Non tutte le favole finiscono in carrozza. O meglio.
Qualche volta la carrozza non e' esattamente quel che si attendeva o
sognava.
Nel calcio di oggi, poi, finisce pure che il principe
non solo non aspetti più Cenerentola. Ma se capita l'occasione,
vende pure la zucca.
Il piccolo grande Giaccherini se ne va. Lascia la
Juventus e vola in Inghilterra dove ad attenderlo ci sarà il
Sunderland (squadra di Paolo Di Canio), un'anonima maglia biancorossa
(che ad Emanuele ricorderà chissà magari la Vis Pesaro da bambino)
e un meno disprezzabile contratto da 2 milioni di euro l'anno.
Perché anche Cenerentola, se vuole, sa farsi pagare
bene.
La favola di Emanuele Giaccherini parte dalla Romagna
più tipica, quella dei viali alberati o del lungomare dove il
profumo della piadina si confonde con l'aroma delle creme solari. Non
e' un gigante, non e' un fuoriclasse, e non ha bisogno di incontrare
Mourinho per capirlo. Gli piace il calcio, come a milioni di
ragazzini, ma e' piccolino. Probabilmente il più piccolo dei suoi
amici, quello che le prime volte in spiaggia rischia di finire sempre
in porta o magari un po' sbeffeggiato da qualche sbruffoncello di
passaggio.
Una scena simile a quella a cui ho assistito anche
quest'anno osservando un gruppo di pargoli (e trovando un'insospettabile forza di non reagire ed
evitare qualsiasi intervento, perché da certe prepotenze e'
importante riuscire a tirarsi fuori con le proprie forze e
soprattutto intelligenze...).
Giaccherini deve essere stato uno di questi bimbi, un
po' sfigati nelle proporzioni ma tenaci, poi cresciuto sarà entrato
nelle file di giovanili locali (Cesena o giù di li) per ritrovarsi
neanche ventenne confinato a Bellaria, in una squadra che era un mix
tra giovanotti ormai esperti (Tasso, in B molti anni, Giacometti per
una vita capitano del Gubbio) e qualche giovincello alla ricerca di
una qualche consacrazione (Marchi anch'egli eugubino, o un tale
Juanito Gomez, uno dei tanti argentini alla ricerca di gloria
italica).
"Dove vuoi che vada a finire uno come me?"
si sarà chiesto il piccolo Emanuele quel giorno in cui voleva
smettere, trovarsi un lavoretto, ritagliarsi finalmente un po' di
tempo con gli amici, la ragazza e qualche salto in discoteca in più
del solito.
Non so chi, non so cosa, ma quel pensiero e' sfumato,
se ne e'andato.
Emanuele ci ha creduto e ha trovato un inaspettato
mentore in Pierpaolo Bisoli, a Cesena. In maglia bianconera - un
colore che diventerà profetico - riesce finalmente a realizzarsi,
sembra aver trovato un ruolo, una dimensione, una capacita'
realizzativa e quella versatilità tattica che oggi e' il valore
aggiunto di parecchi calciatori.
Diventa uno dei punti di forza del Cesena neo
promosso in serie A e dopo un'amichevole al "Barbetti"
contro il neo promosso Gubbio in serie B, con in campo l'ex ternano
Candreva e l'ex folignate Parolo (anch'egli pupillo di Bisoli), la
chiamata della Juve. E' l'agosto 2011.
In meno di due anni, per Giaccherini arriva la scarpetta fatata, succede di tutto, nel
bene e nel meglio. Come in una centrifuga felice di successi, arrivano le presenze
in A, i gol, gli apprezzamenti con tanto di due scudetti, la
definitiva consacrazione, l'exploit tecnico e tattico. E la maglia
azzurra. Il gol record dopo 19" contro Haiti e il Maracana'. Il Brasile e la
fiondata alle spalle di Julio Cesar che ha ammutolito la torcida.
Prandelli non e' uno che non può notare gente come
Giaccherini. Quei personaggi che sono tutto meno che personaggi, di
cui non conosci neppure la voce - tanto rare sono le interviste - ma
che sai benissimo come possono muoversi in campo. E quanto possano
darti.
La storia del calcio - e dello sport - e' zeppa di
Giaccherini in ogni latitudine. Perché le vittorie non possono fare
a meno dei gregari.
Come le favole non possono fare a meno di
Cenerentola.
Che poi Cenerentola diventi una principessa per sempre e viva felice e contenta tutto il resto dei suoi giorni, questo
lo lasciamo alla fantasia dei fanciulli. Senza neanche soffermarci a
pensare come sia finito l'idillio con il principe.
Nella realtà del calcio di oggi, il pragmatismo ci
dice che se la zucca diventa carrozza, quella va subito pesata. E
messa all'asta. A beneficio del primo emiro di passaggio.
Giaccherini salpa. Qualcuno forse non se ne
accorgerà.
Secondo me, finirà silenziosamente per mancarci. In
attesa di ritrovarlo, pimpante come sempre, in maglia azzurra...
mercoledì 10 luglio 2013
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