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sabato 16 luglio 2011

L'epilogo del caso-Borghese: un addio dorato... anche se doloroso

Il calcio è fatto di incontri, di gioie, di passioni. E anche di addii. Tutto molto effimero. E dunque, c'è poco da scandalizzarsi quando un giocatore lasci una squadra per un'altra. Le bandiere - quelle che un tempo erano la "normalità" - oggi sono rare eccezioni.
Restando a casa nostra, basta un nome: Alessandro Sandreani.

Ma l'addio di questi giorni, quello di Martino Borghese, dalla maglia rossoblù, lascia qualcosa in più. Un misto di rammarico e dispiacere. Non solo perché sia finita, ma soprattutto per come sia finita.

Sulla carta dovrebbero essere tutti soddisfatti: il giocatore è andato a Bari, ritrovando il suo mentore Torrente, e ha sottoscritto un quinquennale (di circa 150 mila euro a stagione); il Gubbio ha incassato 400 mila euro - per un centrale difensivo acquistato a parametro zero.
Meglio di così (verrebbe da dire...). Eppure... Eppure c'è una cicatrice che resta in evidenza.

Borghese aveva legato come pochi altri con la piazza. Aveva intuito, compreso e poi fatto proprio quello spirito di eugubinità che spesso resta in superficie, agli occhi di chi ne viene a contatto.
Non era stato così per lui, catapultato a Gubbio dopo due sbiadite esperienze tra Pescara e Alghero: e aveva iniziato pure maluccio, tra cartellini rossi (a Cava in Coppa e a La Spezia in campionato) e defaillance che sembravano aleggiare in modo equivoco anche su questa esperienza.
Poi il "brutto anatroccolo" si è pian piano trasformato in cigno. Non c'ha messo molto. E ha scelto il linguaggio più immediato e concreto, quando si tratta di dare pedate ad un pallone di cuoio: il gol. Prima il Monza, proprio al rientro dalla squalifica, quindi l'inzuccata vincente a Bassano - per la vittoria chiave dopo le due sconfitte di fila tra Ferrara e il Pergocrema. Ancora a Lumezzane, in trasferta, per poi consumare la vendetta con gli spezzini davanti al pubblico del "Barbetti" in quella che resta la gara capolavoro del "cigno". Infine la doppietta del "Brianteo" a ribaltare un'inopinata sconfitta, firmando il 3-2 della fuga (da quella sera +10 sul Sorrento). Tutte prodezze che ha mirabilmente ricapitolato in un montaggio l'abile Giovanni Pascolini, che davanti al pc dimostra doti pari a quelle indubbie come allenatore dei portieri.

Un'escalation condita da dichiarazioni d'amore per la città e i tifosi, da pugni battuti sul cuore, da ovazioni e un feeling unico con i supporters rossoblù. Fino all'estate, alle incomprensioni con la massima dirigenza rossoblù, alla richiesta di un rinnovo "ritoccato" (che conveniva anche al Gubbio, per evitare che il giocatore se ne andasse svincolato tra 12 mesi): ma la distanza siderale tra le cifre proposte da queste parti e le sirene pugliesi ha rotto il giocattolo.

Borghese alla fine è finito a Bari: ha ritrovato Lamanna, Galano e soprattutto Torrente. Per lui una piazza prestigiosa, ambiziosa e forse trampolino di lancio per salire ancora (anche se la serie A l'avrebbe potuta toccare subito con la maglia del Cagliari, che però non gradiva).
Per il Gubbio un'operazione in uscita remunerativa come mai in passato, anche se a conclusione di un logoramento spiacevole. Proprio perché ha coinvolto un giocatore che amava davvero questa piazza.

Ora sarà solo un avversario. Ma non sarà un avversario qualunque. Come la partita con il Bari, inevitabilmente, non sarà una partita qualunque. Una sorta di derby.
Un derby da giocare però senza rancore. Su ambo i fronti. Come suggerisce con la solita sapienza Gigi Simoni ("Lamanna, Galano e Borghese non sono traditori. Sono professionisti").
Ci piace salutarlo con l'immagine che si trovò di fronte tornando a casa dopo la sfortunata espulsione di La Spezia (un regalo dell'arch. Nello Teodori, suo grande tifoso).
In bocca al lupo, Martino.
E l'augurio di una stagione straordinaria... tranne ovviamente che per due partite...





3 commenti:

  1. Roberto Bianconi -
    Come sempre preciso e insindacabile...quello che però forse viene tralasciato che c'è la sensazione che in questo caso qualcuno ha cercato di addossare le "colpe" dell'addio tutte a chi stava partendo (leggi "traditore" Martino), quando inv...ece chi fin da subito l'ha (fortemente) voluto, era chi rimaneva e ne avrebbe goduto i vantaggi (leggi società). Ci sta tutto in questo calcio ma secondo me in questa vicenda s'è cercato troppo lo scarica barile per giustificarsi agli occhi della gente con la quale Martino era molto legato...

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  2. Sicuramente Roberto, è stato un addio che - come ho scritto - ha lasciato qualche cicatrice. Quello che ha fatto con la maglia del Gubbio Martino Borghese non credo si possa discutere. Nè il suo attaccamento ai colori rossoblù. Chi parla di "tradimento" evidentemente non lo conosceva.
    Certo la società ha tirato l'acqua al suo mulino, come anche Martino ha coronato un'opportunità professionale che non capita tutti i giorni.
    Tutto questo poteva essere perseguito senza strappi.
    Non è andata così, pazienza. Speriamo serva da esperienza a tutti i soggetti coinvolti.
    Senza strascichi ulteriori. E senza dimenticare quello che la società da un lato, ma anche i giocatori dall'altro hanno fatto per raggiungere i traguardi che sono stati raggiunti.

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  3. Da facebook -

    Matteo Fumanti -
    A Gubbio non siamo abituati a vedere calciatori o allenatori professionisti, nel vero senso della parola. I primi due che, essendo professionisti, sono salpati verso lidi più blasonati per tentare la scalata alla carriera(chi non lo avrebbe... fatto?), sono stati definiti traditori. Evadiamo dalla mediocrità di chi, con troppa superficialità, espone giudizi di questo genere. In bocca al lupo Mister Torrente, in bocca al lupo Martino Borghese. E saremo orgogliosi se un giorno diranno, magari davanti ad un microfono molto importante, che il Gubbio è stato il loro trampolino di lancio. Forza Gubbiaccio.

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