Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

venerdì 30 settembre 2011

E se Gubbio fosse la "fatal Verona" degli scaligeri? Parola d'ordine: pensare in primis a se stessi...


L'eurogol di Sandreani che decise la sfida di un anno fa
 Repetita iuvant. Il Gubbio torna al “Barbetti” dopo 7 giorni dallo 0-0 contro il Varese, e ritrova una vecchia conoscenza. Quell’ Hellas Verona che la scorsa stagione – di questi tempi – stava pagando caro lo scotto dei pronostici e veleggiava nei bassifondi della classifica. A fine campionato la squadra di Mandorlini acciuffò per il rotto della cuffia i play off, salvo poi vincerli conquistando la B.


Quella B dove nel frattempo i rossoblù erano approdati da tempo, rifilando per altro due scoppole, ai blasonati gialloblù: stesso risultato, stesse griffe, Gomez-Sandreani. Che domani saranno in campo, ma su fronti opposti.
Conta poco ormai rimuginare sui ma e sui perché legati al bomber argentino: le voci della settimana lo danno addirittura in predicato di salire in serie A, glielo auguriamo di cuore – perché oltre ad essere un grande giocatore è anche un gran bravo ragazzo. Se poi a Catania gli venisse in mente di andarci fin da stasera, sarebbe il massimo.

Ma il Gubbio – più che a Gomez (che pure meriterà un’attenzione speciale) – dovrà pensare soprattutto a se stesso.
A proseguire quel graduale cammino alla ricerca di una identità di squadra: un cammino non facile, come non è facile far digerire il brodino a chi è abituato a caviale e champagne da due anni.

La brutta notizia della settimana arriva dal Giudice sportivo: la stangata di oltre 14.000 euro appare fuori dal normale ed è forse la cifra della scarsa stima nei palazzi per il sodalizio eugubino. E se per le grida durante il minuto di silenzio c’è da fare solo mea culpa, i denari scuciti per i presunti improperi di Simoni (uno che non offenderebbe neppure il boia sul patibolo) e per la simulazione inesistente di Bazzoffia, assomigliano ad una presa in giro.

Semmai qualcuno nei piani alti di Lega e Federazione dovrebbe interrogarsi sul livello arbitrale di un campionato che di giornata in giornata sforna topiche clamorose: rigori solari non dati, rigori dati fuori area, gol annullati senza motivo, panzane a non finire. E purtroppo, finora, errori pure mal distribuiti.

L'occasione mancata da Giannetti e Ciofani con il Varese - foto Settonce
Per il Gubbio però conta il presente: fatto di un possibile 4-4-2 con difesa confermata, centrocampo a quattro con probabile innesto di Rui a sinistra e attacco a due con l’ariete Ciofani e il possibile rispolvero di Ragatzu a svariare. Il condizionale è d’obbligo anche perché le indicazioni di metà settimana non sempre sono state confermate nell’undici del sabato.
Il Gubbio deve pensare a se stesso, anche perché è solo la vittoria la medicina più adatta a superare difficoltà e incomprensioni di questo avvio di stagione. Se il pizzico di malizia ed esperienza in difesa si sono visti, la mrisposta che si attende ora è invece davanti.


Verona-Milan 5-3: lo scudetto del '73 va alla Juve.
Nasce il mito della "fatal Verona"
 Spesso la cabala – intesa come tradizione – può avere anche il suo peso: nessuno ci crede ma le “bestie nere” possono esistere. E visto quello che è accaduto lo scorso anno, il Gubbio potrebbe essere la fatal Verona degli scaligeri.
Mettiamoci poi che i gialloblù di Mandorlini sono attesi dopo l’Umbria, dal doppio confronto interno con Samp e Torino, a rinverdire i fasti della serie A che fu. Potrebbe anche starci qualche distrazione nelle terre francescane o l’inconscia convinzione che in fondo coi rossoblù la squadra di Mandorlini possa avere vita facile. Sarebbe un vantaggio, proprio per il Gubbio.
Che però prima di tutto deve aiutarsi da solo.

 
 


Copertina de "Il Rosso e il Blu" - 30.9.11
musica di sottofondo: Nickelback "how you remind me" - 2001
 


lunedì 26 settembre 2011

Il 6 (in classifica) l'ha fatto il Varese. E al Gubbio resta la ritrovata solidità difensiva: ma davanti?

Il ds Giammarioli è pensieroso - foto Settonce
Il 6 stavolta l’ha fatto il Varese. Non è una vincita milionaria ma la squadra di Carbone con il minimo sforzo esce indenne dal “Barbetti” e sale proprio a quota 6.
Per il Gubbio l’appuntamento con la vittoria è ancora rinviato sine die, e lo 0-0 casalingo con i biancorossi lombardi lascia aperti più interrogativi che certezze.

Partiamo dal lato buono dell’ultimo sabato di settembre: il Gubbio allunga la striscia positiva a due risultati (tanti quanti i punti in classifica), e per la prima volte, udite udite, non subisce gol. Non è un caso che la novità coincida con l’esordio di Cottafava, un tipo tosto, che non bada a fronzoli, si fa rispettare, alza la voce in una difesa finora fin troppo timida – complice anche l’anagrafe – insomma uno di quelli che è meglio non incontrare nei vicoli bui il sabato notte.
Aggiungiamoci il solito inesauribile Bazzoffia, l’unico a cercare di mettere scompiglio nelle linee avverse, la cui buona volontà spesso non va a nozze con lucidità e tocco di fino: ma di più è davvero difficile pretendere. Corressero tutti come lui, la musica sarebbe già diversa.
E invece le note liete finiscono qui.

Perché se l’assetto della squadra appare oggettivamente più granitico, i problemi restano atavici in zona offensiva. Bressan, portiere varesino, ha trascorso un sabato sostanzialmente tranquillo: a tratti avrà pure ammirato il panorama del centro storico, dalla sua porta, e magari avvistato anche qualche parapendio dal monte Foce.
Il nodo – che si spera non si riveli scorsoio – è dalla cintola in su: in mezzo al campo si fa quel che si può e se non gira a dovere Lunardini (sabato meno brillante che a Modena) l’azione è tutt’altro che tambureggiante. Davanti poi il rebus è assai complicato, altro che settimana enigmistica.

