Basterebbe
leggere e fare proprio questo libro, per innamorarsi di una vicenda
umana grondante tenerezza, orgoglio e passione di rara purezza.
"Il
colore e' una variabile dell'infinito".
E'
il libro di Roberta Torre. Il libro che negli ultimi tempi mi ha contaminato
maggiormente di quella permeante emozione che ogni libro - ogni bel
libro - ha il potere di donarti.
Un viaggio. In fondo il libro, altro non è che un viaggio. Un viaggio nell'anima. Di chi lo interpreta. E di chi lo scrive. Specie quando si tratta di una biografia (che essendo biografia di un nonno diventa anche un po' autobiografia).
Quello
che all'apparenza sembra perfino un libricino (poco piu di 120 pagine
in una edizione grafica minuta) si rivela uno scrigno di sensazioni:
la storia avvince, perché scorre via tumultuosa con l'impeto e la
frenesia con cui il suo protagonista, Pierluigi Torre (nonno di Roberta, l'autrice) originario
della Puglia ma trasferitosi presto al Nord per studiare, cresce la
sua passione viscerale per la scienza, la tecnologia, l'evoluzione
ingegneristica degli anni 20-30 del secolo scorso.
Prorompente
e incessante e' la parabola che vede salirlo alla ribalta con scoperte
e invenzioni sempre piu straordinarie in campo meccanico e tecnologico applicati all'aeronautica. Tanto da giungere perfino ad ideare un involucro particolare, capace di registrare tutti i movimenti di un aereo, e di ricostruirne dinamiche ed evoluzioni, perfino dopo la sua distruzione: la scatola nera.
Fino a quando non deve accettare il triste destino: quegli aerei, quel volo, che apparteneva al sogno cullato fin da bambino, erano diventati strumenti di guerra, veicoli di morte, apparecchi di enfasi propagandistica per il regime. Ma la scienza veniva prima, veniva avanti a tutto: anche al fascismo, anche all'ineluttabile futuro bellico.
Fino a quando non deve accettare il triste destino: quegli aerei, quel volo, che apparteneva al sogno cullato fin da bambino, erano diventati strumenti di guerra, veicoli di morte, apparecchi di enfasi propagandistica per il regime. Ma la scienza veniva prima, veniva avanti a tutto: anche al fascismo, anche all'ineluttabile futuro bellico.
Un
racconto delicato, quasi che sua nipote, l'autrice - che e' per altro
autrice televisiva non poco eccentrica e originale - ne abbia potuto
spiare dal buco della serratura i capitoli che uno ad uno vanno a
comporre il puzzle di una vita all'insegna dell'inseguimento. Di una nuova sperimentazione, di nuova nuova scoperta, di un nuovo traguardo scientifico, da donare, da offrire, da condividere con la propria Patria. Come l'invenzione della lambretta, fenomeno tecnologico prima e di costume poi, capace di coinvolgere e contagiare felicemente milioni di italiani: ideata, realizzata e collaudata dall'ing. Torre e dalla sua squadra di fedelissimi, nell'industria della Innocenti - quelli dei tubi, che si chiamano così per il loro produttore - capaci di portare la due ruote italiana, in competizione con la Vespa della Piaggio, alla velocità record di 202 km/h in Germania.
Una
vita, quella di suo nonno, che è il prototipo dell'epopea di una generazione di avventurieri della scienza, capaci di procreare straordinarie novità e di assistere, al tempo stesso, ad un declino - alla fine degli anni 60 - che da generazione diventa anche interiore.
E che, nel caso dell'ingegner Torre, culmina nella ricerca ossessiva, stavolta, di una
invenzione botanica, floreale, nella ricerca spasmodica di un colore. Frutto di esperimenti indefessi
condotti notte e giorno per ottenere dalla propria serra, la nascita spontanea... di una rosa
blu. Quella che adorava sua moglie, malata, e che lui, Pierluigi
avrebbe voluto donarle, prima che fosse troppo tardi.
In
fondo, per uno scienziato, cambia poco sapere che il destino della
propria ricerca e' il futuro del mondo o il sorriso della persona più cara.
L'obiettivo comune e' che la ricerca abbia un punto d'arrivo. E che
quel punto, prima o poi arrivi a destinazione. Se per la persona più cara, ancora meglio.
Roberta Torre |
E
che non tolgono un centimetro dell'empatia naturale che un
personaggio come il Torre riesce a costruirsi, inconsapevolmente,
lungo il cammino. Che poi altro non e' che la sua vita.
Il
colore - in questo caso è il blu - e' una variabile dell'infinito. Proprio come le emozioni che sa
ispirare... Proprio come il profumo di quella rosa...