Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

venerdì 30 dicembre 2011

C'era una volta il 2011... e una miriade di ricordi in rossoblù...

Non sarà un’impresa facile. Scegliere l’immagine, la foto, il flash che sintetizzi, nell’immediatezza di uno sguardo istantaneo, la valanga di emozioni sportive che questo 2011 ha regalato al popolo rossoblù.

Arduo scegliere, perché le sequenze si susseguono, nella memoria visiva di ognuno, come un felice carosello di trionfi e di esultanze. Come se all’improvviso, dopo oltre un decennio di dignitoso anonimato in C2, fosse diventato normale e abituale vincere.

Questo 2011 ci ha detto tanto, ci ha regalato tanto. Ma ci ha anche insegnato che se è difficile vincere, è ancora più difficile uscire dal tunnel dell’assuefazione al successo. Un’impresa questa che richiede umiltà e consapevolezza delle proprie dimensioni. E che non sempre è stato semplice predicare e inculcare in una piazza fisiologicamente calda e umorale come quella eugubina.
E allora diamola una sbirciata ad alcuni di questi flash, come se un’ideale pellicola potesse racchiudere tutto quello che è accaduto negli ultimi 12 mesi nell’arco di pochi secondi.
L’escalation del primo semestre è a dir poco tumultuosa.

La corsa di Ale Sandreani al Bentegodi è il primo scatto: non contiene solo il senso dell’impresa inaspettata, ma anche il fascino di un teatro sontuoso nel quale la prodezza sembra trovare la più ideale delle collocazioni. Quello scorcio di stadio gremito di brulicanti tifosi rossoblù è in ebollizione. E gli altri 12-13 mila presenti possono solo applaudire, un po’ mestamente.



Non c’è la corsa, ma c’è il riscatto, la rivincita, lo schiaffo morale e tutto quello che si assapora a distanza di mesi, nella parata di Gegè Lamanna sul rigore di Artico: c’è il ricordo di una violenza subìta e un’ingiustizia perpetrata, nel silenzio e nell’assurdo trascinarsi della burocrazia giudiziaria.
E poi le rasoiate bollenti di Dado Daud, come una lama che affonda il colpo. La più letale a fine aprile, al Lumezzane, nella vittoria che segna l’allungo decisivo, liberatorio, ansimante, verso la meta. Come illusoria si rivela quella di Sorrento, in un inciampo capace solo di posticipare la festa.

E infine l’apoteosi dell’8 maggio, in cui immagini, colori, festa, profumi, si mescolano senza un vero copione: e il piatto chirurgico di Boisfer, fa il paio con la serpentina ubriacante di Gomez, che dà il là al tripudio. Alla festa fino a notte fonda.



La serie B. Non vuol dire solo un traguardo, ma anche la voglia di sentirsi grandi. E di restare grandi. Come lo diventa lo stadio, ristrutturato a tempo di record – con la partecipazione di 80 aziende eugubine – e diventato un gioiello che fa scuola a livello nazionale.

Il vernissage è già ad agosto col Cesena. Strano destino, la stessa squadra che indirettamente segnerà a fuoco le ultime settimane dell’anno.
La serie cadetta, l’emozione del debutto su un palcoscenico sconosciuto, impensabile, che inorgoglisce. Ma da subito incupisce. Un altro pianeta, questa serie B.

Ci vuole tempo per acclimatarsi. Ci vogliono scoppole, sfortunate, come quella con l’Ascoli nel debutto interno, grandinanti e sventurate come quella di Marassi, in un altro tempio del pallone di cuoio. Ci vuole parecchia polvere da masticare per vedere i primi gol, i primi punti, da Modena, e poi anche la sospirata prima vittoria, con la Nocerina, con l’immancabile rigore parato, con il guizzo finale di Ragatzu. Ma è un fuoco di paglia, il canto del cigno per Fabio Pecchia, forse troppo acerbo per un salto del genere, quasi come un Icaro che con piccole ali sperava di volare lontano.


Il pianeta B chiede pazienza ed esperienza. Saggezza e umiltà. Il timoniere giusto è già in casa, è Gigi Simoni: chi sorride alla notizia del suo ritorno in panca deve subito ricredersi. Il Torino va giù, per la prima volta, al Barbetti: e la palla morbida di Ciofani che si deposita in rete sembra spinta in realtà dai 4.000 tifosi rossoblù, in un lunedì sera da urlo. E se novembre è una pellicola scura, sfocata e senza acuti, dicembre si rianima come la speranza. E’ il Padova la nuova vittima, l’ultima, di questo 2011: uno scalpo prestigioso che lascia in dote un messaggio. Crederci.

Perché la squadra è fatta non solo di valori tecnici, migliorabili anche nel mercato di gennaio, ma soprattutto di valori morali. E come emblema, nel finale di questo 2011, sceglie Simone Farina: non un bomber né un protagonista assoluto. Ma una colonna storica e silenziosa della vecchia guardia: il suo no al calcio scommesse è il vero gol che dà speranza a tutto il calcio italiano. E cin preannuncia un regalo sicuro che il 2012 riserverà ai tifosi rossoblù. La maglia azzurra… Nella speranza di festeggiare ancora, con il terzo successo stagionale di fila.
Che in questo pianeta di nome serie B, significa salvezza…

 
 
Copertina de "Il Rosso e il Blu" - puntata speciale fine anno 30.12.11
musica sottofondo: "C'era una volta l'America..." - E.Morricone

mercoledì 28 dicembre 2011

2011: le foto e le news di un anno da... congiuntura astrale

Sarei curioso di rileggermi tutta la stampa di costume o cronaca arancio (definisco così il “cazzeggio” giornalistico spesso molto in auge nei giorni festivi e soprattutto di fine anno) risalente ad un anno fa.
Notavo stamattina sul Corriere della Sera che gli astrologi, l’anno scorso, non ne hanno azzeccata una: nessuno aveva previsto l’inasprirsi della crisi, nessuno aveva predetto che Berlusconi sarebbe “saltato”, men che meno i disastri nucleari del Giappone o la fine sanguinosa di Gheddafi. Non c’era traccia di Amanda e Raffaele liberi, e nemmeno della prematura scomparsa di Steve Jobs. Figuriamoci se qualcuno aveva azzardato parlare di spread (una delle parole simbolo di questo 2011).
E’ passato un anno. E il mondo sembra quasi rovesciato.

Ci ritroviamo l’Iva al 23%, la benzina che costa più del latte, l'euro ad un passo dal baratro e le incertezze sul futuro ben oltre il livello di tolleranza.
Per il resto – diceva un mio amico – tutto bene… Giusto per farsi coraggio… Sorvoliamo su auguri e auspici per il 2012.

