L'estate sta finendo.
La
cantavano a metà anni 80 i Righeira ma dopo un trentennio il motivo
potrebbe essere eletto a inno ufficiale del Gubbio.
L'estate sta finendo ed è
certamente la più lunga della storia ultracentenaria dei rossoblù:
perchè a 2 settimane dal via del campionato il Gubbio non sa ancora
con certezza in quale campionato giocherà.
Colpa di un sistema che
naviga nella totale incertezza da anni e che si riduce a risolvere le
questioni di giustizia sportiva solo al fotofinish. Nulla di cui
sorprendersi, se pensiamo che a fine maggio fu rivoluzionata la
griglia playout per un ricorso pendente da 8 mesi prima.
Colpa anche di un Gubbio
che, a bocce ferme lo si può dire, la scorsa stagione ha fatto di
tutto per complicarsi la vita. E alla fine c'è riuscito con un
suicidio perfetto, a costruire una retrocessione semplicemente
impensabile al giro di boa.
Sarà corsa contro il
tempo, comunque.
Lo sarà se la sentenza di
primo grado che catapulta all'indietro di due categorie il Teramo e
di una il Savona, consentirà ai rossoblù di tornare tra i
professionisti. Perchè la squadra è quasi tutta da costruire. E la
cosiddetta amalgama richiederà qualche buona partita di campionato
prima di entrare a regime.
Sarà corsa contro il
tempo anche se – e l'ipotesi è francamente improbabile – dovesse
tutto essere ribaltato nel processo d'appello. Perchè anche per una
serie D il Gubbio dovrebbe completare il suo mosaico, con la
questione fuoriquota che farà la differenza.
Restando realisti, senza
farsi trasportare da eccessivo ottimismo, si può dire che ad oggi il
Gubbio ha un piede e mezzo in Lega pro. Che vedrà scritto il suo
nome nel girone e nei calendari che saranno stilati la prossima
settimana. Ma che saprà solo al 100% di essere tornato in terza
serie i primi di settembre, a pochi giorni dalla prima trasferta,
chissà dove, magari proprio a Siena dove solo qualche anno fa
l'Inter di Ibra vinceva i suoi scudetti (nella foto a sinistra).
L'estate sta finendo. Ma
mai come quest'anno è stata vissuta in apnea da queste parti. Un
sacrificio che deve essere anche un monito a non ripetere gli errori
del passato: con la prima squadra così come col settore giovanile.
E poi c'è Magi. Che forse
è la garanzia maggiore sul fatto che – anche di rincorsa – la
squadra avrà una sua identità.
Editoriale de "Il Rosso e il Blu" - 21.8.15
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