Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 31 dicembre 2013

Il mio Zeitgeist 2013... Per augurarci tutti un nuovo anno di emozioni...

 
Poche ore a Capodanno. E nel mio blog, un saluto che è anche un po' l'esercizio che preferisco: il rewind.
Nostalgico, sì, ma piacevole da risfogliare.
Si chiama Zeitgeist (spirito del tempo): per me, è semplicemente il meglio di quanto il 2013, personale e non, mi ha lasciato. Raccontato in questo blog...
 
L'ho felicemente sperimentato lo scorso anno. E anche in questa fine 2013 mi piace ripassare la pellicola di 365 giorni, vissuti a cavallo tra vicende personali ed eventi che hanno caratterizzato l'opinione pubblica come il nostro "piccolo".
Penso a Papa Francesco, o meglio a Jose Maria Bergoglio, che appena un anno fa era conosciuto sì e no dai fedeli di Buenos Aires. E oggi è il personaggio dell'anno - non solo per il "Times".
Penso a Berlino e a Gardelegen. E a quello che potrebbero regalare, come esperienza personale, già nel 2014.
Penso a chi non c'è più, da tanto tempo o a chi se ne è andato in questo 2013. Ma ha lasciato un'impronta.
Penso alla pellicola che potrebbe essere, quella che inizierà da domani.
E mi auguro, e auguro ai miei "25 lettori di blog", che - in barba alla "crisi" e allo sciame psico-sismico - possa regalarci ancora emozioni memorabili...
 
 
3 gennaio: una partita da ricordare, un amico da ricordare.
All'insegna del più sano... Spirito di Squadra
 
13 gennaio - l'illusione Giannino. La speranza di un progetto,
l'uscita di scena ingloriosa...
 
 
20 febbraio - il voto "futile", l'Italia divisa in tre e impossibile da governare
 
 
13 marzo - da carneade a Uomo del 2013. Papa Bergoglio si presenta
così: "Buonasera...". E per milioni di fedeli diventa un modello
 
20 marzo - Addio "Don Matteo". La beffa si consuma dopo mesi di attesa.
La fiction eugubina trasloca a Spoleto.
 
 
1 aprile - Gubbio-Fonte Avellana a piedi: molto più che una passeggiata.
Respirare la vita. Insieme alla propria interiorità...
 
 
14 aprile - Memorie migranti. Il Cile ci fa amare l'Italia. Nei mesi
di sconquasso del nostro Paese, l'esempio dei nostri emigranti che fa inorgoglire
 
11 maggio - Grazie Ale. L'ultima del Capitano rossoblù da giocatore.
Dopo 12 anni, la voglia di tornare a vincere. Ancora in rossoblù.
 


15 maggio - Vince chi la vive... la Festa. Fuori dalle polemiche,
un'altra giornata di intensità straordinaria. Un'altra overdose di vita.

 
27 maggio - Arriva il Commissario, saluta il Capitano.
Gubbio non ha più sindaco, giunta e consiglio comunale. E anche Iannicca se ne va.
 
2 giugno - L'abbraccio di padre risveglia il ricordo del nonno.
I ceri piccoli come non l'avevo mai vissuti.
 
 
28 giugno - Addio Nello. Gigante buono. Schivo
per i riflettori, infaticabile nell'operosità. E quella frase sussurrata...
 


26 luglio - Via Fabiani cade a pezzi: un'immagine inquietante ed emblematica
della crisi di Gubbio e del suo centro storico.

 
16 agosto - Isola del Giglio. A due metri dalla tragedia trasformata
in spettacolo. Pochi mesi prima che un altro show rialzasse la Costa Concordia.
 
25 agosto - Due tre cose su Berlino.
Una città a misura d'uomo. Conoscerla e innamorarsene è tutt'uno.
 
26 agosto: Gardelegen. La forza di un abbraccio, di un ricordo,
di un gesto. E un cactus a simboleggiare tutto questo...
 
4 ottobre - Il Papa nella sua Assisi.
Una giornata incancellabile, vissuta e proposta in diretta.
Un giorno unico. Per l'umanità.
 
26 ottobre - Una volta scout, per sempre scout. La festa
dei 30 anni dello scoutismo a Gubbio. Un salto indietro agli anni più belli...
 
31 ottobre - Ceri, da 40 anni stemma della Regione
La cerimonia, le emozioni, l'orgoglio di esserci. E di sentirsi Eugubini.
 
16 novembre - Valencia... correndo. Un'esperienza unica. Immersi
nella marea umana di 17mila appassionati.
 
2 dicembre - Addio grande Pittino...
Esempio di eugubinità.
 
20 dicembre - Va in scena lo psico-sisma.
Lo sciame c'è ma i danni veri arrivano dai media nazionali.