Terlizzi porta i segni della "battaglia". Ma il Gubbio non ha sfondato - foto Settonce
In sei partite Pecchia ha schierato 6 formazioni d’attacco diverse: è evidente che il tecnico non ha ancora trovato l’alchimia giusta, ma il tempo passa, e con esso anche le giornate e magari le occasioni per scrollarsi le zone melmose della graduatoria.
Il Giannetti visto a Modena e con il Varese è quasi irritante. Ciofani continua a vagare in cerca di un perché, che potrebbe anche materializzarsi sotto forma di cross dalle fasce: ma quando capita, lui è puntualmente un passo indietro rispetto all’avversario. Mendicino, sempre sensibile al tocco lezioso, ha mosso un po’ le acque, ma stavolta non trovato la stoccata giusta. Ragatzu non era neanche in panca e a questo punto è il caso di definirlo un caso: fuori ormai da agosto come titolare, evidentemente ha problemi con il tecnico o con il gruppo. Il problema vero però che era proprio lui il giocatore in grado di fare da apriscatole, saltando l’uomo, inventandosi la giocata, mettendo a disposizione della squadra talento e fantasia. Che per ora giacciono su una poltroncina della nuova tribuna.
Che sia rossa o blu, la poltrona, conta poco, e certamente meno della sestina del bar Europa. Più importante capire se il Gubbio potrà contare davvero sui suoi numeri.

Teniamoci buono lo 0-0, ma i dubbi, e non pochi, a questo punto campeggiano. Unica attenuante il penalty che Di Bello poteva concedere in apertura e che avrebbe potuto dischiudere una gara ben diversa. Ma vedendo quello che ha combinato di nuovo Calvarese a Vicenza, non c’è da sperare molto nelle giacchette tricolori (né nel designatore).
Piuttosto c’è da capire da che parte ricominciare per arrivare in porta: mentre Marotta e Gomez la strada sembra la trovino sempre più agevolmente, alle nostre latitudini siamo ancora al labirinto. E chissà se qualcuno, da queste parti, conosca il mito di Dedalo…

 
 
Copertina di "Fuorigioco" di lunedì 26.9.11
musica di sottofondo: "Via le mani dagli occhi" - Negramaro - 2008

venerdì 23 settembre 2011

La dea bendata scopre Gubbio: la speranza è che soggiorni (al "Barbetti") almeno fino a domani...

Molti eugubini non avranno chiuso occhio stanotte. Ma stavolta la classifica del Gubbio non c’entra.
La dea bendata – grande assente dal terreno di gioco negli ultimi mesi lungo la strada dei rossoblù – si sbottona clamorosamente in un frequentato bar a qualche centinaio di metri dallo stadio.
A Gubbio piove la nona vincita di sempre: roba da Champions League del Superenalotto.
Quella fortuna che bacia non solo idealmente un’ottantina di abituali clienti, con 650 mila euro a quota e i rumors – oltre che le immagini – ci dicono che tra questi ci sono pure noti frequentatori delle stanze dirigenziali della Gubbio calcio.

In fondo i sistemi da cui è uscita la sestina memorabile erano due: il rosso e il blu. Potenza della tradizione.
Ad essere fatalisti c’è da sperare che la dea bendata – per la nota cultura dell’accoglienza eugubina – si trattenga da queste parti almeno per il weekend.
Non sarebbe male, neanche per la squadra di Fabio Pecchia che domani attende il Varese in una di quelle partite che possono essere ricordate nel corso della stagione quasi quanto un 6 al Superenalotto.

I rossoblù inseguono la prima vittoria stagionale, arrivano dal primo punticino in campionato, hanno superato una settimana decisamente meno pesante delle precedenti: anche se non si respira ancora un’atmosfera da glasnost tra vertici societari e staff tecnico (il giallo sull’esonero si-esonero no di Porta ne è l’emblema).
Ma si sa, in questi casi, e in questi campi, non c’è antibiotico che tenga: l’unica vera medicina si chiama vittoria.
E la fortuna – se proprio vuoi che ti baci – devi andartela anche a cercare. Lo farà di sicuro Fabio Pecchia, secondo alcuni costretto ad allenare nel braccio dell’esonero, ma in realtà sereno e pacato come sempre – tanto da sfoggiare sovente battute ironiche e citazioni classiche.

Il dubbio della formazione anti-Varese, più che al modulo (con il 4-4-2 appare sempre più convincente) è legato al nome degli attaccanti: in settimana è stato provato il duo delle attese, Ciofani-Ragatzu, i giocatori decisamente più quotati sulla carta tra quelli giunti in rossoblù. Anche se nelle ultime gare ha ricevuto più nominations il tandem Giannetti-Mendicino.

Non c’è la giuria con la paletta, come da Milly Carlucci, sarà solo Pecchia a decidere. Per il resto scontato il rombo a centrocampo, mentre lungo l’asse difensivo potrebbe fare capolino per il debutto il neo-acquisto Cottafava. Ovvero l’esperienza che mancava.

Dall’altra parte ci sarà il Varese, galvanizzato dalla prima vittoria stagionale: poco conta, perché in partite come queste, l’avversario potrebbe essere chiunque.
Ci si aspetta un Gubbio che giochi da Gubbio. Che completi quel graduale cammino di crescita registrato, a prescindere dai risultati, nelle ultime giornate.
Un gruppo che appare quanto mai unito e che ha sancito questa intesa granitica con una cena alla Totti nella vicina Cantiano: quasi a saldare un patto. Un patto con se stessi e con i tifosi. Un patto da onorare subito sul campo. E perchè no, anche con la mano della dea bendata...



Copertina de "Il Rosso e il Blu" - di ven. 23.9.11
musica sottofondo: "No tengo dinero" - Righeira - 1983

mercoledì 21 settembre 2011

Si fa presto a dire: "Ci vogliono i numeri". Ecco quanto ci costa la politica in Italia...

Si fa presto a dire anti-politica. Ci vogliono i numeri.
Ecco quelli che faccio stasera sono numeri "scomodi", pesanti e piuttosto indigesti. Non sono miei - nel senso che la fonte non è personale - ma sono credibili. E purtroppo non faranno piacere.
Sono numeri riferiti al costo della politica, a quanto l'apparato burocratico mastodontico del nostro Paese gravi sulle tasche degli italiani.
Il problema è che certi numeri balzano agli occhi oggi, a fronte di una crisi senza precedenti. Francamente sarebbero dovuti circolare anche in tempi di "vacche grasse": la reazione sarebbe stata forse meno istintiva ma ugualmente disgustata.