A parziale consolazione di questo annus horribilis che ci lasciamo alle spalle, l’annus mirabilis che nel piccolo mondo antico di casa nostra il 2011 ci consegna: un’annata da archiviare con il timbro “memorabile”. Perché in molti ambiti, per Gubbio, questo 2011 resterà certamente da ricordare. Tra tante luci, non sono mancante anche le ombre. E difficilmente, risfogliando i quotidiani e le previsioni di un anno fa, troveremmo scritto, ad esempio, di una vincita plurimilionaria o di un’inchiesta clamorosa ai danni di due ex sindaci.
E allora scorriamo, come in una pellicola di istantanee, alcuni dei fatti salienti di questo anno. Ne ho selezionati 12, di media uno al mese, anche se per la verità alcuni si concentrano nel giro di pochi giorni:

Vagnarelli conquista “Zelig”
Una conquista e un orgoglio al tempo stesso. Fabio Vagnarelli, un 25enne eugubino con la passione per il musical – ma con l’energia e la poliedricità di chi in pochi anni ha messo insieme esperienza giornalistiche, teatrali, televisive e di palcoscenico – debutta a “Zelig” con gli Oblivion, uno dei nuovi fenomeni di youtube. E’ solo una tappa della carriera dell’amico Fabio ma per me, e per TRG, un traguardo importante. Un ragazzo della “nostra famiglia” si fa valere nei teatri di tutta Italia e nel cabaret televisivo per eccellenza. Al pari di Cristina Clementi, altra giovane virgulta della nostra redazione, ormai stabilmente nell’entourage del Tg1.


Dinosauri e la carica dei 90.000
Non avevo mai visto una fila, nell’area esterna di un museo a Gubbio: il 2011 ci consegna questa immagine, con i numeri straordinari della mostra evento “Dinosauri”. Poco meno di 90.000 visitatori in meno di 5 mesi, roba da far alzare il Pil regionale. La mostra targata Fondazione Carisp Perugia e battezzata da Piero Angela indica, come una bussola, in quale direzione dirigersi: ora tocca a istituzioni e classe dirigente riuscire a dare continuità.

Stupore e meraviglia: e i nuovi Santi benedetti in Vaticano
Stupore e meraviglia: è il titolo del volume fotografico dedicato al restauro dei Ceri, alla riscoperta, suggestiva e affascinante, degli originali colori e delle decorazioni appannate e scurite dal tempo e dalle resine protettive di questi decenni. Un intervento senza precedenti per ridare splendore e lucentezza agli oggetti simbolo di una tradizione per eccellenza. Debuttano anche i nuovi Santi, realizzati da un artista eugubino, benedetti pochi giorni prima della Festa dei Ceri, dal Santo Padre in Vaticano. Sarà solo il primo di numerosi “contatti” di Benedetto XVI con la nostra comunità.

Calcio, è serie B! E ad agosto stadio tutto nuovo
Apoteosi sportiva. Follia collettiva. Una città con la testa nel pallone: è il miracolo Gubbio, la squadra rossoblù guidata dalla triade Simoni-Giammarioli-Torrente che conquista la serie B al termine di una stagione trionfale e sorprendente. L’8 maggio, con la vittoria sulla Paganese, tutta la città è in delirio, per le strade si festeggia fino a notte fonda. E la società guidata dal presidente Fioriti diventa modello di gestione, capace di coniugare attenzione ai bilanci e risultati sportivi. Ad agosto, con 50 giorni di lavoro, viene inaugurato il nuovo Barbetti, un “gioiellino” di impiantistica e accoglienza: ed è boom di abbonamenti con 2.500 tessere, quasi il 10% della popolazione totale.

Guerrini eletto Sindaco, ma in autunno è già rimpasto
Svolta a Palazzo Pretorio: dopo 10 anni di governo Rifondazione, viene eletto il nuovo Sindaco. E’ il 29enne Diego Guerrini, Pd, che alla guida di una coalizione di centrosinistra, “sbanca” con oltre 11.000 preferenze. Per lui la soddisfazione di aver vinto le primarie di partito e quelle di coalizione. Ma l’idillio dura poco: già in autunno è ai ferri corti con il vice sindaco Ercoli, cui toglie tutte le deleghe. E in consiglio tre membri di maggioranza traslocano all’opposizione.

C’era una volta Morricone…
Nell’estate che vede la conferma del Gubbio Summer Festival e celebra i 10 anni di “Gubbio no Borders”, l’illusione e poi la delusione si chiama Morricone. Viene annunciato il concerto evento del maestro, autore delle più celebri colonne sonore cinematografiche: l’11 settembre al Teatro Romano per ricordare anche i 10 anni dell’attentato alle Torri Gemelle. Ma a pochi giorni dal concerto, l’organizzazione si rivela un flop, il Comune resta col cerino in mano, e l’evento salta. La consolazione, personale, è un’intervista telefonica a Ennio Morricone (in diretta su RGM hit radio) che resterà uno dei “picchi giornalistici” di questo 2011.


Un giardino per Agnese...
E' l'11 settembre 2011. Non una data a caso, per inaugurare un'area verde, a pochi passi dalla Basilica di S.Ubaldo. E' dedicata ad Agnese, la piccola eugubina per la quale, pochi mesi prima, l'intera comunità aveva promosso una straordinaria maratona di solidarietà, per sostenere un delicato e costosissimo intervento chirurgico al Children Hospital di Boston. Il miracolo, la guarigione ed ora la festa: con uno sguardo al futuro. E un'associazione, dedicata proprio ad Agnese, per far sorridere altri bambini. Come, fortunatamente, è avvenuto per lei...


Superenalotto boom, 65 milioni per 100 eugubini
E’ una calda sera di inizio autunno quella che intorno alle 20.30 viene squarciata da un urlo di gioia: al Bar Europa viene centrato il 6 al Superenalotto. Una vincita senza precedenti a Gubbio e in Umbria: 65 milioni di euro. Il sistema – giocato da anni nel bar – vede tra i fortunati circa un centinaio di clienti abituali, oltre ai gestori. E’ festa grande, si brinda fino a notte fonda, per un “colpo” che non fa felici solo i diretti interessati ma tutta la comunità, sulla quale si riversa una sorta di “contributo a pioggia” destinato a dare ossigeno in un periodo di magra.

Goracci ed Ercoli sotto inchiesta
Abuso d’ufficio e concussione: sono i capi d’accusa che pendono sui due ex sindaci, Orfeo Goracci e Maria Cristina Ercoli nell’ambito di un’indagine aperta dalla Procura di Perugia sulla denuncia di un ex dirigente comunale. Si apre una vicenda giudiziaria ancora agli inizi ma che getta un’ombra pesante sul decennio di governo Rifondazione in città. Numerose le perquisizioni in Comune e grave la rottura in particolare tra Goracci e i vertici regionali di Rifondazione che ne chiedono le dimissioni. L’impressione è che il 2012 che è destinato a dedicare numerosi capitoli a questa inchiesta.

