Può essere assunto a modello di gestione imprenditoriale, lo schema organizzativo di una delle più violente e sanguinarie associazioni criminali del nostro Paese, come le Brigate Rosse? A quanto pare sì, stando ad un sorprendente incontro che il PalaCongressi di Rimini ha ospitato all'inizio di questa settimana.
La prima volta all'Hospitality Day - evento preliminare al TTG 2024 di Rimini, l'expo sul Turismo più importante in Europa - è un mix di panel dal tenore differente ma tutti di grande interesse, grazie alla regia di Mauro Santinato.
Dalla verve ironica di Edoardo Raspelli, penna salace e spietata sulle recensioni della ricettività, all'introspezione profonda e universale del prof. Umberto Galimberti, che solo al termine di un appassionante viaggio da Platone all'era post moderna, conclude sull'"etica del Viandante" (che era il tema del suo intervento).
Ma l'incontro più inatteso, anche se dal titolo intrigante, è con Giancarlo Carniani - responsabile di HIA (Hospitality innovation academy): "Cosa ho imparato dalle Brigate Rosse - la cura dei dettagli altri riflessioni". Il suo racconto, con una doverosa premessa che non vuole apparire indulgente verso le responsabilità gravissime dell'associazione criminale, protagonista tra l'inizio degli anni 70 nel nostro Paese, profila un parallelo provocatorio e audace tra l'organizzazione di una struttura imprenditoriale (turistica e non) e quella adottata in modo "scientifico" dall'organizzazione terroristica simbolo estremo degli Anni di Piombo.
A cominciare dalla scelta del simbolo, con un'operazione che oggi definiremmo di vero marketing: quella stella a cinque punte, avvolta da un cerchio, diventa un sigillo inconfondibile, che finisce per attecchire nell'opinione pubblica e in particolare nel mondo di potenziali "azionisti" delle BR: quello operaio.
Non può mancare poi una ricostruzione certosina, quasi maniacale, del rapimento di Aldo Moro la mattina del 16 marzo 1978, dai dettagli sconosciuti ma curati senza trascurare alcun passaggio, alle casualità che ne ha contraddistinto la dinamica: le gomme forate al fioraio che stazionava ogni mattina all'incrocio tra via Fani e via Stresa, per evitare che arrivasse; i rapitori travestiti da stewart dell'Alitalia; la signora che qualche minuto prima dell'arrivo delle auto di Moro chiede informazioni su un volo da Fiumicinio, due mitra che si inceppano, di cui uno risalente addirittura al periodo della Resistenza. Senza dimenticare, come le indagini nelle settimane successive, finirono per sottovalutare alcuni dettagli: come quel nome Gradoli, spuntato fuori da una fantomatica "seduta spiritica" a cui partecipò il futuro premier Romano Prodi. A nessuno venne in mente di controllare gli appartamenti romani di via Gradoli (dove in effetti era recluso Moro) ma fu setacciata la frazione viterbese di Gradoli. Ovviamente senza risultato.
E infine alcune riflessioni sui caratteri "innovativi" di questa piramide organizzativa delle BR: una sola linea e condivisa; una sostanziale parità di genere (le donne decidevano e in alcuni casi hanno inciso molto più degli uomini), e infine la cosiddetta "compartimentazione". Ovvero, la limitazione informativa tra un livello e l'altro dell'organizzazione: tanto che, al passaggio dell'ostaggio tra i rapitori e coloro che ne avrebbero "curato" la detenzione, solo i secondi sapevano dove sarebbe stato condotto. Esattamente come dovrebbe avvenire in un'organizzazione aziendale: una linea direttiva, parità di genere, e la conoscenza di finalità e obiettivi limitata a chi decide le strategie.
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