Prima vediamoci un video, anzi due. Arrivano dalla newsletter di Stefano Salvi (ricordate? Il vice Gabibbo che qualche anno fa scorrazzava per "Striscia" con il suo impermeabile giallo e spesso veniva preso di mira dal potente di turno, che arrivava perfino a farlo malmenare da qualche "gorilla" un po' impulsivo): oggi si occupa di inchieste border-line su internet. Faccende scomode che probabilmente non trovano spazio nè cittadinanza nei circuiti televisivi: forse, proprio perchè sono scomode...

Ma intanto ci fanno riflettere: ad esempio, su quanto ci costino le auto blu in Italia... C'avete mai pensato?
Sentite...

http://www.stefanosalvi.it/video_categoria_dettaglio.asp?codvideo=2377


Secondo capitolo. Non solo costi - che ad esempio nel piccolo mondo antico della nostra Umbria, sono stati ben evidenziati da una meritoria inchiesta di più settimane lanciata dalle colonne del "Giornale dell'Umbria".
Leggiamo cosa circola in rete, per capire - molto semplicemente - che accanto ai "costi vivi" di una classe politico-burocratica ingombrante, esistono guarentigie dal sapore borbonico, che meritano (per ora) una profonda riflessione. Ma che non sono più sopportabili da una società che si definisca semplicemente "civile".

"Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui  prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio.
A rendere pubblici questi dati sono stati i Radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.
Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche. Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.
Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e 138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno
chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.

Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati. "Abbiamo chiesto - dice la Bernardini - quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare".
Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili? Cosa c'è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il  sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste".
Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo - spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela
per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini italiani.

Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata. Non si capisce perché questa 'mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all'anno".
Mentre a noi tagliano sull'assistenza sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel massimo silenzio di tutti.
...E NON FINISCE QUI...

Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese
INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE
TELEFONO CELLULARE gratis
TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
FS gratis
AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis
CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).

Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubbico impiego). Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio).
La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
la sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!

Commento personale: non amo la demagogia dei "tribuni del popolo", per capirci preferisco il Beppe Grillo comico che pseudo-politico.
Ma questi numeri non sono opinioni. E il fatto che a diffonderli siano i Radicali non significa che siano propaganda politica.
Sono numeri: come quelli che ci tocca "sorbire" quotidianamente sotto forma di imposte, tasse, aliquote e ora persino aumento dell'Iva.
Sono numeri: ma sono semplicemente inaccettabili.

lunedì 19 settembre 2011

Da Modena un punto che fa cassa... con tante "prime volte" e un po' di filosofia. Dalla conferma di Pecchia (e della linea Simoni)...


I tifosi rossoblù al "Braglia" - foto Settonce

Un punto che fa cassa.
Prendiamola così. Con un pizzico di buon senso, visto che poi proprio a Modena era di scena nel weekend il "Festival della filosofia". E se al “Braglia” i 90’ non sono stati proprio da vernissage, il risultato finale è di quelli che possono stare bene di questi tempi: pochi, maledetti e subito. Anche se si tratta di un punticino.

Ma averceli avuti di questi mattoncini, ad esempio nelle due sfortunate apparizioni casalinghe con Ascoli e Reggina, dove il pari non sarebbe stato certo infedele.
Fatto sta che è nella patria dell’aceto balsamico, del mito Ferrari e del tenore Pavarotti che il Gubbio scarabocchia la propria classifica: umori e saperi si mescolano, nella terra delle fragranze, e il sapore di questo pareggio lo capiremo davvero sabato prossimo quando in casa il Gubbio dovrà cominciare a fare la voce grossa.


La grinta di Lunardini (foto Settonce)
 Intanto il bicchiere mezzo pieno ci dice che per la prima volta i rossoblù hanno segnato in trasferta – con la prodezza siderale di Lunardini, non a caso unico vero veterano della B tra i rossoblù e già leader tattico del centrocampo eugubino (anche se i 90’ ancora non li digerisce fino in fondo).
Per la prima volta la difesa ha raccolto meno di due palloni nel sacco, e sull’eurogol di De Vitis poco poteva Donnarumma, che altresì è parso più sicuro in altre situazioni. Per la prima volta il Gubbio non è ultimo in classifica e se il dato ha significato puramente statistico, ci dice che anche i piccoli passi in questa maratona chiamata B hanno il loro senso. Per la prima volta la squadra di Pecchia ha indossato i panni più prudenti di un 4-4-2 concreto e pragmatico. Per i fuochi d’artificio aspetteremo forse anche prima di un nuovo giubileo ubaldiano. Al di là degli schemi, la squadra ha mostrato più solidità. Ci si aspetta ora maggiore carattere e aggressività: basterebbe già adottare il modello Bazzoffia (corro finchè ho fiato in corpo) e qualche suo collega di maglia già sarebbe sulla buona strada.


Pecchia in versione Andy Garcia (foto Settonce)
 Capitolo allenatore: la notte – intesa come direttivo notturno – per ora ha portato consiglio. Niente rivoluzioni, la linea Simoni tiene la barra dritta. Si prosegue con Pecchia, meno poteri al suo secondo (una mossa da compromesso che ci ricorda il miglior Gaucci d’annata), mentre si profila un innesto in difesa. In attesa del duo Briganti-Bartolucci.
L’impressione è che il tecnico di Formia si giochi ogni volta la panchina ma questo, almeno in apparenza, non lo scompone. Magari la fiducia, quella vera, avrebbe bisogno anche una pacca sulla spalla.
Primo test ghigliottina, il Varese del redivivo Carbone.

Sabato potremmo capire che in fondo chi solo qualche giorno fa veniva dato per spacciato, il timone ce l’ha in mano davvero. E la spiaggia su cui approdare è meno lontana di quanto si pensi…







Copertina della trasmissione "Fuorigioco" del 19.9.11
Musica sottofondo: "Pure shores" - All Saints - 2000

giovedì 15 settembre 2011

Nel "caos" degli antichi greci, il Gubbio ricerca se stesso...

