L'orologio del mondo: Alexander platz |
Fermo restando che i tedeschi, storicamente, non fanno nulla per risultare simpatici, vittime inconsapevoli di un retaggio storico-popolare che li rende epidermicamente ostili a tutti i propri "vicini" (con la inconfondibile cadenza vocale "da porcospino" come fanciullescamente la descrive Molesini nel suo ultimo romanzo)
Da queste parti non è solo bello venire e visitare, toccare e assaggiare, scoprire e incuriosirsi. Berlino - ma forse può valere anche per altri lidi tedeschi - offre l'impressione, il suggerimento, la sensazione... che sia ancora più interessante viverci. Con una valigia sufficientemente capiente per sè e i propri cari - ma senza troppo ingombro perchè sorprendentemente i prezzi visti in vetrina non sono da metropoli - e con un buon bagaglio di inglese che, a dispetto dei nazionalismi di ieri e di oggi, è seconda lingua universale anche intorno al Check point Charlie.
Un paio di flash per capire e capirci.
La linea S (treni di superficie) che si distingue dalla linea U (metropolitana): in comune hanno la puntualità... |
E devo dire che è proprio così.
Pur sui binari di una breve esperienza di 3 giorni, Berlino appare davvero come la "città da bere" del XXI secolo (parafrasando un popolare spot anni 80 che reclamizzava Milano). Puoi berla con la cannuccia o senza, Berlino, e perfino tirare su quando ormai la lattina è quasi vuota, provocando quella sorta di "ruttino" fastidiosissimo e un po' equivoco, con la cannuccia, che fa pensare che tu stia morendo di sete. E che sicuramente non hai studiato galateo.
Perchè Berlino sembra fatta su misura per tutti: per chi ha voglia di fare, per chi ha idee, per chi ha fantasia, ma anche per chi vuol farsi la sua vita tranquilla. Sapendo che a quell'ora, qualunque cosa accada, qualunque cosa ti attenda in quella giornata, il treno o la metro arriveranno sicuramente. Senza sgarrare di 1 minuto.
Giri la città che è una bellezza con una decina di linee metropolitane tutte collegate tra loro e tutte diramate in modo capillare - che a guardare, più che la cartina logistica di una capitale europea, sembra di vedere un sistema nervoso altamente sofisticato. E dopo 2 giorni sai già i tuoi percorsi a memoria.
La città non ha storia, di per sè. I residui, o meglio le vestigia superstiti dai bombardamenti del '45, sono rari e custoditi gelosamente. Ma spesso si confondo con ciò che è stato ricostruito (lo stesso Bundestag, con una cupola di vetroresina che riproduce quella attuale). La storia recente, quella del trentennio nel muro, è tutta nei "casermoni" stile Ddr che ancora sopravvivono, mimetizzandosi tra l'avvenirismo di Postadmer plaz - dove il neo senatore a vita, Renzo Piano, ha superato se stesso - e i resti (restaurati) dei palazzi sette-ottocenteschi del viale dei Tigli.
La storia, quella vera, ti attende nei musei di Berlino (ci vorrebbe una settimana solo per visitarli tutti). Mi sono limitato al più stupefacente, la visita al Pergamon, con i tanti e preziosi resti di una delle Sette Meraviglie dell'antichità e della fantastica porta di Babilonia - tutto frutto degli scavi archeologici di fine XIX secolo. L'attualità è quello che invece ti circonda nel resto della città.
Il futuro? Di quello non ci si dovrebbe preoccupare.
Per averne una visione, basta salire - dopo un paio d'ore di attesa, spesa bene nel riedificato quartiere medioevale di Nikolaiviertel - in cima alla cosidetta Torre della televisione: e abbagliarsi della vista di tutta la capitale tedesca, di questo girovagare tra architettura di regime e post-moderna, di reticula medioevali e di quartieri dormitorio (in estrema periferia) andando a riconoscere, come in un plastico in scala, i luoghi conosciuti e quelli che nascondono chissà quale storia. Chissà quale Berlino.
Sapendo di aver vissuto il suo volto migliore. E di aver preso contatto con un luogo che, retaggi a parte, prima o poi mi rivedrà... O almeno lo spero...