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sabato 1 gennaio 2005

E Gubbio riscoprì la sua “vena lirica”

Se la cultura è il filone sul quale “costruire il futuro” della città, un nuovo filone è stato valorizzato grazie alle intuizioni di alcuni appassionati: l’Opera è una strada che potrebbe portare lontano

Un successo. Come forse qualcuno sperava. Ma che non poteva essere dato per scontato. In appena due mesi la nostra città – e in particolare il Teatro Comunale – ha ospitato tre appuntamenti di lirica che hanno riscosso grande partecipazione e ampi consensi. Da un lato il felice connubio con l’associazione “Vissi d’arte, vissi d’amore” – che ha in Cristina Park Yo Kang la direttrice artistica e nell’eugubino Massimo Capannelli l’animatore primo - da cui sono scaturite due serate molto applaudite e apprezzate, e in mezzo l’iniziativa della Famiglia dei Santantoniari – anche qui dallo spunto di un appassionato, Roberto Procacci – hanno permesso alla comunità eugubina di “riscoprire” un antico amore, l’opera, e di poterne godere all’interno di quel gioiello artistico che è il Teatro Comunale.

Una “riscoperta”, abbiamo detto. Di cui si erano avute le prime avvisaglie già lo scorso anno, quando per il concerto in onore di S.Ubaldo, il 16 maggio, la Banda Musicale Città di Gubbio aveva proposto un collage di brani di opera, che aveva riscontrato grandi apprezzamenti. Già perché la tradizione lirica non è affatto sconosciuta dalle nostre parti. Proprio il Teatro Comunale eugubino, inaugurato nel 1738, ha una sua storia intimamente legata alla lirica, in particolare a cavallo tra l’800 e il ‘900. Tra gli appuntamenti e i personaggi di grido si ricordano in particolare i tenori eugubini Giuseppe e Alessandro Procacci, in particolare il primo che si esibì nel Dottor Faust davanti ai concittadini nel 1886 in occasione dell’inaugurazione della Ferrovia Arezzo-Fossato di Vico; o poco più tardi (1890) quando andò in scena il “Ballo in maschera” di Verdi con Elisa Petri di Fabriano, uno dei più grandi soprani della storia del nostro melodramma.

La lirica fu protagonista anche a fine secolo (1894) per le grandi feste centenenarie in onore di Sant’Ubaldo così come nel ‘900 quando sul palcoscenico eugubino si esibì (nel 1927) il celeberrimo tenore Beniamino Gigli e (nel 1935) il famoso baritono Tito Gobbi. Senza dimenticare che da queste parti (a Cantiano) è nato quel Giuseppe Capponi, tenore prediletto da un certo Giuseppe Verdi, che gli affidò (1871) la prima dell’Aida al Cairo e (1874) la Messa da requiem in morte di Alessandro Manzoni.
Come dire, l’Opera non era certa un’illustre sconosciuta da queste parti.
E allora la storia, ma anche l’attualità, danno lo spunto per una riflessione tutt’altro che secondaria. La cultura è il binario sul quale convergere energie e idee per valorizzare al meglio la nostra città e il suo retroterra culturale, e anche per dare nuovi impulsi a prospettive di sviluppo.

Città neanche troppo lontane (si pensi a Macerata, ma anche alla stessa Spoleto) hanno fatto di alcuni filoni, un veicolo privilegiato di promozione e attrattiva.
La riscoperta dell’affascinante mondo della lirica – ma soprattutto quel bagaglio di tradizioni e di personaggi che anche la nostra città può vantare – rappresentano un punto di partenza sul quale puntare per ulteriori progetti e iniziative. L’esperienza recente dimostra come anche dagli imput di appassionati privati, possa nascere un ampio coinvolgimento di istituzioni e sponsor che possono a loro volta giocare un ruolo fondamentale nel dare respiro a questo che è ancora solo un approccio. Per farlo diventare un progetto organico – che guardi ad un futuro neanche troppo lontano di una Gubbio definitivamente vocata a questo settore artistico – è necessario qualche passo in più. E il momento di compierlo pare proprio sia arrivato.

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