Switch off, si passa al digitale terrestre
La mattina del 23 novembre vanno in pensione migliaia di apparecchi televisivi di vecchia generazione. Switch off, si spegne il segnale analogico e si apre la nuova era digitale anche in Umbria. Non mancano i problemi e i disservizi per tanti telespettatori per giorni e giorni restano al buio. Le difficoltà maggiori toccano le emittenti locali, che solo nel giorno stesso dello switch off conoscono dal ministero le nuove frequenze e sono costrette ad una corsa contro il tempo. Per TRG si apre un nuovo capitolo entusiasmante: nel giro di pochi mesi sarà finalmente tv regionale.

Fiat lux: il Papa accende l’Albero
Il tocco del dito indice su un pannello patinato: e il Pontefice accende l’Albero di Natale più grande del mondo. E’ la sera del 7 dicembre quando dal Vaticano, Benedetto XVI, dà luce all’ormai tradizionale luminaria del monte Ingino. Ma oltre al personaggio a far parlare tutto il mondo dell’Albero di Gubbio è anche la tecnologia utilizzata per l’attivazione a distanza: un tablet Sony, predisposto da un professionista eugubino. La cerimonia viene seguita da milioni di italiani in tv e su internet. E quella mano pontificia che sfiora il tablet è l’icona di un intero anno vissuto all’insegna dell’eccezionalità.

“Io non ci sto”: e Farina diventa emblema
Una carriera spesa tra serie C e la recente ribalta della B in rossoblù. Ma all'improvviso, l'esplosione mediatica e migliaia di riflettori e microfoni puntati addosso. Sembra il copione di un film ma Simone Farina vive tutto questo per davvero. Viene avvicinato da un ex compagno di squadra per organizzare una combine sulla gara di Coppa, Cesena-Gubbio: lui non ci pensa due volte, risponde di no e denuncia tutto alla Procura Federale. Esplode un nuovo caso calcioscommesse e Farina diventa emblema della normalità che si traduce in eccezionalità. Parole di elogio da tutto il mondo sportivo, da Blatter ad Abete, ed anche la convocazione premio in Nazionale da parte di Prandelli. Lui non batte ciglio. Non rilascia interviste e passate le feste, si ripresenta al campo per allenarsi. Come se nulla fosse. Come se essere onesti e camminare a testa alta, oggi, sia una cosa assolutamente normale...

martedì 27 dicembre 2011

A proposito di digitale terrestre... tra ricordi e nostalgie del vecchio tubo catodico...

Per una volta scherziamoci su. Fine anno si avvicina e prima di ricapitolare, con una carrellata fotografica, quello - ed è tanto - che ci lascia il 2011, un'ultima puntatina la dedichiamo al digitale terrestre, una delle grandi novità di questo ultimo scorcio d'inverno. Novità non senza problemi, ricettivi per molti telespettatori di TRG (ancora al buio, speriamo ormai per poco, ad Umbertide e Perugino), organizzativi per la nostra emittente, che deve pianificare il da farsi per i prossimi mesi.
Intanto un pizzico d'ironia e una spruzzata di nostalgia, con sarcasmo e ilarità, ispira l'articolo dell'amico Simone Zaccagni, tratto da "Gubbio oggi", dedicato proprio al famoso switch off. E al destino, un po' mesto, toccato a migliaia di televisori di vecchia generazione. Una rottamazione poco dignitosa e ancor meno redditizia (per i telespettatori). Ma per il requiem, c'è sempre tempo...


