Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

giovedì 10 luglio 2014

Storia di finali mondiali: e di pronostici ribaltati (proprio i tedeschi dovrebbero saperlo...)

La storia dei Mondiali e' piena di finaliste nettamente superiori alla squadra che poi e' diventata Campione del Mondo.
Mantengo la promessa di non parlare di Italia almeno fino a lunedì. Ma alla vigilia della finale del Maracana', con un paese sull'orlo della (esagerata) crisi depressiva, ci si appresta ad assistere a quella che potrebbe essere la piu' appassionante o noiosissima finale dei Mondiali della storia.

Non ingannino i nomi, in nessun senso.
La testa dice Germania, nettamente. Il gap teorico tra la qualità tecnica e la perfezione scientifica del gioco della squadra di Loew - di cui perfino la chioma fluente risponde ad un 4-3-3 molto audace verso l'universo femminile - e lo sparagnino pragmatismo della formazione di Sabella - di cui finora si e' apprezzata piu la quasi caduta per svenimento sulla traversa di Higuain che non le idee tattiche - e' a dir poco eloquente.

La Germania e' una macchina oliata mirabilmente per macinare gioco, produrre occasioni da rete e tradurle in modo positivo. Con gli automatismi e la dinamica chirurgica di due squadre (Bayern e Borussia) che danno l'asse portante alla Nazionale, irrobustita dall'autostima di anni di vittorie con i club più titolati. Con in piu una difesa sufficientemente granitica (4 gol subiti ma quello di Oscar sul 7-0 non sarebbe neanche da mettere a referto) davanti ad un portiere semplicemente mastodontico.

L'Argentina ha finito da un pezzo di specchiarsi su se stessa, finendo per ammaliare gli ortodossi dell'estetica nei primi turni e poi puntualmente uscire annegata in qualche ottavo o quarto girato male (le accade da un quarto di secolo). E' semplice ed efficace, non concede nulla di superfluo al pubblico che non sia qualcosa che somigli ad un'azione pericolosa nel versante avverso. Nel dubbio, palla a Messi aspettando l'ispirazione giusta (che per la verità dagli ottavi in poi si e' limitata all'assist a Di Maria contro la Svizzera).

Sulla carta, dunque, e' partita da 2 o 3-0 per i tedeschi.
Ma quanto conta la carta o il pronostico in una finale secca come quella del Maracana'? Lo sapremo domenica, ma potrebbe non contare nulla.
Non lo dico io, ma la storia di questa competizione, nata nel 1930 con la Rimet e trasformata con la splendida coppa di Cazzaniga nel 1974.


Foto di rito prima della finale Ungheria-Germania O (1954)
La storia di questo cammino quadriennale e' costellata di pronostici ribaltati proprio nell'atto conclusivo.
Senza scomodare l'ormai inflazionato "Maracanazo" (la cui rima infelice ispira allusioni piuttosto ironiche), basti pensare ad un paio di squadre restate nel mito ma paradossalmente uscite battute da una finale mondiale.

Nel 1954 l'Ungheria di Puskas, Kocsis e Hideguty che rifila nel primo turno 8 gol (non 7, ma otto!) proprio alla Germania ovest, salvo poi perderci 15 giorni dopo in finale per 3-2 (pur con l'ombra degli anabolizzanti che graverà sulle teste germaniche per almeno 20 anni).

Nel 1974 l'Olanda di Cruyff, l'arancia meccanica del calcio, la piu' totalizzante rivoluzione tattica del calcio moderno, approda trionfante in finale a Monaco di Baviera, va pure in vantaggio dopo 56 secondi ma alla fine cede 2-1. Indovinate a chi? Ancora ai tedeschi (stavolta senza l'ombra del doping, usato invece come pratica religiosa al di là del muro in casa DDR).

Insomma proprio la Germania dovrebbe sapere bene che di pronostici si può pure "morire". E in fondo il colosso teutonico, dopo quelle due venture, tutt'altro che ipotizzabili, ha alzato la Coppa solo un'altra volta, a Roma, 24 anni fa, con un rigore generoso (per non dire altro) a 8' dalla fine, al termine di una partita semplicemente inguardabile.


Mattheus e Thon festeggiano a Roma
Ergo: sono proprio le Germanie meno esaltanti quelle che alla fine hanno brindato. Pur riconoscendo alla Nazionale tetutonica una costanza di risultati che nessun altro può vantare: la quarta semifinale consecutiva (nuovo record) centrata la scorsa settimana, è lì a blindarlo.
 
In ogni caso, lasciamo stare i pronostici.

Piuttosto ci sarà un altro sottile fattore importante domenica a gravare sulla testa dei protagonisti in maglia bianca (spero, sia quella, al posto dell'orripilante pigiama rossonero sfoggiato a Belo Horizonte...): quei 7 gol titanici rifilati al Brasile in casa sua. Non tanto per il pubblico di casa - che faticherà  comunque a tifare Argentina - quanto per se stessi. Per la testa, per la psicologia, per la tenuta mentale della gara.

La Germania inconsapevolmente ha creato un'aspettativa e dunque una pressione che potrebbe ritorcersi contro. "Se perdiamo, quel 7-1 non conterà più nulla" si è affrettato a dire Loew in conferenza stampa. Il solo pensare di poter perdere, ad esempio ai rigori, dopo avere umiliato la Selecao, e' un'opzione che rischia difar saltare come un granello di sabbia l'indistruttibile macchina tattica di Joachin Loew.
Che e' sempre arrivato ad un metro dal traguardo, ma non lo ha mai tagliato davanti a tutti.

Joachin Loew
Stavolta ci riuscirà? Forse. Chissà. Probabile ma non è scontato.
Di sicuro mai come stavolta la Germania si presenta nettamente favorita, e quasi "condannata" non solo a vincere ma a stravincere contro un'Argentina sulla carta decisamente meno organizzata e fondata essenzialmente sull'estro di un giocatore.

Non dovesse accadere, dovesse succedere l'impronosticabile al Maracanà, una sorta di "Maracanazo" uber alles, forse, il senso di frustrazione, dalla Merkel in giù, sarebbe anche maggiore di quello che stanno vivendo, in queste ore, i 200 milioni del popolo verde oro...

Nessun commento:

Posta un commento