Tutti per uno, o tutti contro tutti?
Difficile inquadrare bene in quale clima il Gubbio si avvicini alla gara di Modena, dopo una settimana di voci e smentite che da lunedì si sono rincorse in modo frenetico e confuso.
Esonero di Pecchia, prima quasi certo, poi rintuzzato. Il tutto all’indomani delle prime contestazioni, per altro più alla società che non a tecnico e squadra.


Un’atmosfera confusa, per usare un eufemismo, anche se gli antichi greci dal "caos" facevano nascere un po’ di tutto. In attesa che anche i campi di calcio rispettino la tradizione mitologica, la società tace dopo le accuse di "braccino corto" che arrivano dagli spalti.

Tace anche Gigi Simoni che nei fatti ha chiesto e ottenuto una deroga per la permanenza di Fabio Pecchia sulla panchina del Gubbio: buttare a mare tutto il lavoro svolto in due mesi, dopo due settimane di campionato, non è nelle corde del direttore tecnico – che già due anni fa impedì felicemente analogo benservito a Torrente, dopo l’avvio balbettante in C2.

Una mano deve darsela certamente anche il mister: che se ha le sue attenuanti in fatto di defezioni (soprattutto in difesa) e di alterne fortune arbitrali (Ascoli e Samp) nell’ultima sconfitta c’ha messo del suo nello scompaginare una gara che dopo il solito inizio thrilling si era messa sui binari giusti.

L’unico per ora a farsi sentire è il diesse Giammarioli, le cui dichiarazioni a “Fuorigioco” hanno suonato come una sorta di sveglia per tutti, nessuno escluso: la società, che non deve nascondersi ora che il vento tira a sfavore; lo staff tecnico, che avendo accettato il budget ridotto non può rinnegare di aver sposato il progetto oculato; e il mister, che di fronte a situazioni tattiche e tecniche al momento improponibili, non deve intestardirsi.
Unici assolti dall’ipotetico processo, ovviamente i tifosi: che oltre alla passione e al calore proverbiale hanno messo sul piatto qualcosa come 2.500 abbonamenti che neanche piazze ambiziose e ad alta densità come ad esempio Brescia, possono vantare.

Poi c’è la squadra: Giammarioli la difende perché in questo momento è la vera priorità. Ma è certo che in campo ci vanno gli undici scelti da Pecchia e tocca a loro dimostrare di esserci, con la testa, con le gambe e anche con il carattere.
A prescindere dalle formule tattiche – che comunque non sono solo numeri – e perfino arriviamo a dire, a prescindere dai singoli – che pure non sono indifferenti, specie se hanno il talento per fare la differenza. Proprio quei singoli che finora hanno marcato visita.
Ma è proprio il gap agonistico-caratteriale che finora si è fatto notare, soprattutto nell’approccio alle partite: ci può stare di non avere l’esperienza e le qualità di alcune compagini, ma è stata proprio l’aggressività, il pressing, la corsa, la prerogativa con cui il Gubbio ha colmato le differenze – che c’erano pure l’anno scorso.

A Modena non comincia un nuovo campionato, come si dice di solito. Ma inizia un ciclo nel quale i rossoblù se la vedranno con le squadre del proprio campionato: quello della colonna a destra della classifica, quello delle formazioni che debbono stare a galla: Modena, Varese, Verona e dopo l’infrasettimanale bresciano, la Nocerina. Quattro confronti che in un arco di 38 partite diranno poco, ma per la testa e il morale del Gubbio somigliano ad uno spartiacque.

Esserci o non esserci, in questo campionato. Tra un mese, dopo questi match, avremo le idee più chiare. Almeno in questo…


Copertina di "Il Rosso e il Blu" - ven. 16-9-11
"Gli spari sopra" - Vasco Rossi - 1993


martedì 13 settembre 2011

Gubbio-Reggina nei flash di Settonce... e le parole del capitano, per richiamare tutti alla proverbiale umiltà...


Ceravolo esulta, Donnarumma a terra, Benedetti sconsolato:
è Gubbio-Reggina

Un sabato carico di rimorsi. Il quarto stop, su quattro gare, per il Gubbio è il più pesante. Perchè arriva al termine di una partita in cui il pareggio non era affatto demeritato. E in cui ancora una volta i "regali" della difesa hanno fatto la differenza. A favore degli avversari...
E' un'aria pesante quella che tira dalle parti del "Barbetti", dopo la sconfitta con la Reggina, seconda casalinga dopo quella beffarda e immeritata con l'Ascoli. In attesa di una reazione - perchè manca ancora un segnale che faccia pensare a questo - attesa per sabato a Modena, riviviamo questo sabato di alti e bassi... chiuso ancora con il morale sotto i tacchi...
E in conclusione da riascoltare le parole del capitano, Alex Sandreani. Che nell'intravedere comunque qualche indicazioni positiva, ci ricorda saggiamente che in 10 anni "ne abbiamo mangiata tanta di m...". Come dire: qualcuno forse si è improvvisamente imborghesito...



Sugli spalti c'è grande attesa: al Gubbio servono i 3 punti...


Da Reggio Calabria presenze scarse: ma la squadra amaranto dimostrerà di non averne bisogno...

La gara è subito "tosta": la Reggina sfiora il gol, ma il Gubbio ci mette più di una pezza. Come la grinta di Sandreani...

Al primo vero affondo però i rossoblù insaccano: è Mendicino a indovinare l'angolino giusto,
per la prima volta Gubbio sopra in campionato...


Pecchia tira un sospiro di sollievo: anche se nella ripresa le cose cambieranno...

Intanto Mendicino e Ragatzu si esibiscono in un passo di latino-americano... Speriamo di vederne molti altri...

Esce Bonazzoli sanguinante, entra Ceravolo: sembra un vantaggio,
ma sarà proprio il n.9 reggino a cambiare la partita...

Il Gubbio cala, le sostituzioni peggiorano le cose, l'unico a restare
a testa alta è Bazzoffia: che si scopre laterale da B...

La Reggina prima impatta con Campagnacci, poi va sopra con Ceravolo:
l'abbraccio degli avversari e sullo sfondo il 118... quasi un binomio emblematico per il Gubbio...