"Non capivano perché li stavano ammassando in quel modo barbaro. Fatto sta che erano decine, forse centinaia, tutti lì insieme scaraventati, uno sopra l’altro, senza la minima premura. Venivano caricati su dei camion che settimanalmente partivano per chissà dove.
“È un nuovo olocausto” disse uno di loro. “Hai ragione, sembra proprio un campo di concentramento, di quelli che ho trasmesso sui documentari di Rai3” gli fece eco un altro. I camion partivano carichi e nuovi prigionieri arrivavano trasportati da automobili, furgoni e perfino motocarri, anche due, tre per volta. Ce n’erano di tutti i tipi, bianchi, neri, grandi, piccoli, cinesi, tedeschi, italiani, americani o giapponesi. Anche dei coreani. “Ma che sta succedendo?” domandò uno. “Non lo so, non ci si capisce niente”. Rispose un tipo abbastanza vecchio. “Però mi ricorda, proseguì, uno sceneggiato della BBC, parlava di un certo Josef K. che veniva arrestato, senza conoscere nemmeno il reato che aveva commesso e condannato a morte. Alla fine aveva accettato per sfinimento il giudizio, aveva perfino annullato la curiosità di conoscere il motivo per cui veniva giustiziato.” “Sì, me lo ricordo anche io lo sceneggiato, aggiunse un altro, si intitolava «Il Processo»”. “Invece noi dobbiamo capire il motivo di ciò che sta succedendo, altrimenti facciamo una brutta fine, sentenziò un vecchio. Innanzitutto una cosa è lampante: non c’è nessuno magro, ma siamo tutti panciuti. Cosa vuol dire? Che il mondo sta passando in mano a quelli affusolati, che vogliono farci fuori?”. Si scatenò dapprima un brusio di consenso e paura, di supposizioni assurde (la rivincita degli anoressici) e di sentenze terrificanti (non c’è più speranza, ci taglieranno il filo); poi il vociare divenne sempre più forte, fino a diventare un clamore, condito anche da qualche urlaccio. Finché, un anziano tedesco, ergendosi sopra tutti, disse una frase che in molti ricordò bei tempi: “Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci…” “ma noi siamo scienza, non fantascienza” continuarono in coro altri, quasi restituiti alla normalità, alla razionalità da quello che sembrava un mantra.
E sì. Il vecchio 14 pollici Telefunken aveva riportato la calma in mezzo ad un ammasso sconfinato di televisori in via di rottamazione nella discarica di via Venata. “Allora, crucco dei miei stivali, chiese arrogantemente un Seleco, con la tua scienza, mi spieghi cosa sta succedendo?” “Semplice, se invece di stare in stand by, ogni tanto aveste ascoltato quello che stavate trasmettendo, ora non vi stupireste di essere qui” “Allora, Kaiser Franz, ce lo spieghi o no?” “Semplice, colleghi, le trasmissioni stanno passando dal digitale all’analogico, quindi quanti di noi non hanno il decoder integrato, da una certa data in poi sarebbero diventati inutili, dei semplici soprammobili, incapaci di trasmettere qualsiasi canale. In pratica, noi con il tubo catodico, ormai siamo tecnologia passata. Carne da macello”. Il silenzio li avvolse come miele, interrotto solo da qualche singhiozzo e dallo strepitio di transistor . Finché un Toshiba con le manopole disse: “Ed è per questo, allora, che in discarica non ci sono i modelli al plasma o LCD, quelli poco ingombranti, perché quei modelli sono già predisposti per la ricezione” “Sempre molto perspicaci, voi giapponesi, eh?” ironizzò un 22 pollici Philips. “Statti zitto, drogato d’un olandese, non provare ad offenderci!” un imponente Sony Bravia si era alzato in piedi e minacciava di gettarsi e schiacciare il televisore della fabbrica di Eindhoven, che aveva iniziato sfornando lampadine. I giapponesi si sa, fra di loro litigano, ma se c’è da difendere la patria e l’onore, risorge il sollevante e tutti sono fratelli, tutti pronti ad immolarsi, rispunta il kamikaze che è in ognuno di loro. “Non ti muovere, o uccido il piccolino qui”.
Un altro Philips stava minacciando con l’antenna un 14 pollici Samsung. “Fa pure, un coreano di meno nel mondo, sai che tristezza!” gli rise il Sony. “Ma perché, non sei giapponese, tu? Urlò il Philips rivolgendosi al Samsung, ‘sti musi gialli sembrano tutti uguali”. Quando tutto stava per terminare in una tragedia, spuntò da dietro la voce cavernosa di un Irradio con le valvole, sicuramente in bianco e nero, primi anni ’60: “Fermi, è inutile litigare. Proviamo a vivere insieme questi ultimi momenti di analogico”. “E come possiamo fare?” domandarono in molti, mentre il Philips richiamò l’antenna e il Sony si dissuase dal tentato omicidio-suicidio. Almeno la rissa era evitata. “Io ce l’avrei un’idea” disse uno Zenith con lettore VHS integrato (l’avvento del digitale e del dvd avevano soppiantato entrambi). “Bravo l’americano, ironizzò un Grundig, voi sì che siete bravi ad esportare la democrazia. Forza, Kissinger, dicci come fare”. “Non possiamo trasmettere, iniziò lo Yankee senza fare polemica, non abbiamo elettricità né il cavo dell’antenna, ma possiamo ricordare.” Nemmeno un’ora dopo, in questa specie di limbo catodico, in una discarica nell’immediata periferia di Gubbio, i vecchi televisori avevano cominciato a parlare di loro stessi, delle emozioni che avevano provato e fatto provare, del grido “Campioni del Mondo” di una calda domenica del luglio di qualche anno fa che ancora risuonava negli altoparlanti di un Mivar (non sembra, ma è una ditta di Abbiategrasso).
Si ritrovarono in molti che erano stati assemblati insieme, avevano viaggiato nello stesso container dalla Cina all’Italia. Alcuni che avevano passato lunghi periodi nei magazzini di un negozio di lavatrici, altri che erano stati in vetrina insieme sotto le feste di Natale e che per questo motivo erano stati venduti con il 15% di sconto. Non c’erano più frontiere né distinzioni di matricola, telaio, schermo piatto o curvo. Quelli con le valvole che parlavano con i tv con i transistor, il piccolo e giovane LG che chiedeva ad un anziano Radio Marelli se, quando le tv trasmettevano in bianco e nero, era perché il mondo fosse realmente limitato ad una scala di grigi e i colori non erano ancora stati inventati. “Io c’ero, gli rispose il veterano, quel 3 gennaio del 1954 quando Fulvia Colombo inaugurò il Programma Nazionale, l'attuale Rai 1 e sempre lo stesso giorno partì anche il Telegiornale. Alla sera prese il via La Domenica Sportiva, il programma più longevo della televisione italiana ancora oggi in onda. Mi ricordo Carosello, Lascia o raddoppia. Ho trasmesso i piedi scalzi di Bikila e lo scarpone di Armstrong, l’impronta che ha lasciato sulla Luna e sulle nostre menti.” Dall’orgoglio di un cacciatore che mostra i propri trofei la voce gli si fece cupa e proseguì: “E c’ero anche nel ’77, quando iniziarono le trasmissioni a colori. Fu proprio allora che mi spensero per sempre, ma mi tennero in soffitta, potevo sempre tornare utile. Invece non fu così. E adesso il consumismo mi ha gettato qui, sono vecchio, non rientro nemmeno nel vintage”. Un gruppetto di italiani capeggiato da un Irradio ricordava una per una le varie annunciatrici della rai: Marisa Borroni, Aba Cercato, Nicoletta Orsomando, Rosanna Vaudetti, Emma Danieli. Poi un Sinudyne iniziò a citare i vari presentatori, Mike, Pippo, Corrado, personaggi ormai entrati in famiglia, tanto che basta ricordarli con il nome, mentre un pigro Brionvega decretò: “Fino agli anni ottanta la Rai non trasmetteva 24 ore su 24. C'era una pausa di notte e un'altra dalle 14 circa alle 17. Durante queste pause veniva trasmesso il monoscopio. Ve lo ricordate? Che bello! Ipnotico, riposante.” Un Seleco vantava i suoi successi sportivi: “Io sono stato sulle maglie della Lazio di Laudrup e Manfredonia, proprio l’anno in cui venne in ritiro qui a Gubbio” disse il primo. “E te ne vanti? Quell’anno sono anche retrocessi. IO, allora, disse un Phonola, ho fatto lo sponsor alla Samp di Mancini e Cerezo ed ho perfino vinto uno storico scudetto di basket a Caserta!”. Un Grundig faceva una lezione ai più nuovi modelli (ma evidentemente non tanto da meritarsi un decoder) e spiegò che una volta non esisteva il telecomando. I giovani apparecchi chiesero come si facesse a cambiare canale. Il Grundig rispose lapalissiano: “Alzandosi dal divano e pigiando i pulsanti sul televisore”. Stupore dei giovani che aumentò quando il “maestro” disse loro che una volta sarebbe servito a poco, visto che fino al 1979 c’erano solo due canali.
Un Panasonic fece outing e confessò che a dispetto del nome era giapponese. Un Funai 15 pollici ricordava l’esplosione delle tv private e locali, e soprattutto si soffermò su TRG. “Che programmi, nei primi, eroici tempi: Tutto G, Schedinateci, Conci & Sconci, Videogol, L’Attesa, L’occhio indiscreto, Cantiere, La città domanda, Show di casa nostra, perfino Effemeridi mi piaceva…”. E fu così che, in questo campo di concentramento televisivo, i nostri compagni di tanti pomeriggi, di tanti 90° minuto aspettati rigorosamente la domenica alle 18.10 con la smania di un assetato, con quella musichetta che rallegrava tanto e lo stadio che al velocizzatore si andava riempiendo, di tanti cartoni animati imparati a memoria, di tante trasmissioni storiche, sceme, intelligenti, audaci, di protesta, talk show, reality show, Maurizio Costanzo show, passarono le loro ultime ore. Forse perché avevano trasmesso i più divertenti programmi comici, come Drive in, Mai dire gol, il TG4, Mr. Bean, i Simpson, i televisori, ancorché pressati, riuscirono ad affrontare questa agonia con il sorriso. Finché, uno dopo l’altro, si spensero. Per l’ultima volta. Switch off".

