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mercoledì 16 giugno 2010

Una vittoria sportiva per un salto di qualità di un'intera città: Gubbio esempio per l'Umbria in declino

Un’intera città in festa. Non accadeva da anni, e in queste proporzioni, forse, bisogna risalire al mitico spareggio del Curi datato 1987.

E invece questo 13 giugno 2010 resterà nella memoria della comunità eugubina, per la festa, i colori, la partecipazione, il coinvolgimento che una città come Gubbio sa realizzare nei momenti di grande comunità.
Una giornata di sport che trascende anche i 90’ di calcio giocato: perché la sensazione, netta, fin dal mattino, è che si stesse preparando una giornata indimenticabile su tutti i fronti.
Dalle prime ore della giornata, con la carovana di 18 pulman partiti da piazza 40 Martiri, e con almeno 500 autovetture, destinazione Olimpico di San Marino: 2.900 eugubini in trasferta, numeri da capogiro per una città che – hinterland compreso – conta 30.000 anime. Eppure il calcio fa di questi miracoli, e a Gubbio non è la prima volta.
Il clima di festa, goliardico e appassionato, si è vissuto in ogni tappa della trasferta, non lunga ma certamente intensa: dagli autogrill, presi d’assalto ma senza alcun episodio negativo, all’arrivo allo stadio. E soprattutto il calore e il colore delle scenografie realizzate dalla tifoseria rossoblù, uno spettacolo da palcoscenici di caratura superiore che ha emozionato per primi proprio i protagonisti in campo.
Una tribuna interamente dipinta di rossoblù, con volti abituali, nelle gradinate del Barbetti ma anche tanti eugubini avvicinatisi magari per la prima volta in questa stagione, ad assaporare le emozioni di una squadra giovane e sbarazzina, audace e lucida, anche un po’ pazza, come il rigore col cucchiaio di bomber Marotta ha felicemente sintetizzato. Una squadra targata Gubbio anche in alcuni suoi elementi determinanti, come quel Giacomo Casoli, autentico mattatore dei play off, che ha chiuso la partita e idealmente ha dato il via ai festeggiamenti per la C1.
Festeggiamenti che hanno contagiato un’intera città, rappresentata anche dal sindaco Ercoli e dall’ex sindaco Goracci, finiti in campo a brindare nel dopo-partita insieme ai 3.000 supporters. Una città – quella rimasta a Gubbio - attaccata alla radiolina e pronta ad accogliere nel migliore dei modi i propri beniamini.
In un abbraccio corale anche alla sera, in piazza 40 Martiri, ha ricordato i festeggiamenti per la vittoria dei Mondiali, ma con un quid in più, il colore rossoblù: un arrivo trionfale, un entusiasmo contagioso, un’atmosfera da altri tempi.
Specchio di una città che ha dimostrato, in campo e sugli spalti, di meritare di essere di categoria superiore. In un anno che per Gubbio significa centenario del calcio in rossoblù, mentre in altri lidi nobili della nostra regione (Perugia) si prospetta la retrocessione nei dilettanti.
Una lezione importante che arriva da questa città: divisa su tanti fronti e per tante vicende, ma unita come poche altre nei momenti di forte identità e partecipazione.
"Un esempio per la nostra regione che vive tante situazioni di declino" ha dichiarato proprio ieri il presidente della Provincia, Guasticchi, nell'introdurre la cerimonia di premiazione di società e squadra. Che è anche un premio all'intera comunità eugubina.
Di fronte a questo, anche la partita di calcio, da sola, passa in secondo piano.

GMA
(da http://www.trgmedia.it/ e prossimamente su "Gubbio oggi")

Nella foto di Sergio Rossi, sono con il "mitico" capitano rossoblù, Alessandro Sandreani.

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