Si è discusso molto della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi. Pochi hanno notato un'immagine che si è ripetuta tra le scintillanti intuizioni (banchetto dionisiaco o leonardesco a parte) create da monsier Jolly: la proiezione di Monna Lisa sulla Senna. Quasi a significare - come triste presagio - che quel "ratto" di Napoleonica memoria, sarebbe stato il refrain di questi primi (e speriamo solo di questi) giorni della kermesse sportiva per eccellenza per i colori azzurri.
Non sono bastate le pantomime arbitrali nel judo (reiterate anche sul povero Lombardo), nè gli enigmatici verdetti della boxe. E' la scherma italiana a gridare vendetta come non mai, pur in una edizione avara rispetto alle altre a cui - dobbiamo ammetterlo - questa disciplina troppo bistrattata e ignorata nel resto degli anni non Olimpici, ci aveva abituato con bottini sempre robusti. Soprattutto nel Fioretto, che appena 12 anni fa a Londra vide un podio tutto azzurro (Di Francisca oro, Errigo argento e la recordman di medaglie Vezzali all'ultimo sprint di bronzo). Quanto accaduto al povero Filippo Macchi, emergente talento toscano, in una drammatica finale contro l'oro di Tokyo tale Cheung da Hong Kong (dove di fioretto si tira da poco più di un lustro), ha del beffardo. La coppia di arbitri asiatici ha ricordato le gesta di Byron Moreno - l'insopportabile giacchetta nera sudamericana che estromesse l'Italia dai mondiali di calcio 2002 in Corea (si va sempre a finire da quelle parti). Le urla isteriche del CT Cerioni hanno rammentato il celebre calcio del Trap alla bottiglietta di acqua a bordo campo, di fronte lo sguardo ebete di un addetto Fifa. E a rimetterci è stato il sorprendente fiorettista di Pontedera che per un argento avrebbe firmato alla vigilia, ma la cui espressione incredula di fronte a reiterate decisioni contrarie (e inspiegabili), resterà una delle immagini simbolo di questa Olimpiade.
Tanto da indispettire (alleluia) perfino l'algido Giovanni Malagò che fino a ieri sera aveva assistito quasi impassibile alla sequenza di "decisioni discutibili" (alias furti sportivi) subiti puntualmente da un atleta azzurro. Sarà protesta formale della Federazione scherma attraverso il CONI al CIO, cosa che non cambierà le sorti di questa sfida ma almeno non si passerà del tutto per fessi - anche in vista delle sfide a squadre. La Senna si sarà pure inghiottita la fede del nostro portabandiera, ma almeno il silenzio codardo che talvolta caratterizza le nostre istituzioni (sportive e non) non le sarà complice.
A proposito di scherma, la storia più toccante ci porta sul gradino più basso del podio, nella sciabola. Occupato nel giro di 48 ore prima dal foggiano Gigi Samele, e quindi in campo femminile, dalla sua compagna, l'ucraina Olga Kharlan, alla sua terza medaglia olimpica. Ma la prima conquistata dopo lo scoppio della guerra. Quella guerra, datata 24 febbraio 2022, che l'ha portata a rifiutare di dare la mano pochi mesi dopo ad una avversaria russa. Quella guerra che non ha rotto la loro unione all'insegna della Sciabola.
Anzi ha indotto Gigi Samele da Foggia ad un gesto quasi eroico: prendere l'auto, pochi giorni dopo lo scoppio del conflitto, e andare a Kiev a riprendersi l'amata scibolatrice, per riportarla a Bologna, in acque sicure. Dove oggi vivono e si allenano insieme. I due bronzi suggellano, oltre che il gesto sportivo, anche un'esperienza di vita che solo la pedana Olimpica riesce a consacrare.
Chiusura con il secondo oro azzurro, ancora dalla vasca dell'Aquatics Centre: un impianto faraonico, ben più ridodante della piccola Piscina comunale di Gubbio - per altro chiusa in questi giorni: ma il comun denominatore dei due vincitori dell'oro azzurro - Nicolò Martinenghi e lo splendido Thomas Ceccon (campione del mondo, detentore del record del mondo e ora anche sesto azzurro di sempre oro nel nuoto) - è che hanno iniziato la stagione in tandem incontrando i giovani appassionati delle arti natatorie della TVN proprio nell'impianto umbro nel settembre scorso. Se non altro, pur con tutte le problematiche della struttura, non si può dire che non porti fortuna: chissà che non possa ispirare di nuovo il ritorno degli Assoluti di nuoto che si disputarono proprio nelle vasche in via Leonardo da Vinci una ventina di anni fa...
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