Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

mercoledì 10 luglio 2013

La favola di Giaccherini... anche se oggi il principe, se può, si vende pure la zucca...

Non tutte le favole finiscono in carrozza. O meglio. Qualche volta la carrozza non e' esattamente quel che si attendeva o sognava.
Nel calcio di oggi, poi, finisce pure che il principe non solo non aspetti più Cenerentola. Ma se capita l'occasione, vende pure la zucca.

Il piccolo grande Giaccherini se ne va. Lascia la Juventus e vola in Inghilterra dove ad attenderlo ci sarà il Sunderland (squadra di Paolo Di Canio), un'anonima maglia biancorossa (che ad Emanuele ricorderà chissà magari la Vis Pesaro da bambino) e un meno disprezzabile contratto da 2 milioni di euro l'anno.
Perché anche Cenerentola, se vuole, sa farsi pagare bene.

La favola di Emanuele Giaccherini parte dalla Romagna più tipica, quella dei viali alberati o del lungomare dove il profumo della piadina si confonde con l'aroma delle creme solari. Non e' un gigante, non e' un fuoriclasse, e non ha bisogno di incontrare Mourinho per capirlo. Gli piace il calcio, come a milioni di ragazzini, ma e' piccolino. Probabilmente il più piccolo dei suoi amici, quello che le prime volte in spiaggia rischia di finire sempre in porta o magari un po' sbeffeggiato da qualche sbruffoncello di passaggio.

Una scena simile a quella a cui ho assistito anche quest'anno osservando un gruppo di pargoli (e trovando un'insospettabile forza di non reagire ed evitare qualsiasi intervento, perché da certe prepotenze e' importante riuscire a tirarsi fuori con le proprie forze e soprattutto intelligenze...).
Giaccherini deve essere stato uno di questi bimbi, un po' sfigati nelle proporzioni ma tenaci, poi cresciuto sarà entrato nelle file di giovanili locali (Cesena o giù di li) per ritrovarsi neanche ventenne confinato a Bellaria, in una squadra che era un mix tra giovanotti ormai esperti (Tasso, in B molti anni, Giacometti per una vita capitano del Gubbio) e qualche giovincello alla ricerca di una qualche consacrazione (Marchi anch'egli eugubino, o un tale Juanito Gomez, uno dei tanti argentini alla ricerca di gloria italica).
"Dove vuoi che vada a finire uno come me?" si sarà chiesto il piccolo Emanuele quel giorno in cui voleva smettere, trovarsi un lavoretto, ritagliarsi finalmente un po' di tempo con gli amici, la ragazza e qualche salto in discoteca in più del solito.

Non so chi, non so cosa, ma quel pensiero e' sfumato, se ne e'andato.
Emanuele ci ha creduto e ha trovato un inaspettato mentore in Pierpaolo Bisoli, a Cesena. In maglia bianconera - un colore che diventerà profetico - riesce finalmente a realizzarsi, sembra aver trovato un ruolo, una dimensione, una capacita' realizzativa e quella versatilità tattica che oggi e' il valore aggiunto di parecchi calciatori.

Diventa uno dei punti di forza del Cesena neo promosso in serie A e dopo un'amichevole al "Barbetti" contro il neo promosso Gubbio in serie B, con in campo l'ex ternano Candreva e l'ex folignate Parolo (anch'egli pupillo di Bisoli), la chiamata della Juve. E' l'agosto 2011.
In  meno di due anni, per Giaccherini arriva la scarpetta fatata, succede di tutto, nel bene e nel meglio. Come in una centrifuga felice di successi, arrivano le presenze in A, i gol, gli apprezzamenti con tanto di due scudetti, la definitiva consacrazione, l'exploit tecnico e tattico. E la maglia azzurra. Il gol record dopo 19" contro Haiti e il Maracana'. Il Brasile e la fiondata alle spalle di Julio Cesar che ha ammutolito la torcida.
Prandelli non e' uno che non può notare gente come Giaccherini. Quei personaggi che sono tutto meno che personaggi, di cui non conosci neppure la voce - tanto rare sono le interviste - ma che sai benissimo come possono muoversi in campo. E quanto possano darti.

La storia del calcio - e dello sport - e' zeppa di Giaccherini in ogni latitudine. Perché le vittorie non possono fare a meno dei gregari.
Come le favole non possono fare a meno di Cenerentola.

Che poi Cenerentola diventi una principessa per sempre e viva felice e contenta tutto il resto dei suoi giorni, questo lo lasciamo alla fantasia dei fanciulli. Senza neanche soffermarci a pensare come sia finito l'idillio con il principe.
Nella realtà del calcio di oggi, il pragmatismo ci dice che se la zucca diventa carrozza, quella va subito pesata. E messa all'asta. A beneficio del primo emiro di passaggio.
Giaccherini salpa. Qualcuno forse non se ne accorgerà.
Secondo me, finirà silenziosamente per mancarci. In attesa di ritrovarlo, pimpante come sempre, in maglia azzurra...

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