Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

venerdì 9 maggio 2014

I Ceri ad un passo: e un silenzio interiore, senza un perchè...

Ho notato un particolare. Siamo il 9 maggio e l'ultimo post sulla Festa dei Ceri risale a dicembre.
Non so interpretare questo silenzio. So che c'è stato.
So che sto aspettando una Festa dei Ceri diversa. E forse, un po' come Achille, lo sto facendo inconsciamente in solitario, su una collina, aspettando di vedere "l'effetto che fa".

Sarà che ho lasciato il pezzo sulle "birate". E il cero in città. Non è una decisione reversibile. "Dopo i grandi non ce stanno i grandissimi" dice "Barcarola" (al secolo, Luigi Pierucci), primo capodieci di Sant'Ubaldo in questo 2014.
Decisione impulsiva? Qualcuno me l'ha detto. Ma da qualche parte la muta doveva cominciare a "svecchiare". Ed io - classe 1971 - ero il primo della lista. Certo, se penso che mio padre ha "girato" a 49 anni (e posso dire che "io c'ero" alla tenera età di 16, braccere del mitico Gianni Casoli detto "Fashion") un po' di malinconia e nostalgia per quella stanga viene fuori.

Ma è giusto così. Me lo sono ripetuto, convinto e senza troppi rimorsi. Per soffrire ci sarà tempo. Ci sarà tutto il 15.
Chissà se mi mancherà il nodo allo stomaco, se mi mancherà il gusto arido di una bocca incollata, anche pochi istanti dopo un sorso d'acqua; il fremito delle mani gelide, lo sguardo rapido alle scarpe, per controllare i laccetti. Quella gamba che, negli ultimi anni, accarezzava quasi timidamente la stanga appoggiata per terra - in attesa del via delle "birate" - quasi cercando una complicità, una sintonia, un incastro ideale con quel legno, da condividere quando nel giro di qualche istante sarebbe stato issato sulle spalle (giusto il tempo di sentire il "Nanne" (al secolo, Giovanni Pierini, primo capodieci di Sant'Antonio 1991) urlare: "So le 7 meno 10, tiramolo su!"), prima del fatidico "sinistro avanti".

Ora conta poco, niente, tutto questo. Non ho neppure risfogliato l'album delle foto. Gli anni scorsi capitava, magari per caso, magari passando sul soppalco dove conservo in uno scaffale le istantanee del cero. Quest'anno no. Niente occhiata, niente curiosità.
Mi aspetta un 15 maggio diverso. E po', come nella vita, attendo con curiosità di aprire un capitolo nuovo, inaspettato (nel senso che non so cosa mi aspetta) ma anche inevitabile.
Col cero, poi, proprio come nella vita, ci si abitua a tutto.
Anche a non scrivere di cero per 6 mesi. Senza sapere neanche perchè...

3 commenti:

  1. E’ un po’ come quando si diventa mamme. Quando prima di avere in grambo il tuo bambino, sfidi il destino con un “se mai dopo i Ceri!!” e poi ti ritrovi il 15 maggio con un pancione immenso che sembra dividerti dal resto del mondo. La prima volta. E poi ancora una volta, ti trovi ad avere in braccio un ceraiolo formato scricciolo e uno che stringe la tua mano. E allora osservi dall’alto della tua scelta, quanto i Ceri abbiano senso e ti ccorgi che il tempo è passato, è vero, che non puoi correre dietro al tuo Santo Guerriero, che non puoi permetterti di lasciarti ingoiare dalla folla, di seguirne i movimenti o andarle contro. I Ceri hanno un senso infinito, fatto di mille sfaccettature. Allora scopri che la Festa ha un posto speciale anche per te; scopri scorci di Gubbio vestita a festa, scopri momenti della Corsa di cui non sapevi l’esistenza, senti odori e suoni che fanno anch’essi parte della Festa. E ti accorgi che la tua Corsa è fatta anche di piccoli passi, è fatta di storie senza scatti fotografici e di mute senza un nome. Si apre un nuovo capitolo della tua vita. E’ un po’ come quando si diventa mamme. Buona Festa dei Ceri a tutti!! Michela

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  2. Ci si abitua a tutto...senza sapere neanche perche'...

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