Confesso la mia ignoranza. Non ne avevo mai sentito parlare. Ci mancava solo il "blue monday", il giorno più triste dell'anno.
Un'equazione algebrico-umorale escogitata da uno psicologo dell'Università di Cardiff, che non sapeva cosa inventarsi, di meglio, che motivare con qualche strano algoritmo questa teoria: un meteo poco incoraggiante, le vacanze di Natale passate, i buoni propositi ormai ricordi lontani, alta demotivazione, tutti fattori che concorrono a determinare la controversa formula che identifica nel 21 gennaio il lunedì più nero dell'anno.
Forse lo sarà stato per CR7, a cui ieri sera non ne è andata a genio una ed ha pure sbagliato dal dischetto. Ma non per me. Mi consolo.
Se penso al blu, che è poi il mio colore preferito, ce n'è uno che si staglia distinguendosi da tutti gli altri. E' il blu della Sardegna. Semplicemente unico.
E così nel mio personalissimo Zeitgeist 2018 (questa sorta di taccuino che alla Rino Tommasi cerco di ricostruire in questi giorni, raccapezzando i flash dell'anno che mi sono lasciato alle spalle), una posizione di rilievo ce l'hanno sicuro quei 10 giorni trascorsi tra giugno e luglio in terra sarda. In una zona meno battuta dal turismo di massa, un po' centrale, un po' periferica, un po' straordinaria. Arbatax, Cala Luna, Cala Mariolu, Cala Gonone, Costa rei, quegli angoli che conservano una parvenza di spirito selvaggio, pur non avendone forse la consapevolezza.
Perchè il flusso turistico è comunque importante, fa comodo, fa Pil e te ne accorgi non tanto dalla densità di infradito quanto da cartelli come quello che ho letto in una delle splendide calette toccate (e fugate) durante un'escursione. Il turista si sa, gode, consuma e lascia rigorosamente per terra i propri rifiuti.
Il blu cobalto di quel mare, misto al verde smeraldo, al turchese riflesso, contagia invece anche chi con la spiaggia non ha un feeling epidermico: ad esempio, me. In quegli angoli di paradiso, però, anche se hai la montagna nell'epidermide, devi arrenderti. E adagiarti sulle onde sperando che quegli attimi non passino troppo in fretta.
Blue monday? Non credo. Anche perchè se c'è un aspetto invidiabile di una vacanza è proprio non sapere che giorno sia.
L'unico che ricordo davvero, in quello scorcio di luglio, cadenzato da qualche partita dei Mondiali (vissuta tristemente come non mai, per l'assenza delle maglie azzurre... quelle sì, unico aspetto di una Blue summer per gli amanti del calcio, davvero da dimenticare) è stato il CR7 day.
Eravamo proprio a Costa Rei ed erano quasi le 7 di sera - segno del destino, CR7 - quando gli immancabili social che ti inseguono anche in Sardegna, annunciavano la firma del contratto che portava in bianconero il giocatore più talentuoso mai approdato in Italia almeno nell'ultimo ventennio. Uno scarabocchio nero griffato in un'isola greca di cui ho presto dimenticato il nome, non di quelle esaltate dai film di Salvatores o cantata da Elio e Rocco Tanica.
Unico dettaglio, l'impazienza di vedere quel tizio che aveva procurato solo dolori da avversario, a farti dire "non vedo l'ora che arrivi settembre": ma è durata qualche minuto. Il tempo di disegnare sulla sabbia qualcosa che ricordasse quel giorno, immortararlo, e ributtarsi nel blu. In quel blu. Che quando ce l'hai addosso, il tempo si ferma...
Oggi invece c'è solo il blue monday. Che poi è quello che è toccato proprio a Cristiano Ronaldo: non gliene andata bene una, contro il piccolo Chievo, e ha pure sbagliato un rigore.
In fondo, è una buona notizia. E' umano come tutti noi, può ciccare anche lui: i ragazzini che amano il calcio, in ogni angolo d'Italia, d'ora in poi avranno un patema in meno, quando andranno sul dischetto...
martedì 22 gennaio 2019
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