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domenica 28 luglio 2024

Il mio "Diario Olimpico": Gli auspici, un mercy a Virginia e una certezza: je suis Leonardo!

 Le XXXIII Olimpiadi dell'era moderna sono entrate nel vivo. Ma il nervosismo delle ore della vigilia di Zeus Olimpio sembra essersi protratto anche durante e dopo la cerimonia di apertura.




Il meteo ci mette lo zampino a condizionare queste prime ore. E dopo aver inzuppato tutti i lieti partecipanti alla cerimonia di apertura, comincia ad incidere anche su alcune delle gare: qualche partita di tennis rinviata ma soprattutto il ciclismo, con le prime medaglie a cronometro che sembrano assegnate a Roubaix più che a Paris. Chissà se col sole Top Ganna al secolo Filippo avrebbe potuto fare meglio. Un argento olimpico è sempre una medaglia..ma viva l'onesta' se a fine gara ammette che non era ciò a cui puntava. Ma un argento non è mai la medaglia migliore degli sconfitti. Specie se ti ritrovi davanti un missile incontenibile come il cronoman belga. Di sicuro in pista non pioverà. E Top Ganna potrà dire la sua anche lì. 



Piccola riflessione sulla cerimonia di apertura. Un potpuorri di coreografie e musiche varie. Belle, suggestive, in uno scenario originale, al di fuori di uno stadio olimpico. Specchio di una Francia cosmopolita e moderna, da grandeur ma senza nostalgie che non appartiene più al cliché di un tempo. Ma che resta un faro culturale (basti pensare a quante parole francesi abbia dovuto utilizzare solo nella frase precedente). Poi c'è l'audience, la necessità di far parlare il mondo di sé. E forse Thomas Jolly, nomen omen, direttore artistico della cerimonia, ha giocato se stesso puntando sull'Ultima Cena di Leonardo e sull'ennesima parodia nei confronti di una religione che non fa più notizia (al di fuori di quanto venga fuori dal Vaticano) se non in questi casi. Bontà sua, si è difeso parlando di inclusione, la cui massima espressione nella storia dell'Umanita' sta proprio in quella scena. Dove il protagonista fu così inclusivo da lasciare a tavola colui che da lì a 2 ore l'avrebbe tradito.
A quando una cerimonia sul buongusto?
Molti hanno bacchettato i bacchettoni richiamando  il celebre "Je suis Charlie Hebdo" (frase rieccheggiata dopo la strage nella redazione del periodico satirico che oso' ironizzare su Maometto). Nel dubbio Jolly ha giocato sul sicuro: sbeffeggiare Gesù Cristo e quei pochi milioni di suoi follower non costa la vita a nessuno. Almeno da 5 secoli. Ci fosse stata altra immagine religiosa in versione drag queen dietro quella tavola, il buon Jolly starebbe già bello nascosto in un'isola polinesiana. A scanso di equivoci. Je suis Leonardo da Vinci.




Cattiveria del giorno. Un grazie - anzi un mercy- è mancato durante la cerimonia: mercy Virginia. Al secolo Virgina Raggi ex sindaco (o sindaca come pure Mattarella ci invita a dire in sintonia con il sempre più imperante main stream) di Roma. Se non fosse stato per lei, e per il suo movimento giacobino, forse oggi staremmo raccontando queste Olimpiadi dalla Citta' Eterna. Che con il delirante passo indietro alla candidatura di Roma 24 da parte della giunta capitolina in pieno clima da bigottismo pentastellato, lascio' 7 anni fa via libera alla opzione parigina. Con buona pace del CONI (che si è rifatto con le Olimpiadi invernali milanesi) e di una Roma che ha visto forse sfuggire un'occasione irripetibile per un make up totale da Terzo millennio. Virginia è passata - e ora sembra voler voler "guerreggare" con il suo segretario nazionale - i cinque cerchi restano. Si' ma sotto la torre Eiffel. E lontani chissa ancora per quanto, dal Colosse
o.



L'auspicio nell'Antica Grecia - quella che partorì le Olimpiadi - era una delle principali funzioni del collegio degli auguri, sacerdoti pubblici, incaricati di stabilire il consenso o il dissenso divino per un'azione intrapresa dallo Stato o dai suoi rappresentanti.
Val la pena ricordarlo leggendo le previsioni mirabolanti sulle possibili medaglie azzurre (41 il record di Tokyo 2021). Pensando che nella cerimonia inaugurale il portabandiera italiano ha perso nella Senna la sua fede nuziale, non immagino cosa avrebbero presagito gli antichi sacerdoti ellenici: speriamo sia solo una favola di Esopo.




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