Sono entrato in "silenzio stampa" con me stesso. Sarà l'estate, sarà la necessità (non solo fisica) di staccare, sarà che per la prima volta, forse, il taso off nelle due settimane di ferie ha assunto un connotato totale.
E così ho voluto staccare anche dal blog. Non che qualcuno si sia strappato le vesti (immagino) ma un po' mi è mancato. Almeno a me. Scrivere è un po' come fare jogging, o dilettarsi in una partita di calciotto: nulla è indispensabile, ma dopo un intervallo di tempo standard, si passa nella dimensione "nostalgia".
Intanto la delusione azzurra dei Mondiali è metabolizzata. Mi sono ripromesso che avrei scritto qualche riga solo a campionato concluso e, dato che si tratta ormai di aspettare più poco, manterrò questo fioretto. A caldo avrei lasciato nero su bianco qualche "scemenza" in più. Il tempo aiuterà a drenare le peggiori. Certo, che nel giro di 3 settimane, rileggendo anche il mio post, ancora un po' fiducioso, del 21 giugno, sembra passato uno tsunami sotto i ponti...
Nel frattempo l'otium balneare ha favorito una lettura intensiva - di parte dei 21 libri affidatimi come immeritato membro della giuria del premio letterario "Onor d'Agobbio" - e soprattutto ha sancito la definitiva stesura su cui sto lavorando da un anno circa, e che ormai vede finalmente il triangolino rosso (restando all'attualità del Tour de France) dell'ultimo chilometro.
Chi vivrà vedrà...
A proposito di libri: tre suggerimenti ci sono per chi si imbattesse in questo post - e nutrisse ancora un briciolo di fiducia nel sottoscritto. I miei parametri di valutazione di un libro sono piuttosto empirici. Direi quasi pitagorici, in quanto stimo la qualità della mia lettura - sui temi e le dinamiche più svariate - in base ai giorni necessari a completare il libro.
Fermo restando il record, al momento inavvicinabile, di "Spostando la notte più in là", di Mario Calabresi (divorato in un giorno solo), sono tutti rientrati nel range tollerabile di una settimana i tre che vi vado a segnalare.
I primi due, non volendo, sono di Longanesi, casa editrice mai banale quanto a scelte, in chiave storica (che adoro) e non solo.
"Un amore partigiano" di Mirella Serri. Per la serie: chi ama immergersi (e anche un po' perdersi) tra i misteri ancora nascosti e non del tutto dissotterrati, del turbolento periodo 43-45, non deve rivolgersi solo a Giampaolo Pansa (la cui lettura comunque non fa male). Appassionante l'intreccio della vicenda del capitano Neri - al secolo Luigi Canali - a capo del gruppo partigiano che catturò Mussolini a Dongo, e poi finito (il Canali) sotto i colpi degli stessi partigiani per un regolamento dei conti su cui si è fatta luce (e giustizia) solo nel 2004. Con lui, legata nell'amore e nella sorte (drammatica), Giuseppina Tuissi, conosciuta come la partigiana "Gianna", staffetta temeraria di decine di missioni, finita nel tritacarne spietato delle esecuzioni post-Liberazione, per una serie di meschine ingiustizie. Singolare quanto intrigante, l'accavallarsi del loro destino, con quello di Claretta Petacci, che seguirà il Duce anche nella sorte e che rivelerà, nelle poche ore trascorse insieme ai suoi guardiani, un profilo inedito rispetto alla storiografia generale. Se vi piace la storia, il noir, un po' di giallo e avete le idee poco chiare su quello che anche la Resistenza ha saputo (per decenni) nascondere, non vi annoierete affatto.
Sempre da Longanesi, un libro che difficilmente lascerà indifferente anche il più distratto e superficiale dei lettori: "Acquanera", di Valentina D'Urbano. La storia misteriosa di tre donne, Elsa la nonna, Onda la madre e Fortuna la figlia, raccontata con l'ormai classica sequenza temporale a step, tra passato, presente e futuro. Tre donne con una dote particolare, e per certi versi irreale. Quella di vedere, sentire o addirittura ascoltare la voce dei defunti. Un racconto che coinvolge e sconvolge, forte anche di una potenza descrittiva potente, con cui l'autrice riesce ad immergere il lettore nell'acqua oscura e macabra di un lago dentro al quale si sono perse vite e si sono costruite leggende. Una storia gravida di tristezza, per il fragile e astioso rapporto tra madre e figlia, sul quale si erge la figura di una nonna capace di sorreggere il peso della nullità altrui. E sullo sfondo, ma con un ruolo da protagonista, appare una quarta figura femminile, Luce, che irradia la parte conclusiva del racconto, finendo per esserne eroina tragica finale. Se avete allergia per i cimiteri, non lo aprite neppure. Altrimenti, sarà probabile che lo finirete nel giro di 3 giorni.
