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martedì 3 giugno 2014

Dalla magìa dei piccoli, alle spigolature dei grandi: cosa resta di questa Festa dei Ceri 2014...

E' stato un trionfo della spontaneità l'ultimo atto delle feste ceraiole 2014 con i piu' piccoli protagonisti. I Ceri piccoli condensano i significati piu innocenti e autentici della Festa.

E in questa "pellicola della verità" ci stanno pure le sconcezze, quelle che invece, nella stessa giornata, davanti agli occhi di quegli stessi bambini, vedono protagonista qualche adulto.
In genere dissennato o sotto effetto di sostanze alteranti - prevalentemente alcool ma non escludiamo anche dell'altro. In genere con la sola conseguenza di spaventare i poveri ceraioli in erba capitati da spettatori per caso. La speranza e' che capiscano, fin dalla tenera eta', quali esempi seguire e quali evitare.

L'immagine dei tre ceri piccoli insieme nel Chiostro
immortalata dall'arte di Giampietro Rampini
"Per essere grandi bisogna tornare bambini" ha ricordato saggiamente Don Mirko Orsini, Cappellano dei Ceri, nell'omelia di lunedì sera al ritorno dei santi alla chiesetta dei Muratori. Una frase che richiama un principio di S.Agostino ("per diventare grandi bisogna imparare ad essere piccoli") e che si sposa alla perfezione con lo spirito della Festa dei Ceri.
Quello spirito che troppo spesso finisce nel dimenticatoio (per non dire altrove) proprio nel luogo che dovrebbe maggiormente ispirare senso di riconciliazione o quanto meno di responsabilità: la Basilica.
E' quasi inutile ripetere il perché. Chi non l'ha capito ancora, e all'anagrafe magari ha ben oltre i 40 anni, non lo potrà comprendere adesso.
Un plauso e' comunque doveroso per il Cappellano che pur di fronte a scene sconfortanti non si stanca di richiamare i valori veri della Festa. Soprattutto con i più piccoli, cui spetta l'ingrato compito di dare una "sterzata" (servirebbe un capocinque di razza) a certi atteggiamenti. Con più coerenza rispetto a certi "valori" ripetuti a memoria in qualche intervista o nelle frasi di circostanza.

La Festa dei Ceri 2014 finisce definitivamente in un album fotografico. E allora di quest'anno, cosi' strano per il sottoscritto, mi piace rivedere qualche istantanea:

L'arrivo in Basilica -
Inutile sforzarsi. Tra 1000 anni, se esisterà ancora, come credo e spero, la Festa d Ceri, il 2014 sarà ancora ricordato come l'anno in cui il cero di San Giorgio ha "bloccato" il cero di Sant'Ubaldo sulla scalinata della Basilica. Un po' come il '68 (che a Gubbio si rimembra per la caduta sulla "Callata dei Neri"), un po' come il 2004 (caduta sul Corso). Non me ne vogliano i ceraioli santubaldari, ma e' così raro assistere a questi episodi che inevitabilmente quando accadono, lasciano il segno. E' andata bene anche ai noi Santantoniari. Se non altro per lasciare in seconda fila gli smacchi delle cadute messe insieme nel giro di 10' (ma 40 secondi effettivi) tra alzatella e Callata. Anche se, il fatto che se ne parli meno o per nulla, non lenisce le ferite.

Insieme nel chiostro -
Se c'e una foto che sintetizza in modo sublime questo 15 maggio e' l'immagine dei tre ceri nel chiostro. Insieme. Non e' un gesto voluto. Ma e' successo. E questo basta (almeno per quest'anno).

Il drone -
E' stato l'anno del drone. Ne giravano due la mattina del 15, anche se nessuno se n'e' accorto. Ne era rimasto uno la sera, in Basilica, e lo ha intravisto mio figlio che m'ha detto: "Babbo, perchè  sta volando quella playstation con le luci?".
Il video che ne uscito fuori, griffato Giampaolo Pauselli, e' una perla che resta immutabile ad esaltare l'energia, l'effervescenza, l'unicità cromatica e dinamica di una festa che non ha pari. Gli scorci della citta', già valorizzati in altre recenti produzioni video, hanno goduto di un valore aggiunto. E il fatto che tutto aia avvenuto senza minimamente scalfire l'atmosfera del 15 maggio (in passato il precursore Sartori aveva dovuto pagare dazio sul,piano impattante, pur ottenendo un risultato finale sublime) e' il valore aggiunto di un'iniziativa nata dal puro volontariato e dalla passione autentica. Che nessun professionista super pagato saprebbe garantire.

Il San Giorgio a spasso -
Di questa edizione dei Ceri ci resterà anche l'immagine di un anonimo 21 maggio, reso meno anonimo dalla passeggiata goliardica di un Sangiorgiaro... vestito da santo. Qualcuno ha storto la bocca, qualcuno ha parlato di gesto quasi blasfemo. I più hanno sorriso con la giusta leggerezza. Del resto non c'era volgarità e neanche supponenza. Sul piano estetico la ricostruzione era fedelissima. Il San Giorgio itinerante non ha preferito verbo, non ha parlato. Ha attraversato la citta', in silenzio, con il sorriso sotto i baffi (e' il caso di dirlo) gustandosi un "trionfo di corsa" piu' che legittimo. Tra tante manifestazioni di sana"cojonarella" (sopravvive da qualche parte ancora la bietola per fortuna, e a giro tocca a tutti) annoveriamo anche questa.
Ricordandoci che i santi vanno onorati nei modi e nei luoghi opportuni. I nostri, in particolare, il 15 e il 16 maggio.

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