29 dicembre - In parananza... a mescolare una crema di castagne
Anche per quest'anno l'inedito è andato in onda... Almeno si chiude sorridendo...
AUGURI A VOI TUTTI!
 

lunedì 30 dicembre 2013

Più che sisma, psico-sisma. E lo sciame diventa mediatico...

Potremmo definirlo psico-sisma.
Lo sciame mediatico che negli ultimi giorni ha investito, molto più di quello tellurico, l'immagine della città di Gubbio, nei tg come nei quotidiani nazionali, ha finito per creare non meno apprensione e disagi del terremoto stesso. In particolare tra commercianti e operatori ricettivi che alla vigilia di Capodanno hanno potuto beneficiare di questa ennesima "batosta".

"Il terremoto? A me fa più paura la Tares" mi ha confidato stamattina in fila alla posta un anziano concittadino. Uno di quelli che - sull'ottantina - di terremoti veri, dalle nostre parti, ne ha sentiti almeno un 3 o 4 dagli anni '60 ad oggi. Ma che certo non ha perso il sonno con lo sciame sismico di queste ultime settimane.

Per ora le ripercussioni più evidenti delle scosse di questi giorni - l'apice domenica scorsa 22 dicembre, con una "toccata" di 4 gradi, per il resto qualche picco da 3 in mezzo ad una giungla di scossette da 2-2.5 - non sono tanto nei muri di case o chiese quanto nei listini prenotazione di albergatori e ristoratori, dopo un fine settimana caratterizzato da un tam tam mediatico sui media nazionali, attenuato solo, paradossalmente, dall'ondata di scosse che da ieri sera ha investito Campania e Molise.
Anche ieri i principali tg Rai, Mediaset e Skytg24 (addirittura con collegamenti in diretta) si sono soffermati sullo sciame sismico a Gubbiotina, nonostante non vi fossero danni nè situazioni di allarme, e le stesse interviste raccolte hanno evidenziato uno stato d'animo sostanzialmente tranquillo da parte della popolazione.

Per capire lo stato di frenesia "epilettica" in cui il sistema mediatico spesso si incarta - inseguendo se stesso, la ricerca di notizie, l'attesa dell'evento da sfornare in diretta - potrei riportare due esempi.
Il primo è l'esperienza personale di ieri quando, raggiunto telefonicamente dalla collega di Skytg24 (a cui ho girato un paio di numeri telefonici per corredare il servizio) ho compreso, incontrandola in piazza 40 Martiri da cui poi ha effettuato la diretta, la sua difficoltà a mostrare i "segni" del sisma. E quasi a giustificare quel collegamento in diretta: "Non ci sono case danneggiate? O almeno qualche sito che riporti i segni del sisma dell'84?" mi ha chiesto.
Professionalmente ho capito l'empasse: in tv devo mostrare prima ancora che raccontare. E francamente per chi viene a Gubbio in questi giorni, è difficile poter "mostrare" il terremoto. La paura, se c'è, non si fa vedere. E che ci sia preoccupazione dopo 4 mesi di sciame sismico è normale. Che poi questa preoccupazione debba diventare notizia da tg nazionale o addirittura da inviato sul posto, è tutto da discutere...
Non ci sono danni, non ci sono monumenti a rischio, non ci sono neanche retaggi di scosse risalenti agli anni scorsi (la città è stata praticamente ristrutturata dopo l'84).
Rivedendo sia il suo collegamento, che i servizi Rai o Mediaset, ho letto - sfumatura che non sfugge a chi mastica questo mestiere da un quarto di secolo - che i colleghi spediti a Gubbio in queste ore hanno dovuto "arricchire" molto i propri reportage per dare loro una patina di cronaca. Qualche frase estrapolata dalle interviste in giro (dove non sono mancati i "ci siamo abituati, nessun problema"), qualche dato sparuto (le ormai famose chiese inagibili) opportunamente "spurgato" della precisazione che alcune di esse lo erano già da prima che arrivasse lo sciame.
Però evidentemente di questo bisognava parlare tra sabato e domenica.

Secondo esempio: l'Ansa di questa mattina recitava "Notte tranquilla a Gubbio". Un po' come avremmo potuto leggere, che so, da Bagdad, il giorno dopo il bombardamento della Nato nel gennaio 1991.


Un conto però è lo psico-sisma dei tg nazionali. Un conto è la necessaria opera di monitoraggio e prevenzione che la città deve veder garantita, soprattutto pensando che tra una settimana riapriranno le scuole: e che i  nostri figli staranno là dentro 5/6 ore al giorno.
Lo sciame insomma continua, e con esso il monitoraggio su chiese ed edifici pubblici da parte dei tecnici comunali, Vigili del Fuoco e Protezione civile.
Quanto allo psico-sisma ne avremmo fatto volentieri a meno (credo, gli albergatori ancor più di noi).
Ma in un 2013 che ci ha regalato "rare perle" di paradosso, il corollario finale direi che rappresenta la degna conclusione. 


