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lunedì 10 novembre 2014

Il coraggio di osare: vale anche per un brand come Gubbio...

Programmare il futuro della citta', imboccare nuove strade. Non per stravolgere il passato ma per fare di quel passato un fiore all'occhiello. E' un po' il filo conduttore di alcune novità che l'autunno anomalo (per le temperature) di questo 2014 ha presentato.

"Il coraggio di osare" e' stato il carburante prolifico di una serie di iniziative destinate a fare da ponte - almeno in questa fase - tra due periodi intensi, come quello della Mostra del Tartufo e della parentesi natalizia con l'attrattivo magnetismo dell'Albero di Natale più grande del mondo, che attende di essere acceso da un secondo Pontefice nel giro di appena 4 anni. Un po' come ogni anno sanno fare gli straordinari campanari dalla torretta di Palazzo dei Consoli.
Osare significa battere nuove strade, intraprendere sentieri che potrebbero apparire improponibili ai piu' scettici. O forse a chi pensa che preservare questa città dai rischi di un deprimente futuro sia semplicemente conservare lo status quo.

Chissà qualche anno fa cosa si sarebbe pensato se qualcuno avesse proposto di distendere per l'intero tracciato di corso Garibaldi un'enorme crescia al testo, farcita addirittura di crema di cioccolato.
L'intuizione lanciata quest'anno nell'ambito di Chocotartufo ha già fatto bingo, riuscendo a riempire il cuore del centro storico come solo gli eventi folcloristici e la stessa Mostra del tartufo erano capaci di garantire.

E in una sorta di passaggio del testimone, la settimana successiva, Gubbio lancia un'altra sfida sempre nell'ambito della promozione eno-gastronomica (che non e' di serie B se si pensa quali risultati siano stati raggiunti altrove): la scommessa dei "Secondi d'Italia" (dopo che i "Primi" sono esplosi a Foligno sulle ceneri della nostra Festa della Pasta) con "Quinto Quarto", il festival dei tagli poveri del vitellone bianco di Chianina, una provocatoria kermesse dedicata a piatti quasi dimenticati per decenni, spariti dalle tavole familiari, soppiantati da surgelati e crocchette ma che ora sono pagati a peso d'oro nei ristoranti degli chef pluristellati.

Valga per tutti l'esempio della "coradella", piatto forte della tradizione locale e sempre piu' apprezzato anche da turisti e forestieri. A Milano, in una minuscola ciotola, lo chiamerebbero finger food: e andrebbe a ruba.
Il coraggio di osare: per fare del brand Gubbio qualcosa di piu' attrattivo. Per fare di semplici ma efficaci idee, qualcosa più che un semplice diversivo.

La citta' ha bisogno di eventi?
Associazioni e privati ci dicono che tentare si puo' e si deve. Osando, coerentemente. Ma osando. Anche a dispetto di chi storce la bocca.
 
 
 
Editoriale "Gubbio Oggi" - novembre 2014




 

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