Simone Zaccagni - da "Gubbio oggi" - dicembre 2011

sabato 24 dicembre 2011

Il mio augurio... E qualche pensiero sparso...

Il mio augurio? Va a tutti quelli che ancora a Natale rispolverano i ricordi da bambini...
L'Albero, il presepe, il calore di una famiglia, la giocata a sette e mezzo, panettone e torrone, l'immancabile film natalizio in poltrona, il golf nuovo indossato per l'occasione, i discorsi dei grandi capiti solo a metà, qualche gioco da tavolo inaugurato dopo pranzo...

Niente come il noioso ripetersi di una giornata, dalle cadenze sempre identiche, affascina e nostalgicamente appassiona, come il giorno di Natale. Anche se non c'è la neve - come sarà quest'anno - anche se addirittura la pioggia renderà tutto un po' più grigio...

Ora forse è un po' diverso. A 40 anni l'atmosfera magica sembra appannata, anche se a tenerla desta ci pensano i tuoi figli: la trepidazione degli ultimi giorni, la letterina scritta maldestramente con nomi e sigle che Babbo Natale faticherebbe a decifrare. E il loro stupore nell'aprire le scatole dei regali . E' come un salto nel tempo. Piacevole ed effimero. Magari non c'è più il puzzle, ma il Nintendo o la Wii. E ad emozionare non è più un biliardino o l'allegro chirurgo, ma le vite interminabili di SuperMario, o un certo Otto Maialotto, che si dice sia andato a ruba in tutti gli outlet della regione... L'euforia sarà forte ma durerà poco, è sempre stato così.
Tra qualche giorno anche quei luccicanti apparecchi agognati per giorni e giorni perderanno un po' del loro appeal, dopo ore di bulimia ludica. Vorrà dire che anche questo Natale se ne sarà andato...

Chissà com'è il Natale al caldo. Non c'ho mai pensato, magari prima o poi... Intanto mi capita di imbattermi in una mia foto da piccolo, Natale del '74 o massimo '75, con un pallone da calcio nuovo, immortalato davanti a un paio di foto dei Ceri a casa degli zii. Parete color cachi - come andava in quegli anni - decisamente vintage, come lo sarebbe stato vedere il look dei miei, pantalone a zampa d'elefante, camicie dai becchi vistosi, con geometrie improbabili e colori tra l'esotico e il kitsch.
E' la foto che ho ritrovato per lo spot augurale di TRG, che quest'anno, su idea di Cinzia Tini, abbiamo corredato con le nostre istantanee del periodo infantile.
In fondo il Natale è anche questo: tornare un po' più bambini (di quanto non lo siamo negli altri giorni dell'anno...).

Mi affaccio dalla finestra. E mentre non cessa di piovere, nel vicoletto a fianco un gruppo di volenterosi sta completando il presepe vivente. Sono gli amici di Riccardo.
E lui è come se fosse lì. A ricordarci che il Natale non è solo luci e sapori, giochi e calore domestico. E' anche ricordo intimo. E' anche sentire viva la presenza di chi non c'è più. Ma in realtà c'è ancora...
E' un abbraccio, infinito. Che non ha bisogno neppure di queste righe... per essere spiegato.

Auguri. Non è il protocollo a suggerirli. Ma quello che sentiamo dentro.
Pensando a qualche anno fa. Ma compiacendoci, ancora oggi, di un giorno immancabile...

giovedì 22 dicembre 2011

E a due passi dai cenoni, scopriamo che... la dieta mediterranea allunga la vita...

La dieta mediterranea fa vivere più a lungo. E' con questa novità - che è anche un augurio - che salutiamo il 2011 alla vigilia di cenoni e tavole luculliane, come da tradizione natalizia e di San Silvestro (in barba alla crisi, che almeno l'emozione primordiale delle feste natalizie non può assorbirsi...).
Ma la notizia - che mi arriva dalla puntuale newsletter del dottor Guido Monacelli, nutrizionista della Asl 1 umbra - è di quelle che rincuorano e incoraggiano: perchè non c'è scritto da nessuna parte che buona tavola e salute non vadano d'accordo.
Basta solo trovare le coordinate giuste (e mixare con una sapiente attività motoria).

Dicevamo: la dieta mediterranea fa vivere più a lungo. E ora si sa anche quanto: chi mangia grandi quantità di verdura e frutta, 'intervallate' da sani piatti di pasta asciutta, 'guadagna' 2-3 anni di vita.
A rivelarlo è uno studio della Sahlgrenska Academy dell'università di Gothenburg in Svezia, pubblicato sulla rivista 'Age'. Fin dagli anni '50 gli studi scientifici hanno raccolti dati sempre più positivi sulla classica alimentazione del nostro Paese, basata su un elevato consumo di pesce e verdure e un basso consumo di prodotti di origine animale come carne e latte. Questa volta gli scienziati svedesi, guidati però da un italiano, Gianluca Tognon, hanno studiato gli effetti della dieta mediterranea su persone anziane in Svezia.
Hanno confrontato in particolare un gruppo di 70enni che seguivano questo tipo di regime alimentare con un campione di coetanei abituati a mangiare più carne e prodotti animali, coinvolti nel cosiddetto 'H70 Study'. I risultati mostrano che gli habitué della dieta mediterranea hanno una probabilità del 20% superiore di vivere più a lungo.
"Questo significa in pratica - sottolinea Tognon - che le persone anziane che seguono una dieta mediterranea vivono circa 2-3 anni più di quelle che non la seguono". Questi dati sono supportati da altri tre studi ancora non pubblicati: uno effettuato in Danimarca, il secondo nel Nord della Svezia e il terzo sui bambini. "La conclusione che possiamo trarre da tutti questi studi è che non vi è dubbio che la dieta mediterranea sia legata a una migliore salute, non solo per gli anziani, ma anche per i giovani", conclude Tognon.


