Già, perchè il segreto di questa clip non è solo nell'estro di chi l'ha creata, nella fantasia di chi l'ha immaginata, nella sensibilità di chi l'ha confezionata. E nella tecnologia che ha permesso di apprezzare scorci altrimenti sconosciuti. Il quid in più è semplicemente lì: si chiama Gubbio.
E ciò che ho pensato in quei minuti in cui il filmato veniva proiettato alla Sala Trecentesca, davanti ad un pubblico estasiato da tanta inedita magnificenza, è in realtà un desiderio: che questa città, così ricca di passato e così svuotata di presente, trovi la forza, le energie, i saperi, le personalità... per tornare a volare alto...
A confermare l'assunto e l'istintivo auspicio è arrivato anche il prezioso volume. Che poi dà il titolo alla clip che ho postato e che Claudio Sannipoli ha sapientemente elaborato: "La Platea comunis e i Palazzi pubblici di Gubbio". Un'opera monumentale, in tutti i sensi, firmata da Gaetano Rossi e Spartaco Capannelli, per le foto di Paolo Tosti. Una pubblicazione eccellente - cui ho voluto dedicare una puntata del mio "Link" -per raccontare e ricostruire con certosina precisione i tanti segreti che ancora oggi l'acropoli trecentesca eugubina conserva.
A cominciare dal suo progettista - Angelo da Orvieto e non Gattapone, come per decenni si riteneva. Per proseguire con quei meandri che le pietre austere e paterne del Palazzo dei Consoli continuano a custodire. I passaggi secretati dai quali i Consoli - le figure massime della Gubbio comunale del XIV secolo - erano chiamati a percorrere per "non avere contatti con il popolo, dal quale dovevano restare immuni".
Chissà oggi, se un costume così antico fosse ancora in auge, quanti farebbero la fila per diventare amministratori pubblici...
Ma il volume dei due architetti in realtà dovrebbe ispirare qualcosa di altro. Qualcosa di alto. Qualcosa di più consono al valore immortale di questa pietra.
Rinnovare la candidatura di Gubbio, dell'acropoli eugubina, come patrimonio materiale dell'Unesco è un percorso difficile, tortuoso, oggi come oggi improbabile - visto che all'interno del suo Palazzo Comunale non c'è più neppure un'amministrazione. Ma è doveroso che chi andrà a raccogliere le redini del Commissario, tra un anno (e guardate che un anno passa in fretta...), dovrà tra i suoi punti prioritari, porre la svolta che il tempo chiede per il centro storico eugubino.
Un suo innalzamento, nel valore e nella riconoscibilità - che non sia semplicemente legato ad una fiction tv - e un nuovo modo di interpretarlo e di viverlo da parte degli Eugubini stessi.
Volare alto, significa che noi per primi dovremo spingere questa sfida oltre l'ostacolo: dimostrando di meritare, nel nostro precario presente, di godere di un così alto passato.
L'alternativa sarebbe lo spopolamento e il degrado definitivo: cioè rinnegare ciò che Gubbio è stata e quei pochi motivi che ancora oggi ci rendono orgogliosi, di appartenervi...
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