Finisce con un altro epilogo a testa bassa: Gubbio ancora a quota zero... Anche di morale...




Da interviste post-gara su "Fuorigioco" di lunedì 12.9.11
Alex Sandreani al microfono di Roberto Filippetti

lunedì 12 settembre 2011

A quattro mesi dal trionfo... già tempo di cocci. All'orizzonte un esonero: ma la scommessa estiva è già persa. Come un tango di Piazzolla, lasciato a metà...

Chi l’avrebbe detto? Poco più di 4 mesi dalla festa promozione e siamo a raccogliere i cocci di un avvio di campionato sulle soglie dello shock anafilattico.

Doveva essere una samba, o una bachata, un po’ come quella abbozzata da Mendicino in coppia con Ragatzu – molto più abile, quest'ultimo, per ora in queste vesti che in quelle di goleador.
E invece le note sono quelle di un tango di Piazzolla: sensuale, accattivante, trascinante, come solo un’avventura in serie B dopo quasi 70 anni può essere, per una piazza come Gubbio.
Ma un tango, di fondo, è anche un poco triste.

I tifosi rossoblù nel match con la Reggina - foto Settonce
Ed è proprio questo il sentimento che aleggia in quella parte dei tifosi – la maggiore – che non si è lasciata andare alle prime contestazioni della stagione, culminate a fine gara negli epiteti rivolti ai vertici societari.
E’ lontano l’8 maggio, come è lontano lo spirito di quella squadra che in campo riusciva a gettare il cuore oltre l’ostacolo.

L’immagine del secondo gol della Reggina è impietosa quanto un’esecuzione sommaria: un giocatore, pur valente e abile come Ceravolo, prende palla, da solo si porta a spasso un paio di difensori, tira a rete e sulla respinta è lui stesso ad arrivare per primo e metterla dentro.
Sembra quasi una squadra che si vede predestinata alla pena capitale, ancor prima di commettere il reato.

Perché in fondo contro la Reggina – una signora squadra che vedremo probabilmente sempre nella colonna a sinistra della classifica – il Gubbio meritava almeno la spartizione della posta: aveva sofferto in avvio, con Donnarumma diventato decisivo con un paio di interventi di alto lignaggio. Aveva colpito inaspettatamente come fosse una squadra esperta, con Mendicino – ovvero l’attaccante che l’ultimo giorno di mercato veniva dato in partenza e che oggi è l’unico cannoniere in servizio attivo, a disposizione di Pecchia. E aveva gestito ottimamente l’avvio di ripresa, quando gli amaranto ospiti hanno mostrato di patire il caldo ancor più che la squadra avversaria, ma non sembravano animati da sacro furore.

Fabio Pecchia: stasera si decide il suo futuro  in rossoblù - foto Settonce
E invece: invece le amnesie difensive hanno fatto la differenza, episodi più che una svolta strategica. In mezzo qualche sostituzione amletica di Pecchia, che in una domenica dove l’arbitraggio è stato finalmente super partes, è riuscito a complicarsi maledettamente la vita da solo.
Quel Fabio Pecchia che ora viene dato praticamente sul patibolo a pagare lo scotto di una scelta che va al di là del suo undici e delle tre sostituzioni: l’esonero – eventuale anche se da più parti dato per sicuro – assomiglia ad una sconfessione anticipata della scommessa estiva: puntare su un tecnico giovane con una squadra giovane e un budget ridotto.

Morale: la squadra giovane non ha mai potuto giocare con la difesa titolare, il tecnico giovane non ha avuto neanche due mesi di tempo per far rodare la squadra, chi dovesse arrivare al suo posto farà pagare salata sia la sua esperienza, che almeno 3-4 acquisti ulteriori – ovviamente di giocatori svincolati – ad un prezzo che – nel luglio scorso – avrebbe consentito scelte più mirate e certamente meno azzardate.

Per scommettere ci vuole anche coraggio e coerenza.
Senza le quali la scommessa non solo si perde. Ma lascia pure il rammarico di non averla giocata fino in fondo. Come un tango lasciato a metà…


Da  copertina di "Fuorigioco" (TRG) - lunedì 12.9.2011
Musica di sottofondo
"Libertango" - Astor Piazzolla - 1974

domenica 11 settembre 2011

Il mio 11 settembre: qualche flash, al volo, di 10 anni fa...

Il mio 11 settembre è un piccolo schermo di regia, in mezzo a tanti. Un pomeriggio caldo di un martedì qualsiasi, stordito improvvisamente dalle immagini che arrivano via satellite da New York.
Sembra un film ma è tutto vero.


Quei grattacieli fumanti, di un odio che brucia a centinaia di metri d’altezza, sulle dinamiche di qualcosa di impensabile – perfino per un cinico sceneggiatore di Hollywood – fino a quel giorno.

Ricordo che mi chiamarono dalla regia. Ero in ufficio, qualche minuto prima delle 15, probabilmente intento a leggermi uno dei tanti comunicati stampa al fulmicotone che in quel periodo Palazzo Pretorio dedicava alla nostra emittente, nemica “giurata” del governo cittadino. Avevo concluso da poco la rassegna stampa – che di quei tempi trasmettevamo alle 14.30, un po’ tardi, ma l’organizzazione e i mezzi di allora non consentivano di meglio (iniziammo a farla di mattina nel 2003, comunque 6 anni prima di Raitre regione…).

Guarda che casino a New York”, mi dissero. E io lì per lì pensavo a qualche mitomane che aveva piazzato una bomba negli ascensori di un grattacielo – un po’ come si vede ogni tanto in qualche pellicola thriller. Invece i replay di quegli aerei furono agghiaccianti. Perché si capì subito che non era un incidente.

L’immagine più atroce di quei minuti ce l’ho di fronte. Sono le persone che si buttano disperate dalle finestre dell’80° piano: un suicidio lucido e inevitabile per evitare almeno la sofferenza di centinaia di gradi a cui in pochi minuti erano arrivate quelle stanze, incandescenti e fuse tra le lamiere degli aerei e del carburante esploso.

Vedere gente che fino a qualche minuto prima faceva cose banali (e forse inutili) davanti ad un pc o ad una scrivania, decidere in quale istante dover morire per evitarsi almeno il dolore delle fiamme, è qualcosa di crudo e inumano che ogni tanto mi torna in mente.