Dopo la consacrazione con l'inserimento della dieta mediterranea tra i patrimoni immateriali dell'Unesco, la conferma scientifica: che ci fa sentire un po' più fortunati (di essere mediterranei tout court) e ci stimola a non inventarci qualche alchimia a tavola per inseguire l'utopia del mangiare sano.
Alla vigilia delle feste, poi, una notizia così vale anche doppio...

mercoledì 21 dicembre 2011

Simone in maglia azzurra. E un premio in classifica al Gubbio: sarebbe un segnale "rivoluzionario" di un calcio più vero...

Un manifesto quasi premonitore...
Il Presidente del Gubbio Marco Fioriti non vuole che venga "beatificato": forse per proteggerlo, forse perchè è costume di questa società operare lontano dai riflettori.
Ma Simone Farina, volenti o nolenti, è il personaggio calcistico - e forse mediatico - del momento.
Finalmente in prima pagina finisce una buona notizia. Qualcuno che si ribella, qualcuno che va controcorrente. Che non subisce, non si appiattisce, non mostra passività di fronte alla "livella" del denaro facile; di fronte alla scorciatoia di un incasso succulento e magari, in prospettiva, anche di una salvezza "pronto uso" per la propria squadra.
L'ho visto sereno, sorridente anche se sempre umile e un po' nascosto, durante la cena natalizia della società: neanche lui, come la squadra, come l'ambiente rossoblù, adora i riflettori. Ed ora si "gode" il silenzio stampa.
Sebbene sia persona squisita, affabile e sempre disponibile ai microfoni (ricordo di averlo invitato qualche settimana fa a "Il Rosso e il Blu" e solo per un impegno familiare mi ha dovuto disdire, ma precisando: "La prossima volta, ci sarò di sicuro..."). Chissà magari sarà presto...

Intanto posso capire che per Simone non siano questi giorni facili. Perchè tutti, a parole, ti beatificano, ma il tuo essere in vetrina può diventare anche un fattore di pressione. E anche di qualche apprensione. Perchè l'organizzazione che si profila dalle risultanze delle indagini non sembra essere quella di due pizzicagnoli intenti ad arrotondare la futura pensione.
Impressionante leggere il verbale di deposizione che il terzino rossoblù ha rilasciato - oggi pubblicato da "Il Giornale".
http://www.ilgiornale.it/interni/verbale/21-12-2011/articolo-id=563551-page=0-comments=1

Lo vogliono in maglia azzurra, Simone Farina: è un gruppo di tifosi che ha aperto una pagina facebook in cui chiede al CT Claudio Prandelli - uno dei signori del calcio, sia in campo che in panchina - di dare un segnale. E che segnale...
Ricordo quando la Nazionale azzurra, con Don Luigi Ciotti, è andata ad allenarsi nei campi calabresi confiscati alla 'ndrangheta. Un messaggio straordinario da un mondo, quello pallonaro, che spesso appare vacuo e frivolo, tutto gel e cerchietti, I-pod infilati nelle orecchie quando si scende dal pullman e serate in discoteca: e invece, per fortuna, c'è anche gente per bene.
Nel senso antico della parola. Persone semplici, ma dai valori solidi. Non sarà la maggioranza, chissà... ma proprio per questo teniamocela stretta. E soprattutto - di questi tempi, e con storie del genere - stringiamoci attorno. O se preferite, "a coorte".
E allora una presenza in maglia azzurra per un giocatore capace di dire no alla corruzione, alla facile tentazione, alla scorciatoia, al mezzuccio all'italiana, sarebbe un gesto straordinario di chi non solo non abbassa la testa, ma neanche si rassegna.
Forse ha ragione il presidente Fioriti: non bisogna essere eroi per fare cose normali e dovute. Ma oggi, di questi tempi, con le logiche quotidiane del "risultato ad ogni costo" (in campo come nella vita), restare normali e dire di no, è sempre più difficile. Non sarà eroico, ma certamente resta esemplare.

Come ricorda, con la consueta leggiadrìa, nel suo editoriale di ieri, Gigi Garanzini su "Il Sole 24 ore"...
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-12-20/juve-cerca-allungo-natale-083259.shtml?uuid=Aag9ztVE

Un anno fa: la squadra rossoblù fa a pallate
di neve con i tifosi dopo Gubbio-Cremonese
Un altro imput, che potrà apparire quasi una boutade, ma non lo è. Nell'ordinamento sportivo c'è una norma, poco simpatica. Si chiama "responsabilità oggettiva". Di solito, se ne parla quando un tifoso lancia in campo una monetina e la squadra perde la partita. Ultimamente, anche perchè qualche giocatore scommette i propri denari in modo illecito e la squadra si becca i punti di penalizzazione.
La società in entrambi i casi, c'entra poco nulla. Ma paga salato il conto che viene dagli spalti o dagli spogliatoi.
Stavolta la responsabilità oggettiva, per quanto tecnicamente poco comprensibile, dovrebbe funzionare al contrario: premiare, anzichè penalizzare, chi ha avuto la forza di dire di no. E allora - in questa fattispecie - premiare magari con dei punti in classifica, la squadra e la società nel cui ambito è avvenuto un gesto così importante.

Qualcuno sorriderà. Penserà che in fondo è un modo agile per assestare l'attuale graduatoria scomoda dei rossoblù.
Ma pensiamoci un attimo: se Farina avesse accettato, forse la contropartita non sarebbe stata solo il denaro e la sconfitta in Coppa. Ma anche un aiutino finale in campionato...
Insomma la classifica alla fine può anche entrarci in questa vicenda.

Il Gubbio, e su tutti Simone, sono a testa alta.
Ora però tocca al calcio capire che non solo questa storia ci lascia una speranza e un esempio fulgido. Ma che è giusto che venga valorizzato soprattutto tra i più giovani, tra i calciatori, tra i tifosi, tra i dirigenti...
Premiando chi ne è stato protagonista: semplice, silenzioso ma autentico...


Tratto dalla copertina di "Fuorigioco" di mercoledì 21.12.11
Musica di sottofondo: "Mi fido di te" - Jovanotti (2005)

lunedì 19 dicembre 2011

Ancora un capitolo del calcioscommesse... E stavolta è un giocatore rossoblù a scoprire il "vaso di Pandora": esemplare Simone Farina!

Il lunedì del mio blog è di solito dedicato al calcio giocato. Oggi no.
Oggi mi tocca parlare di nuovo di calcioscommesse: nuovo capitolo, ancora più grave - caso mai non si fosse già toccato il fondo questa estate - con 17 arresti e nomi eccellenti (di nuovo l'ex atalantino e Nazionale, Doni) finiti in manette.
Francamente l'istinto suggerirebbe il silenzio. Per evitare, se non altro, la nausea.
Per chi ama questo mondo (con tutti i suoi difetti, ma chi li conosce li evita, e dunque non ti uccidono) è una mazzata.

