Mantengo la promessa di non parlare di Italia almeno fino a lunedì. Ma alla vigilia della finale del Maracana', con un paese sull'orlo della (esagerata) crisi depressiva, ci si appresta ad assistere a quella che potrebbe essere la piu' appassionante o noiosissima finale dei Mondiali della storia.
Non ingannino i nomi, in nessun senso.
La testa dice Germania, nettamente. Il gap teorico tra la qualità tecnica e la perfezione scientifica del gioco della squadra di Loew - di cui perfino la chioma fluente risponde ad un 4-3-3 molto audace verso l'universo femminile - e lo sparagnino pragmatismo della formazione di Sabella - di cui finora si e' apprezzata piu la quasi caduta per svenimento sulla traversa di Higuain che non le idee tattiche - e' a dir poco eloquente.
La
Germania e' una macchina oliata mirabilmente per macinare gioco,
produrre occasioni da rete e tradurle in modo positivo. Con gli automatismi e la dinamica chirurgica di due squadre (Bayern e Borussia) che danno l'asse portante alla Nazionale, irrobustita dall'autostima di anni di vittorie con i club più titolati. Con in piu
una difesa sufficientemente granitica (4 gol subiti ma quello di
Oscar sul 7-0 non sarebbe neanche da mettere a referto) davanti ad un
portiere semplicemente mastodontico.
L'Argentina
ha finito da un pezzo di specchiarsi su se stessa, finendo per
ammaliare gli ortodossi dell'estetica nei primi turni e poi
puntualmente uscire annegata in qualche ottavo o quarto girato male (le accade da un quarto di secolo).
E' semplice ed efficace, non concede nulla di superfluo al pubblico
che non sia qualcosa che somigli ad un'azione pericolosa nel versante
avverso. Nel dubbio, palla a Messi aspettando l'ispirazione giusta
(che per la verità dagli ottavi in poi si e' limitata all'assist a
Di Maria contro la Svizzera).
Sulla
carta, dunque, e' partita da 2 o 3-0 per i tedeschi.
Ma
quanto conta la carta o il pronostico in una finale secca come quella
del Maracana'? Lo sapremo domenica, ma potrebbe non contare nulla.Non lo dico io, ma la storia di questa competizione, nata nel 1930 con la Rimet e trasformata con la splendida coppa di Cazzaniga nel 1974.
Foto di rito prima della finale Ungheria-Germania O (1954) |
Senza scomodare l'ormai inflazionato "Maracanazo" (la cui rima infelice ispira allusioni piuttosto ironiche), basti pensare ad un paio di squadre restate nel mito ma paradossalmente uscite battute da una finale mondiale.
Nel
1954 l'Ungheria di Puskas, Kocsis e Hideguty che rifila nel primo turno 8 gol (non 7,
ma otto!) proprio alla Germania ovest, salvo poi perderci 15 giorni
dopo in finale per 3-2 (pur con l'ombra degli anabolizzanti che graverà sulle teste germaniche per almeno 20 anni).
Nel
1974 l'Olanda di Cruyff, l'arancia meccanica del calcio, la piu'
totalizzante rivoluzione tattica del calcio moderno, approda
trionfante in finale a Monaco di Baviera, va pure in vantaggio dopo 56 secondi ma alla
fine cede 2-1. Indovinate a chi? Ancora ai tedeschi (stavolta senza
l'ombra del doping, usato invece come pratica religiosa al di là del muro in
casa DDR).
Insomma
proprio la Germania dovrebbe sapere bene che di pronostici si può
pure "morire". E in fondo il colosso teutonico, dopo quelle
due venture, tutt'altro che ipotizzabili, ha alzato la Coppa solo un'altra volta, a Roma, 24 anni fa, con un
rigore generoso (per non dire altro) a 8' dalla fine, al termine di una partita semplicemente inguardabile.
Mattheus e Thon festeggiano a Roma |
In ogni caso,
lasciamo stare i pronostici.
Piuttosto
ci sarà un altro sottile fattore importante domenica a gravare sulla testa dei
protagonisti in maglia bianca (spero, sia quella, al posto
dell'orripilante pigiama rossonero sfoggiato a Belo Horizonte...):
quei 7 gol titanici rifilati al Brasile in casa sua. Non tanto per il
pubblico di casa - che faticherà comunque a tifare Argentina - quanto per se
stessi.
Per la testa, per la psicologia, per la tenuta mentale della gara.
La Germania inconsapevolmente ha creato un'aspettativa e dunque una pressione che potrebbe ritorcersi contro. "Se perdiamo, quel 7-1 non conterà più nulla" si è affrettato a dire Loew in conferenza stampa. Il solo pensare di poter perdere, ad esempio ai rigori, dopo avere umiliato la Selecao, e' un'opzione che rischia difar saltare come un granello di sabbia l'indistruttibile macchina tattica di Joachin Loew.
Che e' sempre arrivato ad un metro dal traguardo, ma non lo ha mai tagliato davanti a tutti.
Joachin Loew |
Di sicuro mai come stavolta la Germania si presenta nettamente favorita, e quasi "condannata" non solo a vincere ma a stravincere contro un'Argentina sulla carta decisamente meno organizzata e fondata essenzialmente sull'estro di un giocatore.
Non dovesse accadere, dovesse succedere l'impronosticabile al Maracanà, una sorta di "Maracanazo" uber alles, forse, il senso di frustrazione, dalla Merkel in giù, sarebbe anche maggiore di quello che stanno vivendo, in queste ore, i 200 milioni del popolo verde oro...
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