Chissà
se un giorno ci ricorderemo questa Festa dei Ceri.
Il
rischio, pensando al futuro, è che quanto accaduto negli ultimi 20
anni abbia quasi “appiattito” in una sorta di formato standard,
il 15 maggio.
Intendiamoci,
nel cuore di un ceraiolo nessun 15 maggio è uguale al precedente. E
sono molteplici i motivi per conservarne un frammento. Nella mente
come nell'anima. Come fosse un pezzo di brocca.
Nell'immaginario
collettivo, invece, non sempre è così.
Cambiano
le facce, i volti in posa, i cosiddetti “protagonisti” - sempre
che lo siano – Capitani e Capodieci, cambia per un paio di edizioni
la luminosità e il fattore meteo. Ma poco altro.
La
Festa dei Ceri 2015 potrebbe essere diversa. Almeno agli occhi dei
visitatori, dei turisti, dei forestieri che arriveranno a Gubbio.
Per
la prima volta, infatti, troveranno, accanto a quel clima
indefinibile e inconfondibile di primavera frizzante e di profumo
accogliente, anche un luogo che potrà raccontare loro cos'è la
Festa dei Ceri.
Un
Museo dei Ceri, un ambiente nel quale immergersi idealmente nel 15
maggio. Anche quando il 15 maggio è distante.
Sembra
l'uovo di Colombo, eppure niente era stato fatto e nessuno ci aveva
pensato prima. Pur essendo stato più volte auspicato, anche da
queste colonne, fin dal dicembre 1991 (1o numero di Gubbio oggi).
Meglio
tardi che mai. Meglio ora che chissà quando. Perchè la dimensione
della Festa dei Ceri – come elemento identitario e qualificante del
popolo eugubino – può essere anche uno strumento promozionale
formidabile. E tuttora sottovalutato.
Senza
stravolgere nulla, senza invadere campi o ambiti (ad esempio,
l'organizzazione della corsa) che vanno giustamente lasciati alle
dinamiche interne delle compagini ceraiole.
Senza
ripetere l'errore che mamma Rai commise esattamente 50 anni fa
pensando di poter influire, anche sull'andamento della corsa, per
pure esigenze di ripresa.
Basta
essere di Gubbio, o anche solo respirare per qualche tempo l'aria che
circola da queste parti, per capire l'inconsistenza di un simile
progetto. E basta pensare a quanto accadde allora alla Rai, per
capire quale miracolo ogni anno compie invece la tv locale Trg per
regalare, senza alcun intralcio, la Festa dei Ceri a chi non ha la
fortuna di toccarla da vicino.
Quelle
immagini aeree dello scorso anno, poi, ci dicono che la tecnologia
può sposarsi felicemente con i colori, il dinamismo, la trascendente
unicità della Festa dei Ceri. Esaltandola, come mai accaduto prima.
E rendendole quella veste che le è propria, e che appartiene anche
alle pietre e alla storia di questa piccola grande città.
Se
un giorno ci ricorderemo la Festa dei Ceri del '15 (inteso come 2015)
sarà perchè finalmente anche il 15 maggio sarà diventato un
momento di condivisione globale, di esaltazione dell'Eugubinità, non
chiusa in se stessa ma pronta ad offrirsi alla presenza e alla
compartecipazione di quanti – da ogni parte del pianeta - ne
sapranno cogliere significati, valori e sfumature. Difficile che un
estraneo resti indifferente ad un qualsiasi istante del 15 maggio.
Sarà
perchè i Ceri – come mirabilmente raccontato dai proff. Raniero
Regni e Paolo Belardi qualche mese fa – hanno saputo trasformarsi
da tesoro di pochi a linguaggio di tanti. Senza bisogno di alcuna
traduzione. Patrimonio, essenziale prima ancora che certificato,
dell'umanità.
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