Farina in azione la scorsa stagione in Gubbio-Spal
Ma il silenzio non si può osservare quando di mezzo c'è un giocatore del Gubbio: nel ruolo, però, di "smascheratore" dell'organizzazione.
Simone Farina, il terzino sinistro romano, in forza al Gubbio ormai da 6 anni, sarebbe stato contattato - secondo le indiscrezioni apparse sul sito http://www.gazzetta.it/ fin da questo pomeriggio - da un ex compagno di squadra nelle giovanili giallorosse: con la promessa di 200.000 euro gli chiedeva di trovare 3 compagni di squadra (tra cui il portiere) per accomodare la partita di Coppa Italia, Cesena-Gubbio.

http://www.gazzetta.it/Calcio/19-12-2011/scommesse-doni-galera-lui-altri-16-c-pure-signori-804072006268.shtml

Il rigore del vantaggio del Cesena
con Bogdani (foto Settonce)
Un lavoretto pulito, al di sopra di ogni sospetto (poi sul campo il Gubbio a Cesena ha effettivamente perso, seppur in modo immeritato) e bonus cash da dividere in quattro.
Farina ha declinato l'invito. Non solo. Ha sporto denuncia alla Procura e alla Federazione. Era settembre (ma già si sapeva che a novembre questa gara si sarebbe giocata al "Manuzzi"): la vicenda è rimasta (giustamente) nascosta, fino ad esplodere oggi.
Perchè di fatto è stata proprio la denuncia del giocatore rossoblù ad indirizzare gli inquirenti sui responsabili della presunta organizzazione a delinquere, con ramificazioni in tutto il mondo (e base logistica a Singapore).

Si deve fare ancora luce su questa vicenda che chissà, deve ancora rivelare il marcio che si nasconde dentro questo enorme "vaso di Pandora": chissà quali personaggi, quali società (di A e di B) risulteranno coinvolti, quali conseguenze porterà sulle classifiche (oltre ad un nuovo deficit di credibilità per il mondo del calcio).

Giammarioli ha dichiarato: "Continuiamo a pensare
solo a quello che si fa in campo"
Per ora il gesto di Simone è una piccola grande luce dentro questo tunnel di fiction e milioni di euro. E forse non è un caso che arrivi da un giocatore che, non solo è retto e di sani principi, ma da anni "vive e respira" un mondo calcistico di periferia: l'unico che ancora conserva, quasi intatto, il fascino del calcio di un tempo. Quello dove alla fine della partita non te ne vai con un berretto in incognito, l'I-pod che ti estranea da tutto, occhiali da sole e un'auto che ti aspetta fuori: ma ti fermi a parlare con i tifosi, magari ci scappa una birra e quando i campionati vanno bene anche una vaschetta di penne all'amatriciana... Lo chiamano "terzo tempo", usurpando la definizione al più nobile pianeta del rugby. Io lo chiamo "calcio vero". E sempre più raro...

La carica agonistica di Simone Farina
Stasera, alla cena natalizia dell'As Gubbio, vorrò stringergli la mano: stavolta, non per complimentarmi per una sua giocata, per la grinta e la determinazione che ha sempre messo in campo, per l'attaccamento alla maglia di cui è stato sempre esempio.
Vorrò farlo per l'uomo. Che ha saputo dire di no. Senza dubbi e tentennamenti.
Che fosse un tipo tosto si era capito: anche perchè il destino, con lui, non è stato magnanimo neanche in queste due stagioni stellari del Gubbio (che lo hanno visto sempre infortunato nelle partite decisive di San Marino e con la Paganese). Ma lui il suo mattone l'ha sempre messo, e la firma l'ha sempre lasciata.

Il gol più bello, la giocata più sontuosa, lo scatto più memorabile, però, resterà questo.
Perchè ci lascia sperare. Ci lascia pensare che se il marcio c'è, ed è tanto, fortunatamente non è dappertutto: e le fondamenta di questo sistema e di questo mondo - che ci fa appassionare ogni domenica, e ormai col calcio-spezzatino praticamente ogni giorno - continuano a tenere.
Grazie a persone come Simone Farina...

domenica 18 dicembre 2011

Non riuscite a riscuotere i crediti? Ci pensa Zorro... (almeno in Spagna)

Si parla di crisi, ma spesso si ignora un dato essenziale: non c'è solo crisi produttiva, non c'è neanche solo crisi di idee. C'è soprattutto carenza di liquidità.
Non ci sono "soldi in giro" - per dirla in parole povere; i rubinetti delle banche sono quasi sigillati - tra i protocolli stringenti delle Basilee 2 e 3 e il rischio di insolvenza che gli istituti di credito hanno sempre preferito riversare sul cliente; e anche chi non sta messo male, ora ha la scusa (appunto, la crisi) per dilazionare sine die i propri pagamenti (contribuendo a sua volta a ingessare l'intero sistema del mercato): perchè pagare a 30 o 60 giorni, se tanto tutti ormai scivolano a 90-120 e lo Stato è il primo a dilatare i pagamenti anche oltre i 360 giorni?
"A pagà e morì, se fa sempre 'n tempo" - recitava un'antico adagio eugubino. Mai così attuale come il presente ci conferma.

Ma se la ricetta per evitare la dipartita è ancora remota - benchè non manchino, anche nelle nostre lande, personaggi che credono che una sorta di immortalità possa essere raggiunta - c'è chi da tempo si sta organizzando per l'altro fronte caldo: quello delle riscossioni.
La domanda più frequente che un imprenditore oggi si pone non è: "Come faccio ad ampliare il mercato clienti?" ma piuttosto è diventata: "Come faccio a farmi pagare?".
Ecco, un consiglio voglio lanciarlo da questo blog.
In Spagna sono avanti. Non so se è l'aria della penisola iberica, la tradizione di certe leggende o di costumi, o più semplicemente un pizzico di furbizia in più.
Però l'hanno studiata davvero geniale...

