Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

mercoledì 27 maggio 2015

Quel Pastorale inaspettato... (proprio quest'anno)

Quel Pastorale inaspettato...



Un messaggio recondito e profondo si nasconde in questa formidabile istantanea.
Un pastorale che poggia su tre anime, gialla, azzurra e nera. 
Ognuna è necessaria per comporre l'inatteso disegno. 
Non c'è sceneggiatura, non c'è protocollo, è tutto straordinariamente spontaneo e reale.
E in fondo altro non è che il senso della Festa dei Ceri.
Ci si divide e si lotta, si sta dalla propria parte, si appartiene.
Perchè l'omaggio sia più puro, perchè la spallata sia più gratificante. 
Poi, alla fine, però, ci si ricompone e ci si riunisce in un'unica essenza: quel pastorale. Simbolo di colui che è l'unica Tradizione, l'unico quadro per il quale si fa tutto questo.
Il resto, tutto il resto, noi compresi... è solo cornice... 
GMA


Immagine tratta dal video di Giampaolo Pauselli realizzato con drone il 15 maggio 2015

giovedì 7 maggio 2015

Chissà se un giorno ci ricorderemo "dei Ceri del '15"

Chissà se un giorno ci ricorderemo questa Festa dei Ceri.
Il rischio, pensando al futuro, è che quanto accaduto negli ultimi 20 anni abbia quasi “appiattito” in una sorta di formato standard, il 15 maggio.
Intendiamoci, nel cuore di un ceraiolo nessun 15 maggio è uguale al precedente. E sono molteplici i motivi per conservarne un frammento. Nella mente come nell'anima. Come fosse un pezzo di brocca.
Nell'immaginario collettivo, invece, non sempre è così.
Cambiano le facce, i volti in posa, i cosiddetti “protagonisti” - sempre che lo siano – Capitani e Capodieci, cambia per un paio di edizioni la luminosità e il fattore meteo. Ma poco altro.

La Festa dei Ceri 2015 potrebbe essere diversa. Almeno agli occhi dei visitatori, dei turisti, dei forestieri che arriveranno a Gubbio.
Per la prima volta, infatti, troveranno, accanto a quel clima indefinibile e inconfondibile di primavera frizzante e di profumo accogliente, anche un luogo che potrà raccontare loro cos'è la Festa dei Ceri.
Un Museo dei Ceri, un ambiente nel quale immergersi idealmente nel 15 maggio. Anche quando il 15 maggio è distante.
Sembra l'uovo di Colombo, eppure niente era stato fatto e nessuno ci aveva pensato prima. Pur essendo stato più volte auspicato, anche da queste colonne, fin dal dicembre 1991 (1o numero di Gubbio oggi).

Meglio tardi che mai. Meglio ora che chissà quando. Perchè la dimensione della Festa dei Ceri – come elemento identitario e qualificante del popolo eugubino – può essere anche uno strumento promozionale formidabile. E tuttora sottovalutato.
Senza stravolgere nulla, senza invadere campi o ambiti (ad esempio, l'organizzazione della corsa) che vanno giustamente lasciati alle dinamiche interne delle compagini ceraiole.
Senza ripetere l'errore che mamma Rai commise esattamente 50 anni fa pensando di poter influire, anche sull'andamento della corsa, per pure esigenze di ripresa.
Basta essere di Gubbio, o anche solo respirare per qualche tempo l'aria che circola da queste parti, per capire l'inconsistenza di un simile progetto. E basta pensare a quanto accadde allora alla Rai, per capire quale miracolo ogni anno compie invece la tv locale Trg per regalare, senza alcun intralcio, la Festa dei Ceri a chi non ha la fortuna di toccarla da vicino.

Quelle immagini aeree dello scorso anno, poi, ci dicono che la tecnologia può sposarsi felicemente con i colori, il dinamismo, la trascendente unicità della Festa dei Ceri. Esaltandola, come mai accaduto prima. E rendendole quella veste che le è propria, e che appartiene anche alle pietre e alla storia di questa piccola grande città.

Se un giorno ci ricorderemo la Festa dei Ceri del '15 (inteso come 2015) sarà perchè finalmente anche il 15 maggio sarà diventato un momento di condivisione globale, di esaltazione dell'Eugubinità, non chiusa in se stessa ma pronta ad offrirsi alla presenza e alla compartecipazione di quanti – da ogni parte del pianeta - ne sapranno cogliere significati, valori e sfumature. Difficile che un estraneo resti indifferente ad un qualsiasi istante del 15 maggio.

Sarà perchè i Ceri – come mirabilmente raccontato dai proff. Raniero Regni e Paolo Belardi qualche mese fa – hanno saputo trasformarsi da tesoro di pochi a linguaggio di tanti. Senza bisogno di alcuna traduzione. Patrimonio, essenziale prima ancora che certificato, dell'umanità.