Chi ha buon senso lo usi, recitava un antico adagio.
E spesso la saggezza pura sta confinata in frasi come queste, sentite ripetere da un nonno durante qualche chiacchierata intorno ad un tavolo in una sera d'estate.
Chi ha buon senso lo usi, potrebbe essere anche il leit motiv di questi giorni nei Palazzi della politica romana, dopo la sentenza di condanna del Cavaliere che vede tramontare, a poco meno di 20 anni dall'annuncio della sua discesa in campo (gennaio 1994), la sua parabola politica.
Come dire che parlare di "ventennio", nella nostra penisola, non porta granchè bene...
Ci sarà tempo per dare un giudizio, trovare una definizione, individuare un motivo saliente di questi 20 anni (che comunque la si veda, nei libri di storia, saranno etichettati come "era Berlusconi").
Per adesso c'e da capire quel che accadrà. E se il Paese - per dirla col direttore de "La Stampa" Calabresi - debba pagare il prezzo di questa sentenza. E del continuo braccio di ferro tra Berlusconi e la Magistratura.
"Quando il sasso rotola a valle" scrive Stefano Folli sul "Sole24 ore", finisce per combinare comunque disastri. E il sasso che e' stato fatto rotolare dal Palazzaccio (sede della Consulta) e' di quelli che faranno anche l'eco.
Dopo le prime reazioni di sostanziale "bon ton" istituzionale, improntato a dichiarazioni soft e di circostanza, la temperatura in 24 ore e' schizzata a livello di febbre virale. Le frange "estreme" del PDL - ormai prossimo a tornare a chiamarsi Forza Italia con un'operazione che probabilmente si rivelerà una Salo' del centro destra - hanno alzato i toni e chiedono "giustizia", a loro modo di vedere, sotto forma di grazia da parte di Napolitano.
Che ovviamente non la concederà (perchè dovrebbe?).
Non conosco la vicenda giudiziaria Mediaset nei suoi dettagli, e quindi giudizi di merito sono da evitare. Certo e' che, da un lato, se tutti i procedimenti pachidermici del nostro sistema giudiziario, conoscessero il fenomeno di accelerazione registrato per evitare la prescrizione di questo caso, staremmo decisamente messi meglio.
Chi insomma sostiene che in certi casi è il nome dell'imputato a dettare i tempi dei processi, non ha tutti i torti.
Al tempo stesso appare ormai stucchevole l'ìnsofferente litania del Cavaliere e dei suoi seguaci nei confronti del tema Giustizia. Che va sì riformata, e ce n'è bisogno da decenni, ma i fautori della sua "rivoluzione copernicana" non possono essere i tolemaici della politica italiana.
Insomma la verità - tra chi chiede a Berlusconi di far pagare il conto di una condotta politica e imprenditoriale spregiudicata e chi si difende accusando la Magistratura di fare a sua volta azione politica - forse sta in mezzo.
Senza rischiare generalizzazioni. Nel centro destra ci sono anche politici carichi di senno che in queste ore si adoperano per non far saltare il banco, nella Magistratura ci sono pm esemplari che non guardano etichette e partiti, nè sono mossi da strategie persecutorie. E' un problema di percentuali differenti, semmai.
Ma in questo momento una nuova crisi di governo, una crisi dell'esecutivo Letta che in Europa come tra gli italiani sta godendo di crescente fiducia, sarebbe deleteria. Come se il dietologo riempisse di nutella il paziente in cura. Temendo che sia anche affetto da diabete.
Piuttosto l'uscita di scena del Cavaliere (fragorosa o meno sarà comunque un'uscita di scena), rappresenta una storica opportunità per i due partiti di maggioranza del Paese, che ancora oggi - a meno che non sia smentito nel giro di poche ore - sostengono il governo, unico possibile, in grado di non far precipitare il Paese.
Il PDL ha l'occasione per dimostrare di poter camminare con le proprie gambe, anche se inevitabilmente la non candidabilità di Berlusconi si pagherebbe in termini elettorali (sul breve ma non è detto che sia così anche a medio termine se si individuasse nelle forme giuste, un suo successore che certo non può chiamarsi Santanchè o Verdini).
Il PD ha l'occasione per dimostrare di poter fare politica, avere strategie, candidarsi anche a guidare il Paese senza dover agitare lo spauracchio del "nemico" berlusconiano, che ne ha tormentato i sonni e condizionato i programmi nell'ultimo Ventennio.
Detta così, sembra facile. Ma il groviglio è assai complesso. E il rischio del caos resta dietro l'angolo. Con i vari estremismi (Lega, Grillo, Vendola) pronti a far cedere l'asse portante del Governo.
Per un successo effimero. E un futuro del Paese senza alcuna prospettiva.
Per orara l'Italia continua ad averne poche di prospettive (di sicuro, una si chiama Enrico Letta). Ma su quelle poche va costruito il domani...
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