Potrà sembrare una pia
consolazione. Ma leggere che la Lux Vide ha riconfermato Spoleto come
sede della decima edizione di “Don Matteo” il giorno prima della
firma del protocollo tra i comuni di Gubbio e Assisi, fa un po' meno
male.
Non nascondiamoci dietro
un dito. In molti avevano sperato che qualcosa si potesse recuperare
sulla strada “perduta” dopo l'addio nel 2012-2013 della popolare
fiction – dovuta ad una serie di incongruenze, mancanze
istituzionali (da Gubbio), vuoti progettuali ma anche da una serie di
“combinazioni non meglio identificate” che portavano anche a
Palazzo Donini.
Coperta in extremis con
una giustificazione poco plausibile la vicenda dei tanti mila euro
spesi dalla Regione per promuovere la fiction a Spoleto, resta da
chiedersi – per ora senza risposta dai diretti interessati – come
mai in 13 anni dal Palazzo politico più importante dell'Umbria
nessuno, dalla Lorenzetti alla Marini, si sia mai scomodato per
venire a prendere un caffè in Piazza Grande, davanti la scacchiera
del prete detective, salvo poi precipitarsi all'ombra del Duomo
spoletino in occasione del primo ciak nella nuova location.
Che da Spoleto c'abbiano
saputo fare (e anche rifare, vista la decima edizione alle porte) è
fuori discussione: le associazioni di categoria, il consorzio
albergatori e la lobby della ricettività ha di nuovo serrato le
fila, con il comune, non appena si è profilata la “minaccia” che
Gubbio tornasse all'assalto. In questo va riconosciuto che almeno il
sindaco Stirati ci ha provato, intessendo nuovi rapporti e un
tentativo di dialogo con il gruppo Bernabei. Salvo correzioni in
corsa, purtroppo il tentativo non è andato.
Ma per una fiction che
saluta – con tanto di testimonial neo cittadino onorario (anche se
ormai Terence Hill è più popolare come guardia forestale del
fiabesco lago di Braies a Dobbiaco) – molte altre finestre e
opportunità si possono aprire.
Proprio il protocollo tra
i comuni di Assisi e Gubbio è la grande novità di questo periodo.
Qualcuno lo battezzerà come frutto della spinta elettorale della
candidatura Ricci. Sarà anche questo, fatto sta che l'accordo non ha
precedenti e – quel che è peggio – negli anni precedenti nessuno
c'aveva neppure pensato. Neanche una telefonata tra Palazzo Pretorio
e Piazza del Comune ad Assisi.
Del resto cosa volete che
abbiano in comune queste due città (come si chiedeva un amministratore eugubino pochi anni fa)?
Niente, a parte la figura del santo più
conosciuto al mondo, che ha dato il nome all'attuale Pontefice, che
ha percorso i sassi del sentiero che conduce alla Chiesa della Vittorina e al ribattezzato Parco della Riconciliazione, dove ha
ammansito il lupo – parabola simbolo di pace più famosa al mondo –
dove ha vestito il suo primo saio e curato i lebbrosi.
La risposta è volutamente
ironica ma anche da queste colonne, chi vi scrive, la proponeva
dall'inizio degli anni Novanta. E' passato, ahinoi, quasi un quarto
di secolo.
Meglio tardi che mai...
GMA
Editoriale "Gubbio oggi" - febbraio 2015
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