Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 20 agosto 2007

A tu per tu con Abdel Kader: Imam di Perugia

A TU PER TU CON ABDEL KADER: IMAM di PERUGIA x “Oggi” – 20 agosto 2007

“L’imam è un uomo di principi. Non odia. E soprattutto non pensa a danneggiare il paese che lo ospita”. Ha le idee molto chiare Abdel Qader, 53 anni, “storico” imam di Perugia. Da 12 anni guida la comunità islamica del capoluogo umbro, ha fondato la prima moschea nella centralissima via dei Priori e il più grande centro culturale islamico umbro, in periferia (via Settevalli). Proprio qui lo incontriamo, poco dopo la preghiera del venerdì. Circa 200 fedeli hanno da poco lasciato gli spazi del centro, un locale con quattro ambienti molto spaziosi. Dall’esterno sembrerebbe di entrare in una palestra. Ma gli esercizi in questo caso sono soprattutto spirituali. Anche se il clima di questi tempi è a dir poco pesante. L’arresto di Mostapha El Korchi, imam di Ponte Felcino, ha scosso l’ambiente. Ne è testimone lo stesso Qader, che da anni lavora per instaurare un dialogo interreligioso proficuo: dagli incontri con i francescani di Assisi (l’ultimo l’ottobre scorso) a quelli con l’arcivescovo di Perugia, mons. Chiaretti (con cui parlò in Cattedrale nel ’98). “Sono qui dal ‘72, arrivai come studente, come tanti altri. Avevamo solo l’obiettivo di una laurea”. Oggi Qader è un medico stimato e apprezzato. Ed è molto più che un semplice portavoce dei musulmani in Umbria: “La vicenda di Ponte Felcino ci mette in grande imbarazzo – ammette dalla sua scrivania, mentre sfoglia un periodico cattolico regionale (“La Voce” diretta da don Elio Bromuri, altro “interlocutore privilegiato” dell’imam) - Non ci aspettavamo una cosa del genere. Non voglio entrare nel merito dell’indagine perché è ancora in corso. Dico però che sono vicende che rendono più difficile la convivenza tra le nostre comunità”.

Abdel Qader è considerato unanimemente un moderato. Non a caso, è stato bersaglio di minacce da parte degli esponenti più radicali della comunità islamica (con scritte sui muri della moschea perugina) e sembra che questo episodio sia riconducibile proprio alla “diaspora” con il gruppo oltranzista guidato da El Korchi. “Con lui ho parlato spesso – ci confida - in passato frequentava il nostro centro culturale, anche se in modo superficiale, poi ha aperto un proprio centro a Ponte Felcino. E’ un personaggio particolare, non condivideva il nostro modo di fare e ha preferito prendere una propria strada”.

Che cosa si sentirebbe di dirgli oggi?
“Di essere interprete di un islam moderato, equilibrato, rispettoso delle differenze altrui. Ma questo gliel’ho già detto da tempo, a lui e ai suoi amici”, replica secco.

“Il problema vero è un altro – aggiunge - non ci si può autoproclamare imam, così come non si può chiamare moschea ogni luogo di ritrovo di musulmani. Come la moschea deve avere caratteristiche architettoniche particolari (minareto), così l’imam deve avere una preparazione culturale, deve conoscere bene il mondo in cui vive ed essere scelto dalla comunità: per guidare la preghiera basta teoricamente conoscere un solo versetto del Corano, ma per guidare una comunità islamica in Italia è necessario avere un bagaglio culturale molto più ampio. Conoscere tradizioni e religioni, norme e leggi del luogo in cui si vive. Spesso c’è approssimazione: molti conoscono qualcosa del Corano ma non il quadro generale, e questa lacuna è dannosa per tutti noi”.

In giro si respira paura. Parecchi vorrebbero veder chiuse le moschee: “Non avrebbe senso. Gli islamici veri cercano pace, vogliono integrarsi per il bene di questa comunità. Non bisogna cadere nella trappola di generalizzare o peggio ancora strumentalizzare. La strada per uscirne resta il dialogo interreligioso”.

E se l’Umbria fosse presa di mira proprio perché è sempre stata “terra di dialogo”?
“Lo escludo. La nostra gente ama l’Umbria, perché questa terra ci ha accolto tanti anni fa. Dobbiamo continuare a lanciare messaggi ottimisti: spero ad esempio che promuoveremo qualche iniziativa comune con gli amici francescani, magari fin dal prossimo 4 ottobre ad Assisi. Ormai anche per noi è una data ricca di significati: è una data che vuol dire dialogo”.

<< Torna a "Oggi"