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sabato 26 aprile 2014

Il senso di questo 25 aprile? Si chiama Carol Wojtyla...

Per anni è stata una bandiera da sventolare, una data "di parte".
C'è voluto del tempo perchè il 25 aprile diventasse davvero la Festa della Liberazione. E non solo la festa di alcuni a scapito di altri. Un po' come le ferite che ci mettono a cicatrizzarsi, anche questa ricorrenza ha avuto bisogno di qualche decennio di rodaggio, perchè non fosse solo a tinta rossa. Non appartenesse solo a quella parte del Paese che, pur nella legittima rivendicazione delle proprie idee - al netto di quanto la Storia ha poi decretato - non rappresentava tutto il Paese. E neanche tutti coloro che quella Liberazione avevano contribuito a costruirla e soprattutto a mantenerla nei decenni successivi.

Ma lasciamo stare la storia, almeno stavolta.
Sì perchè questo 25 aprile 2014 ha un nome e un cognome: Carol Wojtyla. Qualcuno dirà, ma chi? Giovanni Paolo II?
Sì, proprio lui. Che domani, in data 26 aprile, sarà proclamato Santo da Papa Francesco, insieme a Papa Roncalli, il Pontefice del Concilio Vaticano II.
Wojtyla però è anche un'icona di libertà. Lo è per il suo popolo, lo è per la Polonia, che non a caso vive questi giorni come una sorta di festa nazionale. Una delle aree più martoriate dell'Europa, costretta a subire gli "ismi" peggiori del XX secolo - dopo averne viste di tutti i colori anche in quelli precedenti - ed essere trasformata in "merce di scambio" proprio alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, dal famigerato patto Moltov-Von Ribbentrop (ebbene sì, nazisti e stalinisti scesero a patti, prima di darsele in guerra).

Con Lech Walesa, leader di Solidarnosc, il sindacato
che si oppose al regime comunista polacco
Cosa c'entra con tutto questo Papa Giovanni Paolo II? C'entra eccome. Perchè fu proprio lui, insediato alla fine degli anni Settanta, a ergersi non solo come Vescovo di Roma e capo della Chiesa cattolica. Ma anche come simbolo di libertà. Di una libertà che nessuno, in quegli anni, aveva il coraggio di invocare. Che sebbene con i distinguo sopraggiunti dopo Budapest e Praga, anche in Italia si faticava ancora a focalizzare. Mosca non era più il sole, ma i problemi di Varsavia e delle altre capitali dell'Est Europa apparivano lontani. E forse pure pretestuosi.
Wojtyla fu il primo a parlare di libertà. Una libertà inseguita e conquistata negli anni, attraverso le parole, l'esempio, le esortazioni.


13 maggio 1981, Papa Wojtyla è stato appena colpito
dal colpo di pistola di Ali Agcà
Attraverso la fermezza con cui affermava quei principi in cui credeva. Sapendo di doverci mettere non solo la "faccia" - tanto per dirla alla moda di oggi - ma se necessario anche la vita, che rischiò di perdere in un pomeriggio di maggio del 1981, proprio in piazza San Pietro. Saperlo proclamato santo, per la mia generazione, significa tanto: non solo perchè è un santo che abbiano visto, sentito parlare, conosciuto, con il quale siamo cresciuti. Ma perchè ha saputo dare speranza a chi non l'aveva. Dare forza a chi cercava un appiglio su cui reggersi: anche in quelle battaglie nascoste per la libertà.

Oggi quell'uomo è proclamato santo. In Polonia è venerato fin da quegli anni.
Perchè riuscì, senza sparare un colpo, ma con la forza della fede e l'illuminazione della sapienza, laddove guerre, milizie, eserciti in passato avevano fallito.
Per l'Europa - dilaniata dalla crisi e dal giogo dei patti di stabilità - oggi le libertà da cercare sono altre, apparentemente meno cruente ma non meno inquietanti per il futuro. Servirebbe un altro Wojtyla, anche senza la veste papale, per iniettare quella stessa energia che vedevamo scorrere nei milioni di persone che lo invocavano, in ogni piazza della terra.

La folla oceanica di Varsavia lo osanna
Non so se la Polonia oggi festeggi, magari in un'altra data, la propria liberazione dall'impero sovietico e dalla cortina di ferro: forse da quest'anno il suo 25 aprile diventerà il 26.
E tra qualche anno sui libri di storia leggeremo di questo Papa diventato santo: magari anche per la sua straordinaria capacità di unire i popoli, di sostenere gli ultimi, di parlare ai giovani, di richiamare l'irresistibile forza evocativa della fede. E perchè, capace anche di liberare la sua nazione. Senza aprire il fuoco. Se non quello delle anime...

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