Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 14 giugno 2010

Ricordi di questo 13 giugno indimenticabile... dipinto di rossoblù...

Di questo 13 giugno ricorderemo tanto. Quasi tutto. Saranno migliaia i flash che, accavallati alla rinfusa, uno sull’altro, come i giocatori rossoblù dopo il 2-0, si snodano nella nostra memoria.
Ci vorrebbe una di quelle opzioni automatiche del computer, che ti rimettono in sesto, e in ordine cronologico, un po’ tutti i file. Ma quel tasto ci manca, il ricordo confuso resta. E forse è anche meglio.
E allora scorriamoli, come vengono, questi flash. Di un 13 giugno che sarà consegnato alla memoria di 3.000 tifosi del Gubbio in trasferta oceanica e festosa sulle rampe sanmarinesi. Regalato al ricordo di un’intera città che rivive fasti di 23 anni fa – spareggio Gubbio-Poggibonsi, roba da scrivere sugli annali non solo calcistici.
Con un delirio in piazza che dista appena 4 anni dall’apoteosi azzurra. Ma quella era la Nazionale, che proprio oggi tornerà, speriamo, a farci esultare.
In attesa di questo, il primo ricordo, proprio legato alla Nazionale, è quell’inno cantato all'Olimpico sanmarinese un po’ per ironia, un po’ per orgoglio, un po’ per solennizzare un evento. Che si voleva già pregustare.
E l’ingresso in campo delle squadre, il boato di una tribuna interamente dipinta di rossoblù, come mai era accaduto in una trasferta fuori regione.
In serie C solo Genoa e Fiorentina hanno fatto di meglio. Mica storie.
Si saranno stropicciati gli occhi i pochi tifoncini del San Marino, un’allegra gita scolastica dalle tinte tenui, biancocelesti che, dopo un quarto d’ora, già aveva voglia di tornare a casa.
Un quarto d’ora, come quello dell’andata, giocato con i titanici a provare il colpaccio. Con la dea bendata a segnare semaforo rosso, sotto forma di traversa, anche se stavolta su un tiro cross forse venuto male. E allora ci vuole un guizzo perentorio di Fantacasoli, da oggi ribattezzato Jackpo , a fare da apriscatole: uno che ti può far vincere tutto, con le sue falcate. Brevi, repentine ma terrificanti per ogni difesa. Come una scossa tellurica.
Uno due con Marotta, e appena in area, lo sgambetto da tergo.
Un rigore, maledetto e sacrosanto. Sul dischetto Alessandro Marotta forse vede le streghe, chissà se ripensa all'errore di Fano. Di sicuro pensa a Totti o forse a Zidane: risultato, un cucchiaio folle, pazzo e imprevedibile. Proprio come questo Gubbio.
Che sale prepotentemente in terza serie, oggi la chiamano I Divisione, quasi a darsi un contegno.
E le sensazione di questo rigore: un boato che segue di qualche istante un brevissimo ma agghiacciante silenzio – giusto il tempo di vedere adagiarsi la palla in fondo alla rete - diventa fragore, frastuono, delirio sugli spalti. Incalcolabile anche con la scala Richter.
La gara si mette bene, e anche il Gubbio in campo si mette meglio dopo il gol.
All’intervallo c’è clima da taverna e anche il tempo di dare un’occhiata a quella muraglia umana: volti familiari, molti conosciuti, visti per una vita al campo, tanti anche inediti, persone che non avresti mai immaginato, in viaggio di domenica, con una maglia rossoblù addosso. Ma il bello di giornate così, è proprio questo. La sorpresa di vedere che lì ci sono tutti: in un abbraccio collettivo. Che diventa elettrizzante nella ripresa, quando un contropiede squarcia di netto le ultime speranze del Titano. Sandreani lancia ancora il duo dei miracoli, Marotta vede Casoli troppo solo per essere vero: ma è proprio lui, e anche fantajack si prende il gusto del thriller, con un tocco che sembra più un colpo da biliardo, lento ma inesorabile, in fondo al sacco. Un nuovo boato, quello non si scorderà mai. Perché sa di liberazione, di sicurezza, di follia.
E’ C1. Stavolta per davvero, da urlare, con le ultime gocce di umido rimaste sulle corde vocali (anche per chi deve raccontare tutto questo via radio): dopo 7 anni dalla delusione di Rimini, dopo 6 anni da quella sangiovannese, dopo 5 anni dal rospo da ingoiare nel giorno dei ceri. E quanti bocconi amari nelle ultime stagioni, passate a cercare una salvezza anonima. Per non parlare di 16 anni fa, nei campi di periferia, a sfangare dall’Eccellenza.
Stavolta no, stavolta è C1. Con una squadra che domenica dopo domenica conosce se stessa e capisce che ce la può fare. Nelle imprese, come quella a S.Marino, a gennaio, o come nel pari di Lucca. Ma anche negli inciampi, come quello di Fano, di fine marzo o come il pari interno con la Pro Vasto. L’ultimo balbettio, prima di 7 vittorie. Già, 7 vittorie di fila. Tra campionato e play off. Il 18 aprile non l’avrebbe detto nessuno. Così è stato. Meritatamente, splendidamente. Con quattro spareggi giocati sempre all’attacco, 2 gol a partita, seconda e quarta in classifica stracciate senza alcuna possibilità di replica.
Il Gubbio è promosso. Ed è la piazza, carica di tifosi, nell’abbraccio all’arrivo della squadra in città, l’istantanea più intensa di questa giornata.
La bobina sarebbe più lunga. Ma ci sarà tempo per riordinarla meglio. Per disporre le foto nell’album, per scriverci accanto un commento.
L’ultimo gesto è col telecomando, prima di andare a dormire: pagina 217, c’è scritto in maiuscolo, GUBBIO PROMOSSO IN PRIMA DIVISIONE. Sorrido e penso: lo ha saputo anche Televideo. Allora è tutto vero.
Il film è abbozzato. Con le immagini migliori. E in attesa di un montaggio più raffinato, mettiamo a fuoco i suoi colori più nitidi. E incancellabili: il rosso e il blu.
Grazie Gubbio…

http://www.trgmedia.it/video.aspx?but=1&imgx=1&img=img/tgtrg.gif&s=trgsette/&f=trg7-3405.wmv&d=TG%20del%2014/06/2010

1 commento:

  1. non avresti potuto usare parole migliori e una sintesi perfetta Direttore . Per chi come me aveva vissuto l'emozione del Curi , questa è un'altra pagina di vita da incorniciare...eravamo tanti , tutti , giovanissimi , mogli , madri , semplicemente una marea di tifosi attaccati a quei colori , pronti ad onorare e a surclassare , una tifoseria assente , con uno stadio e mezzi da urlo , ma mai con il nostro cuore ..grazie Direttore anche a nome di chi , come mia madre non è potuta venire nella Repubblica ,ma ha potuto gioire con noi forse ancora di più attraverso le tue parole.

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