Per ricordare Luca Ronconi, il più grande regista teatrale italiano, scomparso ieri a Milano, e che aveva scelto dal 1978 di vivere sulle colline di Gubbio e di trovare in Umbria la sua nuova dimora, ho ripescato un'intervista che realizzai 10 anni fa (luglio 2004) per "Il Sole 24 Ore". Rileggerla oggi ci aiuta a conoscere e apprezzare ancor di più un personaggio che ha dato e lasciato alla cultura italiana pietre preziose. E, come in questa intervista, in un pomeriggio d'estate sulle colline di S.Cristina, parole importanti...
Le colline di S.Cristina
sono come un tappeto rabberciato, che si insinua tra la pianura di
Gubbio e la valle perugina.
Uno spicchio di verde francescano, dove
la quiete è sovrana. E nemmeno il fiorire, negli ultimi anni
frenetico, di agriturismi e country house ha alterato un’atmosfera
quasi surreale. Che fa sentire distanti, serenamente distanti, da
tutto e da tutti.
Forse è anche per questo
che nel 1978, Luca Ronconi, il più grande regista teatrale italiano,
ha scelto di vivere qui.
“Non è stata una fuga –
precisa di primo acchito, il maestro – ma una scelta di vita. Ho
cercato un luogo dove potessi trovare tranquillità e che mi desse
quello che cercavo”.
Cosa cercava, in
particolare?
“Niente più che un
luogo tranquillo, piacevole, dove la natura ti circonda, la campagna
ti affascina. Un posto semplice ma dove vivere bene, in mezzo a
persone gradevoli, disponibili, cordiali. L’ho trovato. E non c’ho
pensato due volte”.
Da 26 anni il maestro
Ronconi ha lasciato la residenza romana di via Monserrato e si è
stabilito a Gubbio, non certo venendo meno agli impegni artistici e
professionali: “Ho continuato a operare, pur risiedendo in
periferia, dove anzi ho potuto organizzare con più calma il volume
di lavoro che dovevo affrontare”.
E sulle colline umbre ha
meditato e trovato ispirazioni importanti:
“Perché no, al Teatro
Comunale di Gubbio ho ambientato la prima di alcune opere (“Tre
sorelle” di Cecov, la “Serva Amorosa” e in Umbria altri celebri
allestimenti con il Teatro Stabile) che considero momenti importanti.
E’ un piccolo gioiellino il teatro eugubino, e mi ha fatto piacere
ritrovarlo per la Scuola di perfezionamento che abbiamo avviato”.
Luca Ronconi non coltiva
hobby, o attività particolari.
Magari, a volte, può scapparci una
passeggiata, lungo qualche sentiero. Il teatro è e resta la sua
vita. Senza pertugi per interessi diversi. E il suo stesso parlarne
con discrezione, con voce sommessa, quasi silente, sembra quasi
indicare una linea di confine, oltre la quale è difficile
addentrarsi.
Solo parlando di teatro,
il maestro riprende di buon grado il suo dialogo: un percorso che
vive una nuova esperienza, una piccola sfida, con la Scuola di
perfezionamento per attori e registi voluta e diretta da lui stesso,
che ha portato in scena i primi lavori al Teatro Comunale di Gubbio e
al Teatro della Sapienza di Perugia.
“Non vuol essere una
scuola nel senso classico – spiega Ronconi, rivelando tutta la sua
passione per il progetto - ma un’occasione d’ incontro, confronto
e crescita tra diverse generazioni di attori e registi. In fondo
anche noi possiamo imparare dai giovani. La considero una
sperimentazione che ci ha permesso di verificare le reciproche
esperienze e di crescere giorno dopo giorno, in base a reali
condizioni operative”.
Organizzato dal Centro
Teatrale Santa Cristina (fondato dallo stesso Ronconi) finanziato
dalla Regione dell’Umbria e dall’Unione Europea (con 112mila
euro), il corso di altissimo perfezionamento è riservato a 30
giovani talenti, attori e registi, più cinque uditori, selezionati
tra oltre 600 domande arrivate da tutta l’Italia . Qualcosa come
300 ore di esercitazione su testi moderni e contemporanei, da
D’Annunzio ai classici shakespeariani, con lezioni di lingua e
letteratura inglese.
Cosa cerca nel teatro,
cosa le dà il teatro?
“E’ come cercare se
stessi – rivela Ronconi – Quello che ancora oggi mi muove e mi
stimola è la curiosità. Nel teatro è insita una duplice vocazione:
l’istinto della rappresentazione e la necessità di comunicazione,
due forme espressive che possono mutare aspetto, stile, ma che non
possono fare a meno l’una dell’altra. E dopo tanti anni, è
naturale cercare di trasmettere quello che si è costruito, appreso,
quello che si ha e si vive nel teatro”.
In questo percorso, quanto
è importante il talento e quanto la tecnica?
“Il talento da solo non
basta, perché purtroppo è facile disperderlo: ho visto troppi
talenti dilapidati nel tempo. La didattica resta un passaggio
irrinunciabile”.
La didattica poi non è
una novità per il maestro: “Iniziai a 36 anni alla Camera
Filodrammatica – ci confida – quella di oggi la vedo come una
naturale prosecuzione delle esperienze maturate: inutile apprendere
senza poi condividere. Il teatro è un territorio, non una proprietà:
non si può essere gelosi custodi di quello che si ha e che si ama.
Ma la vera soddisfazione nasce dalla possibilità di trasmettere
questo mondo, questa disciplina, che è il teatro, soprattutto ai più
giovani”.
Il teatro come territorio.
Una metafora emblematica per capire il rapporto intimo tra Ronconi e
la sua “creatura”. Un senso di appartenenza che il maestro in
parte trasferisce anche in questa porzione di Umbria, che da quasi
trenta anni lo ha adottato.
Si sente un po’ umbro?
“Non sono umbro, ma ho
imparato ad amare questa terra e a viverla con rispetto: è facile
sentirsi a casa propria in queste colline. Ed è facile essere
contagiati da questa atmosfera: così come nelle tradizioni più
radicate e sentite”.
C’è chi l’ha
immortalato ad esempio, lo scorso 15 maggio, in mezzo a numerosi
ceraioli, durante la Festa dei Ceri, la “folle” corsa con tre
enormi macchine lignee, che ogni anno gli eugubini dedicano al
proprio Patrono:
“Una festa molto bella,
una vera festa popolare, con una straordinaria partecipazione che sa
coinvolgere tutti, gli eugubini ma anche i tanti forestieri che vi si
avvicinano. A suo modo, un’esperienza unica che esprime emozioni
non comuni”.
Proprio come sa regalare
l’Umbria, che ha saputo accogliere un artista straordinario, che a
sua volta ha idealmente voluto ricambiare: visto che la Scuola di
perfezionamento per attori e registi è stata fortemente voluta in
Umbria, nonostante il maestro abbia sempre importanti impegni
professionali e legami con Milano per altri tre anni è alla
Direzione del Piccolo Teatro e il 7 dicembre lo attende la prima de
“L’Europa riconosciuta” di Salieri.
Un altro capolavoro
firmato da Luca Ronconi: che in Umbria ha stabilito la sua dimora, ma
che con questa terra, marginale ed espressiva, tranquilla ma
intimamente energica, ha saputo entrare in simbiosi. Come quegli
incontri che prima o poi devono avvenire.
Continuerà a vivere in
Umbria?
La risposta è semplice ma essenziale: “Qui sto
meravigliosamente. Perché dovrei pensare di andare altrove?”.
GMA
Da "Il Sole 24 Ore - Centro Nord - cultura" - 29,7,2004