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lunedì 7 aprile 2014

Gubbio-L'Aquila... Il meglio ancor prima del fischio d'inizio

Quando il gesto esemplare arriva dalle curve. E la follia di cui vergognarsi si consuma in campo.
Gubbio-L'Aquila e' stata anche questo.
Una partita di calcio che non poteva restare come le altre. Nel giorno del quinto anniversario del drammatico sisma del 2009, costato la vita a 309 persone, e di cui il capoluogo abruzzese porta ancora oggi profonde ferite. Non poteva restare indifferente Gubbio e gli eugubini: che da agosto devono fare i conti con uno sciame sismico carico di enigmi e tensioni. Che il terremoto conoscono bene perché ciclicamente viene a bussare in queste lande, figlio di una faglia Appenninica costantemente turbolenta.
Per di più quest'anno e' il 30mo anniversario dell'ultimo grande sisma con epicentro a Gubbio: 29 aprile 1984, una domenica mattina poco dopo le 7. Tanti danni, molte macerie, per fortuna nessuna vittima.

Insomma non poteva passare inosservata una partita così, in una data così. E allora il meglio della domenica per una volta e' arrivato prima del fischio d'inizio e fuori dal rettangolo verde.
Con l'applauso corale dello stadio, con la curva ospiti che esponeva il suo primo struggente striscione: “9 aprile 2009: L’anima è ferita e il cuore infranto”. E con le squadre a regalare le magliette appositamente stampate per la ricorrenza e indossate all'ingresso in campo dai 22. Fischio d'inizio e dalla curva eugubina spunta uno striscione di solidarieta' vera e di comprensione profonda: "Il sisma non si può prevedere ma la vergogna è non ricostruire". L'applauso e' di nuovo generale, con molti tifosi che si alzano in piedi.
E dalla curva aquilana un nuovo sussulto: "L'Aquila risorgerà con la sua gente accanto”. Da li' si quieta la commemorazione e inizia la festa, con un tifo scatenato e colorito che accompagna la squadra di Pagliari fino al 90', fino alla sua nona vittoria esterna stagionale, preludio di playoff nei quali questa squadra potrebbe essere la grande sorpresa.

E il campo? Quello per una volta passa in secondo piano: con una sola protagonista, L'Aquila, e con il Gubbio, a fare da sparring partner, quasi avesse deciso prioritariamente di lasciare la scena agli ospiti. Purtroppo sappiamo che non è così, purtroppo la follia agonistica di qualche giocatore ha compromesso la partita quando ancora non era finito il primo tempo e la gara era in parte recuperabile.

Con lo 0-4 finale invece scorrono i titoli di coda per il campionato del Gubbio, che ormai non ha più nulla da dire né da chiedere. Titoli deludenti, altalenanti, contraddittori, in cui purtroppo l'unica costante è il cartellino rosso: ben 19 in 27 partite, con 4 incontri terminati in 9 uomini.

Serve tirare una linea, resettare, e ripartire da quel che buono può esserci, con tre punti cardinali: l'accordo con il Parma, per i suoi risvolti economici, l'accordo con le scuole calcio locali per un settore giovanile di grande respiro, e un profilo basso, al limite del silenzio totale, da parte della società nelle dichiarazioni di inizio stagione.
Il risultato che ci auspichiamo? Più che quello che campo, che pure conta, quello sugli spalti: quello offerto ad esempio, dal pubblico dell'Aquila...

 

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