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lunedì 2 settembre 2024

Il mio "Diario bianconero": dopo il primo pari, teniamoci stretta la casella zero. Farà comodo...


Prima o poi doveva accadere. Non tanto (e non solo) di pareggiare, ma anche di imbroccare una prestazione sotto tono. E lo 0-0 casalingo con la Roma di De Rossi è una di quelle pietanze che ti arriva a tavola, la guardi, impiattata quasi per dispetto, la assaggi e la mandi giù solo perchè poi ti arriverà il conto. Se non indigesta, certamente sgradevole.

Più che il pareggio - che consente all'Inter, oltre che ai sorprendenti Torino e Udinese di agganciare i bianconeri a quota 7 - è proprio la prestazione che segna un passo indietro. Poco efficace nel primo tempo quando la squadra di Motta non trova il guizzo per sbloccarla, un po' confusionaria anche se più insistente nella ripresa, quando la girandola di sostituzioni (con tutti i nuovi arrivi mandati in campo) accresce l'asticella delle aspettative ma non il numero di occasioni. A fine partita 1 solo tiro nello specchio della porta, statistica che mancava allo Stadium praticamente dalla sua inaugurazione.


Che è successo? La Roma è così più forte e solida di Como e Verona? Nel calcio non vale la legge della proporzionalità (il Verona che ha strapazzato il Napoli, è uscito annichilito dalla Juve ma poi è andato a prendere 3 punti a Genova con i rossoblù, dove ad esempio l'Inter era stata stoppata), vale come affronti un avversario, come sta il tuo avversario, e valgono anche gli episodi. Alla Juve di ieri sera è mancato l'episodio favorevole ma anche la cattiveria giusta per andarselo a cercare. A tratti leziosa, a tratti impaziente, ha sbattuto con il muro giallorosso che De Rossi aveva costruito bene andando a stanare le fonti di gioco bianconere. Il resto lo hanno fatto la poca lucidità davanti (Vlahovic in cattiva serata) e la mancanza di "mestiere": quella malizia con cui vai a bussare alla fortuna anche nelle partita meno favorevoli, dove l'inerzia non è dalla tua parte e il vento manca. Un tiro da lontano, una mischia, un pallone in area nei minuti finali (magari con Gatti a fare da punta aggiuntiva sulle palle alte). Niente.

Nessun dramma. Il bicchiere resta mezzo pieno anche dopo questo 0-0, nel quale guardando i singoli non si possono dare giudizi (che sarebbero fin troppo affrettati). Conceicao sicuramente il più vivace e propositivo, Koopmeiners si è preso subito la zona nevralgica alle spalle delle punte ma ancora dista dalla forma migliore, Nico non ha fatto in tempo a entrare in gara (ma quando lo ha fatto la Juve stranamente si è abbassata, rischiando qualcosa). Douglas Luiz al momento resta un enigma: sia perchè Motta continua a preferirgli Locatelli (e fa bene per ora), sia perchè quando entra sembra più interessato alla giocata da applauso estemporaneo che a guidare la squadra. "Sesso e samba" per ora possono aspettare.

Teniamoci stretto un dato: il numero zero. Sono i gol subiti dopo 270' ma anche i tiri subiti nello specchio di Di Gregorio in 3 partite. La difesa appare granitica con un Bremer che si conferma di caratura mondiale e un Gatti al quale la fascia da capitano ha dato responsabilità e maturità: niente più entrate scomposte, reazioni istintive, battibecchi immotivati. Chiellineggia, avevo scritto 1 settimana fa, e anche con la Roma è stato il migliore in campo per distacco.


Ora c'è la sosta e forse arriva opportuna. Per consentire ai nuovi di ambientarsi (anche perchè non sono stati convocati dalle rispettive Nazionali), per far crescere anche il gruppo, per far riflettere qualche individualità su come reagire a partite che sembrano mettersi nel verso sbagliato. Parlo di Vlahovic: che ha iniziato benissimo (2 gol, uno perfino su rigore, 2 pali e 1 rete annullata nei primi 180') ma si è smarrito quando ha trovato la prima zolla impantanata. Sbagliando anche gli assist più invitanti (come quello che avrebbe messo a tu per tu Conceicao col portiere). Deve crescere su questo profilo Dusan. 


E magari deve decidersi a spalmare lo stipendio: che resterà una spada di Damocle in testa, costringendolo praticamente ad ogni gara ad essere il migliore in campo, bersaglio potenziale dei fischi dei tifosi. Ne vale davvero la pena?

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