinconico su una fascia sinistra da cui non riesce mai ad uscire se non con retropassaggi. 

Che sarebbe stata una serataccia si era capito subito: la squadra di Thiago ci ha messo 3' per uscire dalla propria metà campo. Tre minuti. E la palla lo ha varcato su un retropassaggio laziale. Ha faticato la Juventus. Maledettamente. E alla fine l'ha spuntata con un po' di fortuna - l'autogol di Gila - con la qualità di una sola giocata - l'azione che ha procurato il rosso a Romagnoli - e la tenacia che l'ha portata a cercare comunque il gol, sebbene senza grande efficacia. Gli ingressi di Fagioli, più tonico che in Nazionale, e Danilo hanno dato una spinta in più. Bene Vlahovic - l'unico a crederci sempre, sfortunato nell'azione della traversa interna (è il quarto legno in campionato per lui) - ottimo Kalulu - che non fa quasi più notizia - benino Douglas Luiz più del solito nel vivo della manovra anche se ha "rischiato" la frittata consueta, con un gesto di reazione in mezzo all'area sfuggito al Var ma non agli occhi del ds laziale Fabiani, che ha dedicato l'intero dopo-partita a questo episodio. Non bisogna essere Silvan per immaginare che in settimana si parlerà prevalentemente di questo.

Alla fine si vince per "corto muso": un anno fa, diciamocela tutta, per un 1-0 così Allegri sarebbe stato massacrato. Bontà sua, se la riderà al Gabbione. Thiago Motta quasi presagiva che dopo qualche 3-0, le bollicine di Champions e l'inciampo interno con il Cagliari al primo (e finora unico) gol subito, si doveva mettere in conto anche questo. Meglio così. Almeno si attenuerà lo scontro tra "crociati" del bel gioco e "infedeli" del risultato a prescindere. Il bel gioco (che poi chissà cos'è...) non serve a nulla, se poi non arrivano i 3 punti. Forse a Bologna poteva bastare. In bianconero proprio no. Neppure in una stagione "di transizione" e assestamento. Neppure se giochi senza 5 titolari, di cui uno appiedato per una decisione sconfessata dagli stessi vertici arbitrali. Ma senza che il Giudice sportivo (o magari il Presidente della Federcalcio) pensasse di graziare eccezionalmente un evidente "non reo". 

Altro che Var, altro che simulazioni. La vera simulazione sta proprio in questa ipocrisia. Di chi va in tv a commentare le decisioni, ammette gli errori, ma il referto è Bibbia. Continuare a dimenarsi per questo teatrino è esercizio inutile.

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