 

sabato 28 dicembre 2013

Per una volta... in parananza


Se il 2012 mi aveva offerto lo spunto per finire sulla consolle di una discoteca, il 2013 si chiude davanti ai fornelli.
Segno dei tempi, delle tendenze e dell'inflazionare, piu' o meno gradevole, di rubriche o trasmissioni di taglio eno-gastronimico. Del resto se il nostro export (e quindi il fatidico PIL) si reggono ormai principalmente sulle prelibatezze della tavola Made in Italy, si spiegano molte "derive televisive".

La mia partecipazione a "La casa delle cuoche" - rubrica culinaria in onda su Trg e Umbria tv - e' stata una lieta sorpresa di un lunedì invernale. Francamente non sapevo cosa mi aspettasse ma devo dire che Laura Colaiacovo e Diana Capodicasa - affiancate dal guru Angelo Valentini - hanno fatto di tutto per mettermi a mio agio. Anche perché hanno ben presto capito che non si trovavano di fronte certo ne' ad un Vissani e neppure ad un aspirante dilettante di Masterchef (se non come assiduo telespettatore).
L'atmosfera molto casalinga e familiare della location devo dire che aiuta, così come il parlottare con altri ospiti chiamati a registrare puntate in scaletta prima o dopo (o, come nel caso di Mauro Casciari, la iena perugina, con cui mi sono incontrato, ben due puntate, una prima e una dopo).
Poi mi sono cimentato nella preparazione di una crema con cui corredare un classico panettone natalizio. L'operazione di "sbattitura" delle uova e' stata molto piu' complicata con il macinino elettrico che non con l'attrezzo manuale, a cui sono ricorso una volta amalgamate le uova e la panna con una deliziosa marmellata di castagne.
Da li' il gioco e' stato facile e vedere il proprio semplice e banale "elaborato" diventare un quid stuzzicante per arricchire il panettone, e' stato decisamente gratificante.
Nel mio piccolo ho avvertito vagamente la sensazione appagante di chi - in modo ben diverso, piu' sofisticato e professionale - si compiace delle proprie creazioni a tavola, di fronte ai complimenti dei commensali. La crema era davvero buona (merito ovviamente della marmellata di castagne già pronta) e una salutare "sditata" ha suggellato l'informale cerimonia.

Una bella sensazione che, ad essere sincero, mi piacerebbe riprovare. non solo in un'altra puntata (chissà...) ma anche nel quieto silenzio - si fa per dire - delle mura domestiche. Dove finora non sono andato oltre la cottura in forno di qualche würstel, per la gioia dei miei figli (che, bontà loro, mi hanno riempito di feste elogiando quei würstel come fosse un piatto di Cracco).
Chissà che la partecipazione a questa breve rubrica non sia la "stura" per qualcosa di piu' di quanto finora abbia combinato davanti ad un fornello: un luogo quasi sconosciuto, nel quale so dare il meglio di me stesso quando si tratta di decidere il momento esatto per "tirare su la pasta". Adoro la pasta al dente e se ho un pregio, e' quello di azzeccare l'istante giusto per uno spaghetto o un piatto di penne al dente... Per tutto il resto mi ritengo fortunato e decisamente "viziato" dal fatto di essere circondato di cuoche sublimi. E si sa, dove regnano i "giganti", noi nani di passaggio non sappiamo mai apprezzare abbastanza... la loro grandezza. O forse si'... Inforcando un tovagliolo, accomodandosi sulla sedia e predisponendoci ad assaggiare...

venerdì 27 dicembre 2013

Un anno, tra alti e bassi, sulle montagne russe... anzi, rossoblù...




Una scena che si spera di vedere sempre più spesso...
foto M. Signoretti
E' emblematico come si sia dovuto attendere il risultato dell'ultima di andata, a 3 giorni dal Natale, per potere dare un giudizio minimamente compiuto sulla stagione dei rossoblù.
Emblematico anche per un 2013 di alti e bassi, che ha riservato soddisfazioni come qualche amarezza. Insieme alla sensazione di un'occasione persa - lo scorso campionato - pur nella soddisfazione della salvezza anticipata e di qualche chance lasciata per strada, ma ancora recuperabile, nel torneo in corso.