Quella sera stessa ero ospite ad una trasmissione sportiva a Rte: per parlare di una partita di calcio, un derby (il primo vinto dal Gubbio a Gualdo, appena 48 ore prima) che fino a quel pomeriggio sembrava dovesse catalizzare l’attenzione e l’entusiasmo dei più. E che invece, quegli istanti, era diventato di una banalità esasperante. Ero indeciso se andare, ma alla fine non rifiutai (oggi, magari, mi sento ancora più idiota per quella patetica comparsata).

Il giorno dopo un fondo di Gigi Garanzini su “La Stampa” ridicolizzava il sindaco di Gualdo Tadino, che in Consiglio Comunale aveva inoltrato proprio l'11 settembre un’interpellanza contro l’arbitraggio del derby perso due giorni prima dalla squadra della sua città. “Mentre il mondo brucia, in una cittadina umbra si litiga per un calcio di rigore”, scrisse l’editorialista milanese.

Una frase che oggi suona quasi da monito, all’indomani di una nuova delusione rossoblù: ci si appassiona, ci si emoziona, si soffre pure e ci si incavola per una partita di calcio.
Ma qualunque cosa accada, l’11 settembre resterà sempre un messaggio lapidario, indelebile, sul nostro presente e sul nostro futuro.

Ci sono momenti, ci sono giorni, in cui la storia - come le borse - va in default.
Ci sono attimi che finiscono per stravolgere il quotidiano, che rendono la nostra routine ancora più piccola di quanto già non sia. Quei bisogni che ogni giorno sembrano condizionare il nostro futuro quasi svaniscono, prima di essere intravisti al microscopio.
Poi, nel giro di poco, tutto torna a dimensione naturale (come nella favola di Alice, anche se il Paese delle meraviglie è di là da venire). E trova spazio una nuova routine. Ma la memoria, quella onesta, quella vera, non può strofinare quei giorni, quelle sensazioni di angoscia mista ad impotenza, con una spugna.

Quant’è cambiato il mondo, anche il nostro piccolo mondo, da quell’11 settembre?
Forse ce ne siamo accorti l'estate dopo, con controlli più serrati agli aeroporti, alberghi blindati, la paura di volare. Ma le conseguenze più pesanti, forse, le portiamo ancora dentro.
Perchè a distanza di 10 anni, se oggi ci sentiamo più “poveri” e anche fragili, soprattutto di valori e identità, è anche per quanto accadde quel giorno. Dopo, nulla è stato più come prima.


Domani tornerò in redazione. Un’altra regia mi vedrà passare davanti, per montare o rivedere un servizio. Non c’è più Rte ma prima o poi rifinirò davanti ad una telecamera a parlare di qualche questioncina locale, che tanto sembra premerci e occuparci. L'11 settembre, di per sè, resterà solo sul calendario. O finirà in un cestino, come i foglietti dei calendari "a scomparire", che se ne vanno di giorno in giorno.
Tutti, tranne quell’11 settembre 2001. Lui è lì. Immobile, ma anche immutabile.
E continua a condizionare, silenziosamente, il nostro quotidiano...

venerdì 9 settembre 2011

Con quella squadra un po' così... e la Reggina in vista

Pecchia "scudo umano" - foto Settonce
Qualcuno l’ha impropriamente paragonato a Mourinho.
Perché lui, Fabio Pecchia, ha voluto spostare le polemiche, togliere la pressione dalla squadra e addossarsi tutte le responsabilità della sconfitta di Marassi.
L’operazione è nobile e apprezzabile. Non il paragone, un po’ arduo e neanche troppo gratificante, almeno sul piano comportamentale: Mourinho, a Marassi, domenica scorsa non sarebbe certo andato a stringere la mano, a fine gara, a Calvarese di Teramo. Magari un ditino nell’occhio passando da tergo e appuntamento alla prossima…

Boutade a parte, Fabio Pecchia – che è un signore e che certi campi e certe situazioni le ha vissute da giocatore - ha capito: ha capito che è il momento di preservare l’incolumità morale della sua giovane squadra dai rischi che sopraggiungono fisiologicamente dopo un 6-0 come quello di domenica. Demoralizzarsi e non credere abbastanza nei propri mezzi.
Crederci, ovvero il carburante indispensabile per un gruppo nuovo e in età post liceale.

Preferisce invece Pecchia farsi scudo umano di un gruppo che ha valori chiari, ma che ancora non ha trovato la forza e la fortuna di esprimere. A Grosseto era il debutto, e il primo tempo è stato fatale. Con l’Ascoli hanno pesato le assenze in difesa, e anche il prodigioso recupero se ne è andata per ingiustizia e ingenuità. A Genova, praticamente, non si è fatto in tempo a capire dove si giocava, che già la partita era diventata peggio di un K2.
Il vero Gubbio non si è ancora visto, ma si ha la sensazione che stia per affiorare: non solo per una legge di grandi numeri, ma anche perché ferite come quelle di Marassi lasciano dentro una voglia di rivalsa superiore a qualsiasi altro stimolo.

"C’era una volta il Gubbio" – verrebbe da dire, parafrasando uno dei successi cinematografici, resi ancor più celebri dall’arte del maestro Morricone, il cui concerto saltato ha contribuito quanto meno a cambiare l’hit parade dei dibattiti nei bar eugubini in questo weekend.
Sabato, scendendo in campo con la Reggina, non si escludono novità di spartito.
In settimana il trainer non ha mancato di sperimentare qualche soluzione meno audace del 4-3-3, per altro finora solo sfiorato, o del 4-1-4-1 che solo per chi ama queste soluzioni algebriche assomiglia ad uno schieramento più prudente. Servirà di certo lo spirito da Gubbio, anche se la tattica non è più quella di un tempo. In fondo sono cambiati gli interpreti, e ci può stare: l’importante è che la musica, se non proprio sinfonica, sia di quelle che piacciono ai tifosi rossoblù. E che servono in questo periodo. Almeno un punto.

