C'è una via del centro storico eugubino che da qualche giorno è interdetta al traffico. E' via Fabiani. Egoisticamente chi ci abita - e non lo scrivo a caso - sta vivendo autentici momenti di pace e relax. Manca solo una crema solare, la sdraio e l'"omino" che vende il cocco a mezzogiorno. Meglio che una Spa.
Sì perchè durante l'anno, via Fabiani, è la strada costretta a sopportare il più alto, impattante e invasivo volume di traffico di tutte le traverse di corso Garibaldi. E credo che nel centro storico, in questa poco rilassante classifica, stia tranquillamente in "zona Champions".
Una situazione di impatto acustico-ambientale sempre più grave e sempre più sottovalutata.
Chiamarla strada poi è un complimento, fin troppo signorile. Le superfici ridotte come la pavimentazione che via Fabiani dà a vedere, hanno una sola definizione: mulattiera.
L'introduzione, un po' di parte - per una volta mi perdonerete - nasconde in realtà una riflessione di più ampio respiro. Avvalorata da quanto avvenuto sempre qualche sera fa, sempre in via Fabiani: dopo la chiusura, dovuta alla caduta del cornicione di una finestra dal secondo piano, la strada è rimasta sbarrata. Non si è visto più nessuno, e una sera - essendo rimasto chiuso il corso per la presenza, come avviene spesso d'estate, di un complesso piano-bar - diverse vetture sono rimaste praticamente bloccate in cima a via Maffei. Nessuno aveva avvertito con un segnale che non si passava, nessuno - in quell'orario serale - delle autorità preposte alla vigilanza, era reperibile. E così, dopo qualche esitazione e prendendo atto dell'assenza totale riferimenti a cui potersi affidare per avere risposta, gli automobilisti hanno preferito "rischiare": hanno tolto le transenne e sono transitati sotto il luogo della "caduta cornicioni".
Un episodio che nella sua estemporaneità la dice lunga sulla situazione attuale del centro storico eugubino. Dire che "cade a pezzi" non è più neppure metaforico. Quanto al rapporto con le istituzioni, si può riassumere in un punto interrogativo all'insegna dell'incertezza.
E' un po' come se Palazzo Barbi - dall'alto di un'austerità di almeno 3 secoli - avesse voluto lanciare il suo grido d'allarme. Fortunamente incruento. Un messaggio cifrato ma ben visibile.
La città, nel suo cuore pulsante, chiede maggiore attenzione (da privati come dal Pubblico) e i cittadini non possono più assistere ad una situazione di stallo che purtroppo si tocca in diversi settori.
I numeri del turismo, ad esempio, sono agghiaccianti: la speranza è che agosto inverta la tendenza, altrimenti il 2013 sarà destinato a diventare il vero annus horribilis.
L'operatività edilizia ed urbanistica è legata a 3-4 progetti che coinvolgono quasi esclusivamente aree d'espansione e centri commerciali: mentre il centro storico resta come "ingabbiato" tra strade fatiscenti, lavori lasciati a metà, "cattedrali nel deserto" ed ecomostri da sobborgo metropolitano. Un quadro non certo imputabile all'attuale reggenza (il Commissario D'Alessandro sta ascoltando parti sociali e assocategorie, ha incontrato Provincia e Regione, ma non può certo risolvere in poche settimane problemi annosi). Ma che non trova al momento spazio in alcun dibattito di quella classe politica che tra qualche mese tornerà a candidarsi alla guida della città.
L'unico aspetto consolante è che forse peggio di così non potrà andare. Ma è meglio non scoprirlo...
venerdì 26 luglio 2013
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