Non l'ho conosciuto, non l'ho studiato. L'ho sentito parlare qualche volta. Mi è bastato per capire che le persone "toste" non sono quelle che alzano la voce. Sono quelle che ascoltano. E fanno. Senza cercare i titoli dei giornali. Che spesso, se ci sono, diventano boomerang.
Da 15 anni non c'è più Vincenzo Muccioli. Uno che oggi non avremmo visto in un talk show, non avremmo visto candidato in una lista elettorale. Probabilmente, se ci scappava, avremmo visto in un gesto come questo. Un abbraccio e un sostegno ad un ragazzo. Uno dei suoi ragazzi. Quelli di San Patrignano.
Ho letto l'intervista al figlio Andrea, su "La Nazione" di oggi. Quanto fango addosso a suo padre negli anni in cui "i metodi forti ed energici" di un romagnolo facevano discutere i soliti salotti, pronti a puntare il dito, a giudicare, ad invocare ricette ideologiche: salvo però fare un passo indietro quando si trattava di tirarsi su le maniche. E fare.
Ecco, Vincenzo Muccioli è il prototipo di quelle persone che amavano fare. Senza chiedersi quali secondi fini, quel fare, gli avrebbero prodotto.
Ha costruito un impero, secondo i suoi detrattori. Ha aiutato e salvato migliaia di giovani, secondo i suoi estimatori. Ha realizzato la più grande comunità di recupero per tossicodipendenti nel nostro Paese, per la nuda cronaca.
Tutto questo, comunque lo si veda, non si fa a parole.
E la grandezza di una persone non è data nè dal suo conto in banca, nè dalle sue comparsate sul piccolo schermo: ma, come nel suo caso, dal numero di "grazie" che in vita (e più spesso, quando questa non c'è più) qualche essere umano arriva a dirci. E a dedicarci. Perché la parola grazie, quando è sincera e disinteressata, ha un significato inestimabile.
Per quel che vale, voglio ringraziare, 15 anni dopo la sua scomparsa, Vincenzo Muccioli.
Perchè è stato un uomo che ha dato speranza. Speranza concreta. Ad un'intera generazione di giovani che non sapevano cosa significasse la parola "futuro". E per i quali il presente era fatto di 50 euro, raccapezzati con ogni mezzo, per la dose di evasione quotidiana.
Quanti Muccioli ci vorrebbero per sconfiggere la piaga della droga?
La risposta è: non lo so. Ma ne è bastato uno, per farci capire che questa "guerra" merita di essere combattuta. Anche se dovesse servire per salvare una sola vita ancora.
Una frase mi resta impresa dell'intervista a suo figlio, quasi come uno slogan immortale a consacrare l'esistenza e la missione di suo padre:
"La droga peggiore? L'assenza di valori cui aggrapparsi anche nelle situazioni più difficili".
lunedì 20 settembre 2010
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...credo che quelli che fanno il gesto di assaggiare la droga, lo fanno per il bisogno di scrollarsi di dosso la vischiosità del mondo. In quel momento si sentono messi dentro una specie di ovatta o di olio, cercano di scrollarsi di dosso questa vischiosità: lo fanno per reazione. Poi, quando la assaggiano e proseguono, credo che loro si arrocchino dentro quel posto e lo considerino un "valore" quel loro modo di andare alla deriva. Quindi anche in quello, nella perseveranza e nella deriva, c'è dentro di loro un bisogno di consistere in un valore... anche nel peggiore dei valori negativi per quello che riguarda la loro propria vita.
RispondiEliminaIo credo che il compito di un genitore, più di trasmettere il valore sia quello di aiutare un figlio a coltivarlo. Se il genitore, piuttosto di trasmettere il valore, che spesso viene trasmesso male, aiutasse il figlio a coltivare il valore della propria vita, poi gli altri valori, quelli veramente importanti, verrebbero da sé...
Sono d'accordo. Tant'è vero che spesso chi si perde nel "valore" che trova solo attraverso l'evasione (o il riparo) dello stupefacente, o non ha una famiglia, o se ce l'ha è come se non esistesse. Poi è altrettanto vero che in molti casi le famiglie nascondono i drammi, piuttosto che affrontarli: più per paura "di quello che dice la gente", che non delle conseguenze di questo atteggiamento da "testa sotto la sabbia".
RispondiEliminaSalvo poi scoprire che è molto più dannoso il secondo: perché far finta di niente è ancora peggio che tentare di risolvere un problema, magari sbagliando strada.
Penso che Muccioli sia un po' questo: si è discusso sui metodi adottati a San Patrignano, ma sfido chiunque a dire che la sua opera sia stata inutile.
Basterebbe una sola testimonianza di un giovane riacciuffato sull'orlo del baratro o, al contrario, di una famiglia che quel giovane ha perso per sempre: per capire chi è stato e cosa ha fatto Vincenzo Muccioli.
Da facebook il collega del "Sole 24 Ore " Andrea Gennai -
RispondiEliminaA me i portatori sani di valori fanno sempre paura....meglio un sano e innocuo relativismo :-)
Nel suo caso forse era soprattutto un portatore "concreto" di valori. I portatori sani - che sanno solo usare le parole - non piacciono neanche a me. Purtroppo invece quando si parla di droga il relativismo non è mai sano e soprattutto innocuo...
RispondiEliminaGMA
... e quest'anno sarà la 16° edizione del Memorial Vincenzo Muccioli! L'evento si terrà dal 27 al 29 maggio. Info su:
RispondiEliminahttp://www.eventirimini.it/2011/05/memorial-vincenzo-muccioli.html
VINCENZO MUCCIOLI E' UNA PERSONA VERAMENTE FANTASTICA...
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