Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

sabato 6 luglio 2013

"Cate, io". Una storia che ci riguarda... A prescindere da quel che ci dice la bilancia...

Caterina e' una ragazza di 17 anni. Vive in un mondo tutto suo. Il mondo delle "non-persone". Così le chiama, quelli come lei. Gli obesi. 
E vive in una cittadina di provincia, Urbania. Che potrebbe stare in qualsiasi latitudine nel nostro Belpaese perché rispecchia lo stereotipo del paese marginale ma intimo, in cui tutti si conoscono. E questo e' il problema di Caterina.


Quello di nascondere e nascondersi da un mondo che, ne e' certa, la etichetta e la respinge. Perché quando si muove, quando inizia la sua lotta quotidiana per entrare nei vestiti e soprattutto quando esce di casa, Caterina inizia a combattere una guerra silenziosa, un conflitto di quelli pesanti, da linea maginot, dove conquistare qualche metro nella considerazione dei propri amici significa mettere sul piatto un sacrificio immagine di autostima.

Il libro di Matteo Cellini "Cate, io" - vincitore del premio Campiello opera prima ( dedicato agli autori al loro primo libro) - sarà presentato mercoledì a Gubbio, alla Biblioteca Sperelliana. Starà a me, che ho appena finito di leggerlo, porre alcune domande, quesiti, riflessioni all'autore per un racconto che scorre via veloce, scritto in modo agile e forbito al tempo stesso, intelligente e acuto - come la protagonista - che sotto lo spesso strato di adipe, nasconde quasi gelosamente un patrimonio di sapienza, cultura e sensibilità davvero straordinarie.
Ma al tempo stesso mescola con un'energia conflittuale verso il prossimo così alta da impedirle di distinguere chi cerca di stare vicino, per amicizia sincera o per affetto spontaneo, e chi invece la ignora o la bistratta come troppo spesso accade a chi non risponde ai canoni estetici dell'oggi. Sono tutte persone. Comunque distanti e differenti dal pianeta delle "non persone".
 
Tanto da affliggersi continuamente, nel dover sopportare gli sghignazzi, le battute, gli sguardi irridenti di coetanei e non. Tanto da dover scegliere il posto nel bus piuttosto che a scuola, a contatto di finestrino o di muro, per non doversi mostrare su ambo i lati. Tanto da dover paragonare ad una sorta di traversata del mar Rosso ogni suo passaggio nel corso centrale di Urbania. Un microcosmo così asfittico e provinciale, per una ragazza che trascorre il tempo libero leggendo Pirandello, che perfino Urbino, a pochi chilometri di distanza, sembra assumere le dimensione di una metropoli. In cui mimetizzarsi appare meno problematico.
Una storia che nelle prime pagine pare inverosimile ma che invece rivela una realtà spesso misconosciuta nella foresta adolescenziale dei giovani d'oggi. Il complesso per il proprio aspetto fisico, troppo spesso risolto in disagio e in patologie, che si chiamino bulimia o anoressia poco cambia.

In Caterina c'e qualcosa in più. C'e l'intelligenza ma anche un pizzico di aristocratica presunzione che intimamente la porta a schedare il pubblico che ha di fronte, dai genitori agli amici fino ai prof, con la stessa inconscia superficialità di cui spesso lei stessa e' vittima.
Se gli altri si fermano ai suoi chili di troppo, lei parte da questi per ribattezzare l'intero mondo che la circonda come carente, in debito perenne con quello come lei. 
Caterina vive due mondi: quello familiare e quello extra familiare. A casa e' Caterina, appena fuori diventa Cate-ciccia o la miriade di soprannomi che la sua mole ispira.
Finche... Finche' non compie una scoperta, fin quando non giunge al limite del baratro, fin quando non tocca con mano la realtà.
Arrivando finalmente a capire che - come le spiega la professoressa di letteratura (una donna per la quale Caterina va in estasi letteraria ma dalla quale resta fortemente delusa per un episodio) - il mondo e' fatto di maschere. Ognuno e' la maschera di se stesso, e' il personaggio che gli altri dipingono ma anche anche noi stessi finiamo per rappresentarci addosso. 

Senza capire che prima ancora che pretendere amicizia, sensibilità, comprensione e affetto dagli altri, dovremmo essere noi a chiederci: cosa ho fatto per pretendere questi sentimenti?
Un libro che finisce per metterci un po' allo specchio. Senza bisogno di sentirci con qualche chilo di troppo. 

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