Se doveste andare a Madrid o Barcellona, e imbattervi per strada in un tipo vestito da Zorro, o da torero, o semplicemente un distinto signore in frac, che esibisce un cartello con su scritto: "Signor Sanchez, sono venuto a riscuotere il suo debito!", non pensate male.
Intanto perchè un terzo degli spagnoli si chiama Sanchez (l'altro terzo Rodriguez, l'altro terzo Gonzales... poi se la matematica non mi tradisce non dovrebbero essercene altri...).
Ma soprattutto perchè si tratta di una normalissima (e astuta) forma di "marketing esattoriale": niente solleciti, diffide o lettere di avvocati (che tra l'altro finiscono per sorbirsi, quando va bene, quasi l'intero importo del credito). Niente inutili attese di un cliente che sua sponte non verrà mai a pagare e che  quando lo incroci per strada, vedi che fa finta di telefonare e imbuca un negozio, oppure se lo "tampini" in azienda, ti manda a dire che è in riunione e ne avrà per tutto il giorno.
Niente di tutto questo. Più semplicemente si tratta di un cobrador, un professionista del "recupero crediti", venuto a fare una "visitina di cortesia".
Zorro o anche il torero, o il vecchio in frac, non sono figuranti ma veri e propri professionisti che si piazzano di fronte alla sede dell'azienda debitrice, o a fianco dell'imprenditore debitore, quando esce e magari va in farmacia, al ristorante o a vedere la partita: non gli parla, non necessariamente gli dice nulla, tutt'al più la fatidica frase giusto per ricordargli quel "conticino".
Ma la gente vede Zorro, vede il torero, vede la scritta sul cartello (spesso il professionista arriva pure con un'auto personalizzata) e capisce. E in Spagna, avere a fianco, tutto il giorno, un tizio vestito da Zorro non è un bel segnale.

Morale? Si fa di tutto per toglierselo di torno. Il modo più semplice? Pagando il debito. Ed ecco che la faccenda è risolta.
Sembra una boutade, uno scherzo da "Amici miei", una carnevalata. Invece la prima società di riscossione crediti che ha optato per la strategia di "costume" ha già 20 anni di vita e 500 dipendenti (che operano ovviamente in "incognito"): certo, 20 anni fa, non avrebbero mai immaginato che prima o poi questo escamotage pittoresco sarebbe diventato una sorta di "uovo di Colombo" della crisi internazionale.

Però pensateci: se doveste vedere qualcuno vestito, che so io, da Pulcinella (anzichè Zorro) o per stare dalle nostre parti, da console dell'epoca Comunale, di quelli che stanno sulla scalea del Palazzo dei Consoli per le più importanti manifestazioni folcloristiche, o presiedono alla assegnazione della "Patente da Matto", chissà,vorrebbe dire qualcosa...
Che magari qualcuno - leggendo questo blog -ha visto bene di avviare un'impresa di recupero crediti, affidandosi ad un metodo colorito ma decisamente efficace...

In fondo se non lo si fa nella Città dei Matti? E soprattutto, se non lo si fa proprio ora?

venerdì 16 dicembre 2011

Operazione aggancio: si torna a Bergamo, sognando un altro exploit...

Raggio Garibaldi esulta: ha appena sigla
il gol del definitivo 4-3 sull'Atalanta
Aggancio all’ultimo tuffo. Il 2011 chiude il sipario rossoblù a Bergamo. Su quello stadio Azzurri d’Italia che ha già regalato 4 mesi fa una delle perle di questo annus mirabilis, con la vittoria sull’Atalanta, la prima nella storia del Gubbio in un incontro ufficiale contro una formazione di serie A.
Un 4-3 che non sarà come quello di Italia-Germania, ma che almeno da queste parti resta inciso nella memoria col cerchietto rosso.


Ora c’è l’Albinoleffe, che non è l’Atalanta ma solo la fusione tra le squadra di due piccoli paesi del bergamasco con la sportiva dell’oratorio: ma da 8 anni la Celeste, come si fa chiamare in modo un po’ narciso, riesce a sfangarla puntualmente nella serie cadetta. Lo scorso giugno contro il Piacenza di Donnarumma e Graffiedi, con due pareggi: quasi a dimostrare che in questa B così strana ed equilibrata puoi salvarti anche all’ultimo tuffo, anche senza vincere.

Graffiedi sommerso dai compagni di squadra.
E' il gol killer del Padova - foto Settonce
E all’ultimo tuffo, dell’anno solare, il Gubbio prova a piazzare la fisches vincente in trasferta, la prima di questo campionato: i 3 punti lontano dal Barbetti mancano a metà marzo, da quel rigore di un altro Donnarumma, il piccolo Alfredo, il soldatino Ryan fermato da uno strappo curato in modo avveniristico e approssimativo.
Il Gubbio ci prova, deve farlo: anche perché l’Albinoleffe è lì proprio a tre punti, a quella quota 20 che prima di Natale può diventare la soglia psicologica delle ritrovate speranze.

Non sarà facile: e non tragga in inganno il lungo stuolo di assenti nelle fila bergamasche, dove il tecnico Fortunato almeno in questa gara, almeno sulla carta, non può dirsi tale, con 4 infortuni e 4 squalifiche.
Davanti però ci sarà Andrea Cocco, sogno di mercato rossoblù almeno da un paio d’anni, esploso proprio in questa stagione e già a segno 9 volte. Un attaccante della nutrita pattuglia di cagliaritani che in B, con Sau, sta facendo sognare patron Cellino: all’appello, per la cronaca, manca solo Ragatzu. Ma in attacco la Celeste bergamasca avrà anche quel Germinale che il Gubbio ha già assaggiato in Coppa Italia, sempre 4 mesi fa: vestiva maglia Benevento e diede un dispiacere da fuori area al buon Antonio. Non fu pesante, come l’incidente di qualche giorno fa, ma le ammaccature alla carrozzeria comunque danno sempre fastidio.

Simoni resta in ansia fino all’ultimo per il suo Graffiedi – che ne avrebbe di freschi motivi per insaccare un pallone anche all’Albinoleffe. Portano il suo nome gli ultimi 3 gol rossoblù e sarebbe un peccato se non ci fosse. In pre-allarme sono in tanti, mentre per il resto appare certa la conferma del 5-3-2, un assetto che ormai sembra aver convinto, anche quando non si è vinto.

Benedetti, quasi incredulo, festeggia un esausto
Donnarumma al termine di Gubbio-Padova
(foto Settonce)
Saranno 90’ importanti, molto più di quanto non dicano i tre punti. Perché una sola vittoria in 6 gare ci conferma che sono ancora tutte lì. Brescia compreso, con il neo allenatore Calori che debutta subito sui carboni ardenti dell’Ardenza, dove cuoce a fuoco lento anche Monzon Novellino.
Poi, ci sarà il tempo di inaugurare lo store rossoblù, la cena natalizia, e di sfogliare, davanti al camino, l’album dei ricordi: per un 2011 incancellabile.
Ma che sarebbe un pochino più sereno, in questa appendice natalizia, con un’impresa a Bergamo Alta. Un’impresa da aggancio a quota 20. Se ti prendo, canta Michel Telò. E il tormentone brasilero di questi giorni sembra quasi fatto apposta per questa partita…

 
Copertina de "Il Rosso e il Blu" di venerdì 16.12.11
Musica sottofondo: "Ai Se Eu Te Pego"  (Se ti prendo) - Michel Telò (2011)