Qualcuno l'ha ribattezzata "guerra santa contro i videopoker". In realtà assomiglia molto più ad un'azione di buon senso contro uno strumento, per carità legittimo, ma che attenta alla tranquillità e stabilità finanziaria di diverse famiglie. Se dovessimo stilare una classifica dei rischi-dipendenza, accanto ad alcool e droghe sicuramente dovremmo aggiungere una nuova casella: gioco, o meglio, videogioco.
La storia arriva da Bastia Umbra, popoloso e ricco centro dell'hinterland perugino, avamposto di una periferia industrializzata e molto vivace sul piano commerciale. Qui il sindaco eletto appena 6 mesi fa - Stefano Ansideri, centrodestra - ha iniziato una politica "dissuasiva" nei confronti della presenza sempre più soffocante di videopoker all'interno delle strutture gestite dal Comune, in particolare centri sociali. Una decisione che ha sollevato polemiche e reazioni, oltre che dall'opposizione (forse sarebbe accaduto anche a parti politiche inverse) anche dai gestori dei centri stessi.
Che il videogioco - in particolare i fantomatici videopoker - sia una fonte di guadagno per gestori e commercianti di queste macchinette elettroniche è indubitabile. Praticamente in ogni bar o tabaccheria potreste trovare, ad ogni ora del giorno (e se fossero aperte, della notte) qualcuno seduto imperturbabilmente davanti a questi screen: sguardo fisso e un po' inebetito a osservare quelle carte che si girano, mano sinistra appoggiata sul tasto premuto ciclicamente ogni tot secondi, mano destra a giocherellare con le monete o le fisches da inserire ogniqualvolta (quasi sempre) la giocata non produce successo.
Un iter ripetuto e ripetitivo che stanca perfino chi si dovesse mettere a guardare per qualche secondo quella triste litania.
Capiamoci subito: ognuno ha diritto di spendere e dilapidare i propri soldi come crede. E queste righe non hanno la presunzione di dettare chissà quali norme o regole comportamentali. I casinò sono esistiti da sempre - anche se basta leggersi "Il Giocatore" di Dostojewsky per farsi un'idea dell'identikit di chi in genere li frequenta.
Però l'iniziativa del sindaco di Bastia - ovvero vietare la presenza di videopoker almeno nei centri sociali gestiti direttamente dal Comune - è quanto meno coraggiosa e contiene un messaggio importante che, anche sotto il profilo istituzionale, non andrebbe sottovalutato: attenzione a queste forme subdole e nascoste di dipendenza. Non c'è bisogno di indagini o inchieste approfondite (ma quelle che sono state fatte hannpo rivelato realtà molto preoccupanti) per capire che seduti davanti a queste macchinette finiscono persone che possono perdere facilmente la capacità di "autogestire" la comprensibile voglia di gioco e distinguere il confine che esiste con il rischio della dipendenza.
Ansideri se ne sarebbe potuto infischiare - come molti suoi colleghi - alzando le spalle e dicendo: "Se la gente vuole rovinarsi con le proprie mani, faccia pure". Un po' come fa lo Stato quando scrive sui pacchetti di sigarette che "nuocciono gravemente alla salute", salvo poi intascare risorse importanti dai monopoli e dalle imposte sui tabacchi.
Invece no, invece ha lanciato un allarme importante. Che andrebbe condiviso (a prescindere dall'appartenenza politica) da chi poi fa i conti anche con i costi sociali delle dipendenze (vogliamo parlare di numeri presso i Sert?) e in generale da chi, istituzionalmente investito, molto più semplicemente dovrebbe "dare il buon esempio".
Quello del sindaco di Bastia Umbra mi sembra un buon punto: diciamo un bel poker. Di fronte al quale... non c'è colore che tenga...
lunedì 26 luglio 2010
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RispondiEliminaGrazie alla continua promozione dell'AAMS (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ) ! .....e non aggiungo altro riguardo la promozione di "nuovi giochi" da parte di codesta amministrazione pubblica ! dal 2002 esiste una task force cosidetta "unofficial" composta da componenti del governo (ex AN), funzionari del Ministero dell'Economia e consulenti esterni impegnati a creare e promuovere nuove forme di giochi (slot, video poker etc) con il nobile scopo di "incentivare" gli italiani a giocare sempre di più ......per aiutare la nostra povera "economia" !
Stefano Manuali
Intanto oggi il "Giornale dell'Umbria" titola: ogni giorno in Umbria - regione piccola ma evidentemente esemplare sotto questo (triste) profilo - si spendono 1,3 milioni di euro per slot machine e/o videopoker. Avete capito bene: oltre 2 miliardi e mezzo di vecchie lire OGNI GIORNO...
RispondiEliminaOgni altro commento è superfluo.
Da facebook -
RispondiEliminaChe squallore, vedi gente che tutto il giorno è davanti alle slot sperando di risollevare i loro problemi ed invece incosciamente si indebitano di brutto... E poi lo stato carogna con questi specchietti per le allodole ci muove intere finanziarie... Che squallore, invece di aiutare il popolo lo massacra ancora di più!!!ù
Riccardo Rosati