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mercoledì 25 giugno 2003

Api e Licheni come un termometro

QUALITA’ DELL’ARIA? CHIEDETELO ALLE API…
Sole 24 ore – centro nord – 25 giugno 2003

La qualità dell’aria? Ora si misura con api e licheni. E’ l’innovativo esperimento adottato in Umbria, a Gubbio, per monitorare lo stato di salute dell’ambiente. Un’iniziativa, tra le prime in Italia, promossa dalla Provincia di Perugia e che ha visto al lavoro operatori ed esperti coordinati dallo studioso Nicola Palmieri. Del tutto singolare la “palestra” teatro dell’iniziativa: nel territorio eugubino infatti sorgono, a pochi chilometri di distanza, due complessi cementieri rilevanti, un banco di prova significativo per questa inedita operazione di studio.
Di cosa parliamo? Un biomonitoraggio che ha l'obiettivo di individuare validi parametri che integrino quelli chimici - attualmente gli unici riconosciuti a livello nazionale - mediante il contemporaneo utilizzo di due diversi indicatori: appunto licheni e insetti. “Siamo convinti – spiega Palmieri - che gli effetti prodotti dalle sostanze inquinanti non possano essere valutati solo con analisi chimiche standard. Da qui la necessità di utilizzare esseri viventi, gli unici che possono fornire informazioni semplificate di realtà complesse, essendo essi stessi parte integrante di un determinato ecosistema”.
Ad esempio la scelta dell’ape non è casuale: l’insetto permette di ottenere informazioni sullo stato di salute di un’area di oltre 7 km quadrati, riuscendo ad assorbire nel proprio corpo la media dei contaminanti presenti nell’ambiente. Un vero e proprio “sensore viaggiante”. Quanto ai licheni, simbiosi tra alghe e funghi con altissima capacità di accumulo, risultano anch’essi straordinari termometri della situazione ambientale.
L’esperimento a Gubbio si è protratto per due anni, dal 2001 al 2002: sono stati monitorati 13 diversi elementi inquinanti, risultati tutti presenti nell’area eugubina, seppur in misura diversa. Da cloruri a fluoruri solubili, ad elementi semplici come alluminio, piombo, ferro, cromo, mercurio, nichel o rame. E i dati emersi rivelano che nel 2002, rispetto al 2001, c'è stata una diminuizione degli inquinanti, dovuta in particolare alle condizioni atmosferiche (maggiori precipitazioni piovose). Rispetto ai dati nazionali, ad esempio, si registra che il livello di nichel è simile, che il piombo evidenzia un valore di riferimento alto leggermente superiore, che le concentrazioni di nichel sono migliorate e quelli del cromo sono confortanti. Mentre l’alta presenza di rame va attribuita per lo più all’uso in agricoltura.
Commenti unanimemente positivi da istituzioni e addetti ai lavori: “Dobbiamo mettere in campo azioni di miglioramento delle tecnologie industriali – sottolinea l’assessore provinciale all’Ambiente, Katia Mariani - intensificare il monitoraggio e stipulare un protocollo d'intesa che contribuisca a migliorare la situazione ambientale delle aree interessate”. Semaforo verde anche dai rappresentanti dei gruppi cementieri: “Un primo passo verso un nuovo approccio nelle indagini sullo stato di salute del territorio – rileva l’ing. Napoleone Farneti (Colacem Spa) – Dal quadro generale emerge una situazione tollerabile e tranquillizzante”. “Un plauso all’iniziativa – sottolinea l’ing. Pio Francesco Baldinelli (Barbetti Spa) – che apre un nuovo varco agli studi in materia”. Gli stessi cementieri hanno manifestato interesse a collaborare, evidenziando l’auspicio di un maggior coinvolgimento futuro su iniziative del genere, anche in fase progettuale.
L’utilizzo di bioindicatori nel monitoraggio ambientale in Umbria aveva mosso i primi passi in acqua: era utilizzato per mappare lo stato di salute del Tevere e del lago Trasimeno. L’esperimento di Gubbio apre nuovi orizzonti. La prossima tappa sarà Spoleto, dove sorge un altro importante impianto cementiero.

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