Ci sono date che hanno
fatto la storia. Altre appartengono alla nostra suggestione: come il
29 gennaio, come lo straordinario gioiello architettonico di Castel
del Monte, opera voluta da Federico II di Svevia e avvolta ancora oggi in più
di un interrogativo.
C'è un solo documento di epoca federiciana
riguardante il monumento ed è un mandato del 29 gennaio 1240, con il
quale il sovrano nato a Jesi, da GUBBIO, ordinava a Riccardo da Montefuscolo,
Giustiziere di Capitanata, di acquistare calce, pietre e quant'altro
fosse necessario "...pro castro quod apud Sanctam Mariam de
Monte fieri volumus".
Non è chiaro se il magnificente castello fosse già in costruzione, o fosse già progettato. E' uno dei tanti misteri che avvolgono questa spettacolare perla architettonica che dal 1996 è giustamente iscritta tra i Patrimoni dell'Umanità, tutelati dall'Unesco.
Tra gli interrogativi che avvolgono e affascinano i visitatori di Castel del Monte, anche le sue forme ottagonali: ottagonali la struttura centrale, come anche le colonne che uniscono le mura perimetrali. Ma anche otto sale al piano inferiore, otto al piano superiore, e una vasca ottagonale al centro del cortile interno.
La forma ottagonale è simbolo di resurrezione, ovvero di mediazione tra la terra e il cielo. Una forma che si ritrova diffusa in chiese e battisteri, nella Cappella di Aquisgrana dove Federico viene incoronato Imperatore, così come nella moschea di Omar visitata dallo stesso durante il suo viaggio a Gerusalemme.
Ma la forma ottagonale è anche quel linguaggio simbolico e architettonico da cui nascono, un paio di secoli dopo Federico II, le forme dei Ceri. O meglio, da cui non possono non essere nate quelle forme che, come dimostrato dal prof. Paolo Belardi nella splendida pubblicazione "Divinae Proportiones", la forma dei Ceri richiama geometricamente e scientificamente i geni dell'arte e della scienza più eccellente dell'epoca, con miriadi di esempi. E con la certezza che un manufatto così perfetto e ligio alle leggi della proporzione, non possa essere stato realizzato da semplici mani artigiane.
Da Gubbio in Puglia:
quante analogie architettoniche e filosofiche con quelle forme
ottagonali, che dalle nostre parti sono molteplice testimonianza di
storia, arte, tradizione. "E che non possono essere considerate
semplici manufatti artigianali, ma autentiche opere d'arte: perchè
nate dal pensiero e dal progetto" (Paolo Belardi).
Da un Federico
(Hoenstaufen) all'altro (Montefeltro), il mistero si fa più intenso
ma anche intrigante...
Ce n'è abbastanza per sentire anche un po' nostro questo 29 gennaio...
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