Edito da Cairo, ha invece lo stile di un giallo spensierato e di giocoso intrattenimento, "La tela del Doge", primo romanzo di Paolo Forcellini, che ci accompagna nella sua Venezia attraverso un personaggio - il commissario Marco Manente - alle prese con una fresca separazione, un'irrefrenabile tendenza alla degustazione di prelibatezze locali (anche enologiche), un indiscutibile appeal verso le donne (pure quelle su cui deve indagare), il tutto nel bel mezzo del Carnevale veneziano, tra le calli e le locande di una città immersa nel suo passato, per smascherare le trame di un omicidio misterioso, che nasconde un losco traffico d'opere d'arte, architettato da un insospettabile personaggio altolocato. La trama è avvincente, ma è soprattutto la narrazione che esprime freschezza e stimola una lettura agile e approfondita. Il lieto fine è un po' banale e scontato ma non lascia insoddisfatti: chi ama i polizieschi di provincia (se Venezia può considerarsi tale), le dotte descrizioni culinarie, i raffinati abbinamenti di vini come anche qualche stuzzicante fantasia etorica, non rimarrà deluso. Lo stile ricorda i gialli toscaneggianti di Marco Malvaldi. Con qualche "macchietta" in meno, ma con un personaggio totalizzante, il commissario, che merita di farla da padrone, dall'inizio alla fine. E senza sparare un colpo...
Per ora la lettura finisce qui. Proseguirà, con ritmi decisamente meno intensi, nelle prossime settimane. Obiettivo, quota 21 entro fine agosto. Un piacevole e appassionante tour de force... in attesa di sfogliare un qualcosa di mio...
martedì 8 luglio 2014
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Ho perso! L’estate appena iniziata conta solo 4 libri da parte mia e tutti firmati Coelho; più uno, di cui ho dimenticato titolo e autrice. Quindi 5. Mi capita spesso. Di dimenticare il nome dell’autore. Dimentico titolo e autore non per indifferenza o presunzione, ma perché resto attaccata alle pagine e annullo il resto. Ottimi suggerimenti. Uno di questi tre titoli che raccomandi, mi intriga. Me lo procurerò. Non è possibile leggere tutto ciò che le case editrici propongono, lo riconosco: il tempo non è mai amico. Ho scoperto anche che i libri dai quali ricevo di più, in termini di sentimenti, passione, lezioni di vita, risposte, sono quelli che mi vengono prestati. Anzi, affidati. I libri affidati sono i migliori per la mia vita. E’ come se fossero impregnati delle emozioni di chi mi ha preceduto nella lettura e venissero, per una volta ancora, arricchiti di altro. Ci sono poi i libri che compro e che seguono una sorte differente. Diventano dei manuali, ricchissimi manuali pieni di appunti per ogni verso dei bordi che la mia mano incontra. Sottolineature a non finire. Per non dimenticare. La nostalgia di cui parli la conosco…per chi scrive e si nutre di parole e di silenzi, intesi come spazi; per chi pensa e legge i pensieri altrui e riflette gli stessi arricchendoli con altre immagini fatte di esperienze personali; per chi si spinge oltre ogni volta verso nuovi limiti, quelli che pensava fossero dei limiti, restare “staccati”, per fortuna, è solo un modo di dire.
RispondiEliminaAnch'io spesso prediligo libri già "vissuti", anche se - facendo di incarico virtù - negli ultimi anni avendo dovuto leggere molti libri per la giuria dell'"Onor d'Agobbio" (un compito molto gratificante, perchè ogni libro ti regala una storia, un'emozione, un pezzo di vita altrui che diventa tuo) ho finito per dedicare il (sempre poco) tempo alla lettura di questi testi piuttosto che a qualcosa di suggerito o segnalato da un amico. Spero di avere comunque qualche dritta... Magari potresti consigliarmi uno di quei libri di Coelho (non credo li leggerò a breve tutti e 4)... A presto!
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