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lunedì 29 luglio 2024

Il mio "Diario Olimpico": Il primo è un oro nei capelli. Ma gli arbitraggi hanno lo stesso colore della Senna...


Finalmente è arrivato. E non poteva che nascere dall'acqua il primo oro azzurro delle Olimpiadi 2024: in una serata di fine luglio Nicolò Martinenghi da Varese mette la manona 2 centesimi prima di una coppia anglosassone sulla fatidica mattonella del traguardo, nei 100 metri rana. E sbuca fuori dalle corsie con l'aria di chi vuol sapere giusto che ore sono e se il tempo domani sarà sereno. Il tempo è bellissimo, e non importa il cronometraggio, il fatto che in una finale olimpica nessuno dei partecipanti sia andato sotto i 59 secondi, che la prestazione del nostro atleta non sia di quelle eccellenti. E' davanti a tutti gli altri, è oro olimpico - il sesto della storia dal 1896 ad oggi. E Nicolò - che appena 9 mesi fa sorrideva a bordo vasca nella Piscina comunale di Gubbio insieme all'amico Ceccon in uno stage targato TVN - se la ride alla grande sotto il flash di mezzo mondo con quel viso da putto alato, dai capelli spudoratamente dorati, innestato in un fisico da Atleta di Lisippo. Come ti cambia la vita un oro olimpico (tra poco Martinenghi se ne accorgerà). Come ti cambia il medagliere il primo alloro, che fa balzare l'Italia d'un colpo al settimo posto.


La prima domenica dei Giochi ci regala altre tre medaglie, in tutto sono sei, che come media non è male (l'Australia, seconda nel medagliere con 4 ori, ne ha appena 1 in più). Ma ne mancano clamorosamente almeno due (se non tre) all'appello di questa domenica di luci e ombre, che consacra l'avvio promettente del volley - poderosi i maschietti che schiantano il presuntuono Brasile - della ginnastica e del Settebello. E' un colore ocra quello con cui si presenta la Senna in questi giorni. Ed è il colore che vien da abbinare alle performance arbitrali nella scherma, nella boxe e nel judo, vittime altrettante stelle azzurre predestinate ad un gradino del podio: Errigo, Giuffirda e il quasi impronunciabile Mouhiidine si vedono "scippato" un sogno coltivato da mesi o addirittura da anni, da decisioni arbitrali definite assurde dagli addetti ai lavori. E nel caso di Giuffrida - che perde semifinale e finale 3o posto senza che le avversarie facciano 1 punto - pure con i fischi del pubblico francese (non certo generoso verso i colori italici) rivolto ad una direzione di gara indecifrabile. Al di là di visioni complottistiche, che respingiamo, appare sullo sfondo probabilmente il problema di un "peso specifico" del CONI non proprio carismatico agli occhi del CIO. E non per le decisioni in sè, pur cervellotiche, ma ad esempio per designazioni inspiegabili come qualle di spedire lo stesso arbitro "killer" alla judoka romana anche nella finalina di consolazione. 


Arbitraggi color ocra. Lo stesso della Senna, nuova protagonista sul banco degli imputati di questi primi giorni di Olimpiade. Il fiume simbolo di Parigi è una pozzanghera, nonostante i tentativi messianici della sindaca Hidalgo, che nei giorni scorsi si era immersa per dimostrarne la purezza. Di lei non si ha più traccia (mediatica), magari ancora è sotto la doccia a togliere i segni dell'incauto tuffo. Chi non ci sta è il portacolori azzurro Paltrinieri che lamenta non solo le condizioni insalubri delle acque parigine ma soprattutto l'impossibilità di potervisi allenare prima della gara dei cinque cerchi. Dilettantismo o tatticismo? Non sappiamo, Quel che è certo è che una situazione del genere in una Olimpiade romana sul fiume Tevere sarebbe stata nell'occhio del ciclone planetario. A Parigi invece cercano di minimizzare. Speriamo di vederci più chiaro nelle prossime ore...

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