Può essere il loro tempo, possono essere risorse materiali, può essere un gesto d'affetto o di aiuto concreto, come donare sangue.
Qual è il valore di questo gesto, consapevole, periodico, duraturo?
E' ciò di cui si è parlato alla Biblioteca Sperelliana nel convegno "Io dono, e tu?", promosso da Avis, Aelc e Aido.
Tutto questo nella prima edizione della "Giornata del dono", istituita quest'anno il 4 ottobre, giorno di S.Francesco d'Assisi.
Come per il giorno degli innamorati o la festa del papà, adesso c'è la data per essere tutti solidali e amici, dirà qualcuno: il 4 ottobre di ogni anno sarà il «giorno del dono» ma non si tratta di regalare mimose o cioccolatini.
Giusto per la cronaca, il Senato ha approvato lo scorso anno il disegno di legge bipartisan che istituzionalizza il valore del dono e ricorda il valore dei sentimenti di solidarietà e amicizia tra le persone.
Due gli articoli contenuti nel testo: il primo evoca per i cittadini «l’opportunità di acquisire una maggiore consapevolezza del contributo che le scelte donative possono recare alla crescita della società italiana». Il secondo stabilisce che in occasione del giorno del dono si possono organizzare, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, cerimonie, incontri e momenti comuni di riflessione. Non solo doni materiali, dunque.
Ma il valore di questa giornata non sta certo nel fatto che sia stata "istituzionalizzata". Sta nel fatto che tutti dovremmo ricordare che "donare" rappresenta un pezzo del nostro essere.
Che senso ha avere o anche semplicemente essere, se quello stesso essere non si può trasmettere a qualcuno, non si può offrire, non si può mettere a disposizione per condividerlo?
Parole apparentemente ecumeniche, ma che nascondono anche il cuore della maggior parte dei problemi che quotidianamente viviamo - e di cui parliamo - nella società moderna.
Aspettiamo che qualcuno ci sia la risposta ai problemi ma intanto, spesso, troppo spesso, non si fa nulla per affrontarli. Ognuno nel proprio piccolo.
Ecco, cosa ci dice questo 4 ottobre. Ecco cosa ci insegna "La giornata del dono"
Il cuore dobbiamo provare a mettercelo noi. Possibilmente non un solo giorno all’anno.
L'incontro della Sperelliana? Interessante, non solo per le erudite riflessioni del prof. Segatori o della psicoterapeuta Arestìa, ma anche per i numeri e la testimonianza del dott. Lazzarini (anestesista dell'ospedale Gubbio-Gualdo). E soprattutto per le poesie interpretate dal Teatro della Fama. Due in particolare mi hanno colpito.
Ve le propongo. Proprio perchè sia, a loro modo, un dono esse stesse. Per rifletterci. Per farle nostre.
Ti auguro tempo
Ti auguro tempo
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più
non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per
ridere;se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perchè te ne resti
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull' orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno,
ogni tua tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
Elli Michler
Un Dono
Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell' animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare
scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.
Gandhi
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