Le buone notizie arrivano da dietro, nonostante le squalifiche: sono il rientro di Caracciolo e l’esordio di Mario Rui – che ancora non parla l’italiano ma la lingua universale del sacro balon non ha bisogno di traduzioni in sottotitolo. In mezzo il tecnico sfoglia la margherita perché Lunardini potrebbe partire dal 1’, forse a scapito di Boisfer, mentre davanti è una specie di lotteria: il nodo è la conferma o meno di Ciofani come punta centrale – ipotesi al momento quasi immodificabile – con a fianco uno o più degli attaccanti di movimento a disposizione: da notare che in nessuna circostanza Pecchia ha schierato lo stesso reparto offensivo per due gare di fila. E non per motivi legati agli infortuni.

Della Reggina c’è poco da dire: un’altra squadra che vuole risalire in serie A. Che ha nomi sufficienti per mettere i brividi a qualsiasi difesa (Bonazzoli, forse assente in avvio, Missiroli e non ultimo il perugino Campagnacci –già letale 4 anni fa con il Giulianova). L’unica speranza è la cabala: perché di queste lande almeno mister Breda non ha piacevoli ricordi. E in fondo i colori sono sempre amaranto…


giovedì 8 settembre 2011

Un'associazione in nome di Agnese: e sarà lei ad inaugurare il nuovo spazio verde a S.Ubaldo...

Al suo nome e alla sua storia è legata una delle pagine di solidarietà più autentiche e coinvolgenti per la comunità eugubina: da oggi anche un nuovo spazio verde a fianco della Basilica di S.Ubaldo e soprattutto un’associazione destinata a proseguire il miracolo di solidarietà che le ha permesso di riavere un sorriso.

Ricorderete la storia della piccola Agnese Cecchetti, 8 anni il prossimo mese di dicembre: oggi sorride, corre e gioca, grazie ad un intervento chirurgico per una patologia cardiaca rarissima effettuato al Children Hospital di Boston (Usa) nel novembre scorso. Un intervento altamente costoso – oltre 200 mila euro – per il quale si mise in moto una straordinaria gara di solidarietà tra tutti gli eugubini che ha consentito di sostenere i costi enormi di questa complessa e delicata operazione.

Oggi la sua famiglia, insieme ad amici e conoscenti che hanno vissuto da vicino questa vicenda, vuole dire grazie, attraverso un contributo tangibile e destinato a lasciare il segno nel tempo.

E così sabato prossimo, 10 settembre, alle 18.30, sarà inaugurato il piccolo ma accogliente parco che sorge a fianco della scalinata della Basilica di S.Ubaldo, risistemato dopo anni di incuria, grazie al contributo della famiglia di Agnese, derivante dalla raccolta fondi, in collaborazione con il Comune di Gubbio (per un investimento di circa 23 mila euro).
Una raccolta - quella dello scorso anno - alimentata da numerose iniziative e manifestazioni (di cui è stata principale animatrice, l'amica Lidia Ceccarelli, "una di famiglia" per la mamma e il papà di Agnese) e che è andata al di là del necessario. D’ora in poi quelle risorse ancora a disposizione andranno a costituire il fondo di dotazione iniziale della nuova associazione onlus “Agnese” – che avrà proprio lo scopo di raccogliere i fondi necessari per sostenere interventi medico-chirurgici particolarmente complessi e costosi di altri bambini o persone bisognose, che debbono essere effettuati in Italia o all’estero.

E sabato sarà proprio Agnese a tagliare il nastro, come ha confermato oggi stesso sua madre, Nadia Brunetti, in un'intervista molto commossa e significativa, che andrà in onda stasera nella rubrica "Trg Plus" (ore 21 su TRG).

Nelle prossime settimane sarà presentata l’associazione, che ha individuato come presidente l’eugubino Fausto Marionni, imprenditore già impegnato nel mondo del sociale, delle tradizioni e dello sport.

Intanto sabato a S.Ubaldo, dalle 18.30, sarà festa aperta a tutti gli eugubini. Un momento conviviale – con rinfresco - con cui ritrovarsi, condividere l’emozione che la storia a lieto fine di Agnese ha regalato a tutti gli eugubini, e porre le basi per l’attività futura dell’associazione onlus Agnese.
Una festa per DIRE GRAZIE e per guardare al futuro, grazie all’associazione che porterà, insieme al suo sorriso, anche il suo nome: Agnese.

mercoledì 7 settembre 2011

"Un po' di dignità": lo sfogo di Pianigiani (CT Nazionale basket) da clonare per "svegliare" l'Italia di oggi...

Ci sono momenti in cui vorresti mandare al diavolo il mondo intero. In cui non trovi niente di meglio da fare che utilizzare la "parolaccia": non solo come valvola di sfogo unica e insostituibile, ma come pungolo di straordinaria efficacia. "Ma che cazzo avete dentro?": è la frase impetuosa e quasi disperata che il CT della Nazionale di basket, Pianigiani, urla ai suoi giocatori durante l'ìnutile partita che chiude la modesta esperienza europea degli Azzurri, battuti dalla Francia e umiliati da Israele nell'ultimo match, senza storia.

Un interrogativo illuminante, che sembra calato a pennello per l'Italia di oggi: per un Paese costretto ad aggrapparsi ad un 1% in più sull'Iva per "tirare a campare".
E allora, prendendo spunto dallo sfogo di Pianigiani - che già spopola su internet - vien da chiedersi se la stessa solerte sollecitazione non vada rivolta un po' a tutti gli italiani (isole comprese): ma che abbiamo dentro?
Sicuramente tanto, sicuramente ben nascosto, troppo spesso utilizzato per uso personale.
Abbiamo tanto da tirare fuori. Ed è tutta roba buona, che non fa male come lo stupefacente. Ma dobbiamo farlo, e non solo per uso personale: senza aspettare sempre il primo passo di qualcun altro, il buon esempio dagli altri. Difficile che ci arrivi, per dire, dal mondo della politica (nazionale o locale, fa poca differenza).
E allora, prima ancora di puntare il dito, guardiamoci allo specchio. E ripetiamo, magari a bassa voce (i vicini potrebbero temere qualche lite familiare con conseguenze sanguinose... hai visto mai...) la stessa frase di coach Pianigiani.

Ascoltiamolo. E poi rileggiamoci il fondo di oggi, in prima pagina, su "La Stampa", firmato dallo straordinario Gramellini. Il miglior "Buongiorno" (è il titolo della sua rubrica) per questo 7 settembre...



