G5 affondato. Sarà che La Spezia è celebre per il suo arsenale marittimo, ma è bastato un colpo, quello del numero 5 del Gubbio – G5 al secolo Martino Borghese – per far naufragare la flotta rossoblù nella trasferta ligure. Un colpo gobbo, gratuito, inutile, figlio probabilmente di trascorsi agonistici poco limpidi risalenti alla scorsa stagione. La lista delle attenuanti, per un giocatore ancora giovane, potrebbe essere lunga: è stato beccato dal pubblico di casa stile Materazzi fin dal riscaldamento. Poi a inizio gara Colombo gli ha rifilato una gomitata. E lui, stile Materazzi prima maniera, ha reagito come peggio non poteva: in mischia, su azione da corner, quando ancora la gara era ingessata e il La Spezia soffriva tremendamente a trovare la via del tiro.
In un colpo solo – quello di G5 – ha trovato tiro e gol (anche stavolta per la verità Lamanna aveva intuito, ma se facesse un miracolo a domenica, con un avversario dal dischetto, gli dovremmo già intitolare una piazza).
La partita, preparata bene e avviata altrettanto diligentemente, ne è uscita compromessa. A scatenare l’ira di Torrente, poi, un rigore invocato da Gomez e trasformato in punizione dal limite. Negli spogliatoi il tecnico rossoblù ne ha avuto più di quattro da dire all’arbitro Vallesi di Ascoli: che non ha fatto un frizzo e lo ha spedito in tribuna.
Oltre al danno la beffa, ma forse nella ripresa si è visto il Gubbio migliore. O almeno quello più incoraggiante. Una squadra che pur con un uomo in meno, ha cercato di reagire, ha provato a colpire, non ha trovato i suoi cecchini in giornata giusta e ha incassato il raddoppio prima del finale, propiziato da quel Giacomo Casoli che ha voluto risparmiare la sua ex squadra: per lui solo un palo e l’appuntamento col primo gol in C1 rinviato a data da definirsi. A questo punto gli auguriamo fin da domenica prossima.
Al Gubbio auguriamo invece di evitare di farsi male da solo in un campionato dove mezzo errore costa un gol. Cremona ha insegnato ma fino ad un certo punto.
Domenica arriva un’altra grande il Verona: in una settimana che vedrà Verona – sull’altra sponda, quella Chievo – sulle prime pagine dei giornali. Ecco, il miracolo Chievo – che poi non è più un miracolo, essendo ormai da quasi 10 anni in A – dovrebbe ispirare il Gubbio di Torrente. Costruire con pazienza il proprio cammino, evitando colpi di testa – o colpi gobbi – e imparando dagli inciampi che non mancano.
Domenica al "Barbetti" ci sarà al corazzata veronese: che ieri ha ciccato col Sudtirol, ma che resta cliente altamente infiammabile.
Le speranze sono due: che ci sia un pubblico degno di una gara che solo a pronunciarla è già memorabile; che ci sia un Gubbio con la testa, con le gambe e con il cuore pronto a dare battaglia. Senza regalare nulla.
Il resto lasciamolo alle statistiche e ai numeri: compresi quelli che la società dovrà inevitabilmente far scontare a G5.
lunedì 13 settembre 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento