Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 26 luglio 2011

Ricordando un amico, un personaggio, un nome. Filippo...

Se ne è andato dieci anni fa. In punta di piedi. E con il sorriso sulle labbra. Lo stesso con cui salutava, il mercoledì sera, i suoi telespettatori. Lo stesso con cui aveva vissuto un'esistenza serena e gioviale, all'insegna dell'amicizia, dell'allegria e dello stare insieme.
Filippo Uccellani - volto e ancora prima, voce, nota di Radio Gubbio e Tele Radio Gubbio - se ne è andato 10 anni fa.

Era il 26 luglio 2001. E un male incurabile - di quei mali che si spera un giorno non dover più appellare con questo attributo odioso - lo strappò all'affetto dei tanti che ebbero la fortuna di conoscerlo. E apprezzarne qualità umane e simpatia davvero uniche.
La sua vita è stata proprio come uno dei suoi programmi cult: uno "Show di casa nostra". Dove musica, simpatia, spontaneità, magari davanti ad un bicchiere di vino e qualche gustosa pietanza, erano la cornice ideale. E quasi naturale.

Filippo Uccellani è stato per migliaia di persone l'immagine - verrebbe da dire, l'icona - del mercoledì sera. Di quella tv pane e salame, un po' casereccia, un po' scimmiottante le trasmissioni più alla moda, che era diventata un'abitudine immancabile per il pubblico di TRG.
Il tubo catodico - e prima ancora l'etere - avevano saputo esaltare le qualità di un personaggio che era, e stesso. E soprattutto era lo show. One man show, si direbbe in gergo. Un precursore di format televisivi che anni dopo avremmo visto in carrellata nei network nazionali.
Perche il suo show - lo "Show di casa nostra" - pur nella veste dozzinale di scenografie tipiche anni Ottanta (con vistosi dipinti, a colori accesi e abbinamenti un po' improbabili), pur con inquadrature e regia che apparivano coerenti con la spontaneità e la quasi improvvisazione del palinsesto di quell'epoca, sapeva distinguersi. Perchè in fondo Filippo, l'anima di quella trasmissione, ne era anche l'impronta carismatica: l'affabile conduttore che sapeva gestire musicanti di un certo rilievo e al tempo stesso avventori estemporanei, tutti "ospiti d'eccezione" sul suo che più che un palcoscenico, era una di quelle sale da pranzo di una generosa e sorridente campagna, fatta di piccole cose, di cibi sani e di salutare goliardia.
In tanti, tantissimi, spesso ci hanno chiesto di riorganizzare la sua trasmissione: abbiamo sempre risposto che non era possibile. Perché lo show era lui. Il resto era solo una cornice.

Ci manca Filippo. Ci manca soprattutto quello spirito scanzonato e spensierato, che forse era figlio anche di un periodo nel quale certi problemi apparivano lontani. Non c'erano budget da rispettare, non c'erano pianificazioni o digitale terrestre a condizionare la stesura dei palinsesti, non c'erano concorrenze con cui confrontarsi. Le telepromozioni erano approntate "a braccio" dall'inesauribile conduttore, per il quale il pregiato "olio sgorgava già olio"; l'apprezzata benzina poteva essere "degustata" presso la nuova stazione di servizio; e il mangime rinomato era talmente buono che potevate "ammazzare il maiale anche due volte l'anno". Del resto, era sempre lui che, in radio, anni prima, al termine di ogni puntata, salutava i suoi ascoltatori dando loro "l'estremo saluto".

Battute, gag ed uscite grammaticali, diciamo, "personalizzate" che sono state immortalate nell'opuscolo "Le Filippiche" edito qualche anno fa dal mensile "Gubbio oggi" - praticamente introvabile, ormai. Un'iniziativa per la quale personalmente chiesi autorizzazione allo stesso Filippo, dopo aver raccolto insieme agli amici di "Gubbio oggi" centinaia di sue frasi celebri. E Filippo, di fronte alla mia richiesta, rispose sorridente: "Basta che non me lesionate l'immagine...".
Il mercoledì sera era suo. Tanto da non temere neppure il Festival di Sanremo - quando a metà degli anni Novanta la kermesse canora per eccellenza prolungò il suo calendario, partendo proprio dal mercoledì.

Ci manca Filippo. Ma non ci manca occasione per ricordarlo. Per sorridere delle sue uscite inconfondibili, della verve che ne caratterizzava l'indole - anche nei momenti più difficili e dolorosi - dell'esempio di semplicità e bontà vera che l'hanno sempre accompagnato. E come abbiamo voluto rispolverare in un'intervista inedita con Pasquale Lucertini - risalente al 1999 - quando descrivendogli l'acqua che si apprestava ad offrirgli, lo rassicurò sulla sua purezza: "Questa acqua così limpida purifica, scalcagnifica, te lascia come te trua...".

Come ricordò Giampiero Bedini, salutandolo nel giorno del suo funerale, un personaggio di levatura straordinaria, per il quale "il metro (uno dei premi caratteristici della sua trasmissione quiz) sarà sempre di due metri".

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