Massimo Gramellini - editorialista "La Stampa"
 Il mio premier è Simone Pianigiani, c.t. della nazionale di pallacanestro che, sotto di 21 punti contro Israele, infligge alla sua squadra di talentuosi molluschi una strigliata universale. «Bisogna giocare con un po’ di dignità! Con un po’ di anima! Facciamo a cazzotti, almeno. Ma che czz avete dentro?». Le parolacce di solito mi danno fastidio, ma stavolta mi hanno messo i brividi. E non solo a me: lo sfogo di Pianigiani è uno dei video più cliccati della Rete.
Che czz abbiamo dentro? Il problema è tutto lì. Siamo un Paese meraviglioso ed è inutile che vi elenchi i nostri pregi, che sono sempre stati uno in più dei nostri difetti. Siamo sopravvissuti a lanzichenecchi e venditori di tappeti perché a un passo dal baratro abbiamo sempre trovato la mossa del cavallo, lo scatto di dignità.
Noi siamo il Gassman debosciato della «Grande Guerra». Quello che davanti all’ufficiale tedesco che ironizza sulla vigliaccheria degli italiani, alza la testa e gli fa: «Allora, visto che parli così, mi te disi propi un bel nient». E pur di non dargliela vinta si fa uccidere, che czz.
Ora, non dico tanto. Però un po’ di anima, di dignità. La classe dirigente ne è priva.
Ma noi? Siamo disposti a smetterla di considerarci pedine impotenti di un gioco incomprensibile per riappropriarci del nostro destino? A svegliarci dal torpore lamentoso degli schiavi e a lottare con orgoglio per quello in cui crediamo? Nulla è inarrestabile, neanche il declino. Ci sarà un tempo per ricordarsi di aver avuto paura. Ma non è questo il tempo. Ora bisogna dare tutti qualcosa in più, amare questa comunità e portarla in salvo. Facciamo a cazzotti con la rassegnazione, almeno.

Massimo Gramellini - "Buongiorno" - La Stampa - 7.9.11


P.S. A proposito di parolaccia: la frase di Gassman nel film di Monicelli, si concludeva con un emblematico: "Faccia de m..." (rivolto all'ufficiale austriaco...). Non ricordate? Guardate qui...

martedì 6 settembre 2011

Il "day after" è alle spalle... E allora riviviamo i flash di una domenica comunque indimenticabile...

Il "day after" è superato. E forse anche il momento peggiore della sestina calata a "Marassi". L'immagine del Gubbio, sui media nazionali, è quella di Calimero: piccolo, brutto e anche un po' "sfigato". Opinionisti e maitre a penser del tubo catodico e dell'etere nazionale hanno già emesso i loro frettolosi verdetti: "Il Gubbio non è da serie B".
Per certi versi, meglio così.
Chissà quanti di loro hanno visto la partita di Genova, quanti hanno potuto apprezzare i virtuosismi da regolamento di Calvarese, quanti hanno effettivamente tastato il polso al potenziale dei rossoblù? Punto di domanda.
Fatto sta che le impietose condanne che si leggono e ascoltano un po' ovunque finiscono perfino per contagiare l'umore della piazza eugubina. Anche di chi a Genova c'era e sa bene come sono andate le cose.

Ora la squadra deve fare quadrato: è lo spogliatoio il luogo chiave della svolta. Lo è stato due anni fa (quando di questi tempi si annaspava con Bellaria e Colligiana), lo è stato l'anno scorso (quando fino ad ottobre in trasferta si rimediavano solo scoppole), lo deve essere ora.

In tribuna stampa a "Marassi" per la radiocronaca
 Resto convinto che a questa squadra - giovane e inesperta, ma anche per questo sbarazzina e imprevedibile - manchi l'acuto iniziale. Come in un'orchestra dove i talenti ci sono (salvo dover rinunciare ad alcuni di essi ogni volta), ci sia uno spartito che si sta mettendo a punto, ma manchi la nota di partenza. Il là che aprirebbe il concerto.
La svolta potrebbe essere una vittoria o addirittura anche un solo punto: sicuramente l'abbandono dello zero in classifica. Senza il quale anche il morale rischia di rimanere prigioniero della stessa quota...

Intanto restano ferme, chiare e indelebili le emozioni legate a "Marassi": ad uno spettacolo immobile ma tangibile che si fotografava davanti a noi domenica pomeriggio. Salvo poi fare da sfondo alla debacle; ma per chi era lì perfino lo 0-6 ha avuto un sapore meno amaro. E allora riviviamo momenti salienti sulle foto della Settonce agency in collaborazione con Agenzia Pegaso News di Paolo Rattini...


Tutto è pronto a Marassi: il Gubbio non è solo... quasi in mille a macchiare di rossoblù la marea blucerchiata

Gigi Simoni torna: da ex genoano. Lascerà la tribuna già al 38' (sul 2-0, dopo il rosso a Maccarrone)...

E' il 12': corner, Pozzi spizza, Donnarumma respinge e Bertani cade a terra insieme a Farina: per Calvarese rosso e rigore...
se c'è fallo (e non è certo) dov'è la chiara occasione da gol?
 

Dal dischetto Pozzi: tra Donnarumma e la prodezza solo pochi centimetri...

Poco dopo la mezz'ora, sul 2-0, il ko definitivo: secondo giallo (esagerato) a Maccarrone e Gubbio in 9...
Mentre Simoni abbandona la tribuna, Pozzi salta Almici e cade a terra: per l'arbitro ancora rigore. Bertani farà 3-0...
Nonostante il destino segnato, i tifosi del Gubbio continuano ad incitare la squadra:
con un calore e un fair play da... stadio inglese...
Ripresa e Bertani mette il secondo sigillo personale... Samp straripante...

Nel finale gloria anche per Piovaccari: Donnarumma è l'immagine del Gubbio, annichilito...

Sandreani stritola una spugna e schiuma di rabbia, Lunardini lo consola...

Sembra strano, ma i tifosi rossoblù fanno festa lo stesso: il Gubbio a "Marassi" è già una vittoria.
E se i sei gol sono indigesti, resta l'orgoglio di aver vissuto con lo spirito giusto questa giornata...