L'immagine è volutamente provocatoria.
Un tombino. Attorno, alcuni ragazzi che, incuranti di quanto esalato dalle viscere cittadine - gli umori più nefandi appesantiti dalla mancata manutenzione forse di mesi o forse di anni - si prodigano per "stappare" letteralmente i condotti di immediata coniugazione con le fogne cittadine. Una domenica mattina di sudore e fatica ma anche di grande abnegazione e gratificazione.
Anche perchè all'appello hanno risposto una cinquantina di volontari. Volontari e volonterosi, capaci di prodigarsi - senza alcun necessario corrispettivo - per la propria città.
"Vacci tu a stappare i tombini" verrebbe voglia di rispondere a chi dovesse azzardare a proferire verbo (interrogativo) sull'utilità di questa iniziativa.
E anche il fatto che l'associazione (definizione semanticamente meno ostile di quanto ormai non abbia assunto, inconsciamente, il termine "comitato") si chiami "100 ramazze", vuol dire che nel Dna di chi ne fa parte, non sarà certo la fatica a destare preoccupazione.
E sul piano squisitamente numerico, non va trascurato che per raggiungere l'obiettivo da denominazione ("100 ramazze") domenica si sia fatta già... metà dell'opera.
Una specie di ambasciatori inviati nelle magagne cittadine: questi paiono i ragazzi protagonisti di una domenica mattina che, valore aggiunto dell'intraprendente volontà, si ripromettere di diventare solo il primo capitolo di un libro tutto da scrivere (ad esempio, mercoledì sera nuova riunione a San Domenico).
La città ha bisogno di idee, e quelle ancora un po' latitano. Ma ha soprattutto bisogno di braccia e di olio di gomito, per dare corpo alle idee e sopperire ad un vuoto - non solo amministrativo - che oggi pesa come un macigno. Del resto, un po' come in campo pubblicitario, spot chiama spot: e allora, buona iniziativa chiama e stimola altre buone iniziative.
Senza correre il rischio di cadere in retorica mettendo, ad esempio, a paragone la fattiva operosità di questo gruppo di cittadini con le latitanti attese cui spesso il Palazzo (Pretorio) condanna quegli stessi cittadini (ad es: l'approvazione di un piano per il centro ippoterapico Spirit che attendeva lumi solo... dal 2002).
Dove a spingere, stimolare, incentivare c'è solo, ed esclusivamente, il gusto di esserci. E di dare un contributo alla propria comunità. Senza chiedere nulla in cambio. Quello stesso piacere, spontaneo ed intimo, che ad aprile provai con qualche amico scout, in un sabato pomeriggio, insieme a don Fausto Panfili, nel risistemare e ripulire quel piccolo scrigno architettonico e mistico che è la cappella di San Gervasio, nei meandri del convento di S.Ubaldo. Dove per tre secoli fu conservata la salma del nostro Patrono, ma dove da "qualche secolo", in senso lato, a nessun eugubino era concesso di accedere
E allora, dopo Parco Ranghiasci (ridotta ad una selva neanche troppo oscura, a inizio maggio, e ripulita alacremente dai volontari), ora è toccato ai tombini.
Chissà la prossima missione. Siamo curiosi di conoscerla. E certamente di incoraggiarla. Magari, perchè no, unendoci tutti, ai 50 straordinari ambasciatori di una "Gubbio diversa".
Senza etichette (men che meno politiche) ma con la sola voglia di dare e di amare: ovviamente Gubbio.
lunedì 14 luglio 2014
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