La grinta di Sottil - foto M. Signoretti
Certo per come era iniziato, il 2013 non lasciava intravedere nulla di buono. Quattro sconfitte di fila e una concatenazione di sventure che hanno compromesso il cammino della squadra di Sottil, seconda in classifica fino a novembre 2012 e poi sgretolatasi improvvisamente. Su tutte, la delusione nel derby interno con il Perugia, perso immeritatamente, con una gara subito in salita causa autorete di Galabinov e giocata all'insegna dell'inseguimento, sfumato nel finale nonostante gli acuti di Caccavallo e Baccolo. Per vedere un punto bisogna attendere il 10 febbraio e il gol dal dischetto di Radi contro la Paganese. Sono proprio gli scontri diretti a fare la differenza e a permettere alla squadra di Sottil di tirarsi fuori dai bassifondi. La vittoria di Barletta, con brivido finale sul gol annullato ai pugliesi, il successo sul Prato e soprattutto nel finale di stagione, la vittoria sulla capolista Latina e il blitz ad Andria, con l'unico gol di Bazzoffia capace pero di decretare la salvezza matematica.

Bucchi, in bianco e nero - foto M.Signoretti
L'estate segna lo storico accordo con il Parma, presentato in tandem dal presidente Fioriti e dal dg dei ducali Leonardi. Una sinergia fondamentale non solo per crescere ma per garantirsi una continuità viste le difficoltà economiche del periodo. E la squadra viene affidata all'esordiente Bucchi, dopo il CAR di tre mesi in panca con il Pescara in A, che prende in mano una nidiata di giovani, infarciti di qualche veterano. La stagione e' anomala, il riposo la prima giornata, poi subito derby al "Curi" e la prima pillola amara da ingoiare targata Eusepi e Sprocati. Per la prima vittoria bisogna di nuovo attendere un po'. Arriva solo il 27 ottobre anche se contro una grande come il Pisa, grazie a Caccavallo, e una settimana dopo la positiva e prestigiosa trasferta di Lecce contro i giallorossi di Miccoli decaduti in disgrazia. Campionato strano anche per quel che accade al di fuori dello sport. Scioccante la domenica 10 novembre con l'Incredibile direzione di gara di Lacagnina di Caltanissetta che lascia i rossoblù in 9 dopo 20' contro il Barletta, e soprattutto per la surreale pantomima di Salernitana-Nocerina, con i giocatori a crollare in campo quasi spiritati dopo le minacce degli ultra rossoneri.

L'Albero sullo sfondo... speriamo augurale
foto M.Signoretti
Meglio pensare al calcio giocato e ad un Gubbio che chiude il 2013 in crescendo, con l'acuto polare di L'Aquila, il successo poco esaltante sulla Paganese e i rimorsi di Ascoli.
Che ci riserverà il 2014? Difficile dirlo. Di questi tempi meglio procedere, pensare e sognare... alla giornata.


Da "Il Rosso e il Blu" - puntata di "Fuorigioco" del 23.12.13


martedì 24 dicembre 2013

Il senso di questo Natale (ma solo di questo...). E il senso del guardare avanti...

Forse siamo piu' piccoli in questo Natale. Piu' piccoli e minuscoli. 
Sara' che e' il primo vero Natale di austerity dal secondo dopoguerra, sara' che ormai il senso della crisi (di fiducia, soprattutto) pervade ogni respiro e condiziona anche il colore della festa. Sara' che il sisma (o meglio lo sciame, piu' fastidioso di quello vero, con api e punture comprese) e' ormai piu' ingombrante di un inquilino che lascia l'auto nel cortile parcheggiata da apache per tutto il ponte natalizio.

Sara' che le stesse luci della festa, meno numerose e sfavillanti, sembrano quasi anche piu' stanche di illuminare l'apparenza di questa data, quasi per nascondere il vuoto che ci sta dietro. Un vuoto piu' patetico delle frasi copiate da google che ti arrivano sul telefonino. Piu' kitch dei babbi natale arrampicati sulle finestre.
Sara' un po' tutto questo, ma il Natale 2013 ci fa sentire piu' "miseri", a dispetto dell'inflazionamento di cinepanettoni (quest'anno ce ne sono almeno quattro, che probabilmente non "fanno per uno" come si dice dalle nostre parti).
La sensazione di essere "sguarniti" di qualcosa, e' nitida. Non che manchi l'essenziale, per fortuna. Ma si comincia ad avvertire la mancanza del superfluo: che pur essendo tale, aveva - specie a Natale - un suo onesto perchè.


In mezzo, ci sta pure quel senso di impotenza che affiora angosciante nei pochi secondi in cui si avverte una scossa
Gia', il terremoto. L'ospite piu' inatteso, sgradito e inopportuno di questo Natale. 
Eppure c'e' anche lui. Anzi, stando alle analisi degli esperti - che comunque sono tali in quanto evitano qualsiasi forma di previsione - lui in realta' c'e' sempre stato. Sotto mentite spoglie, ma c'e' stato. Dal 1984 (anzi dall'82) ci fa "compagnia" ciclicamente. Come un vicino di casa di quelli che non puoi sceglierti, ma ti tocca digerire. Tanto vale conviverci senza troppi problemi. Anzi, forse meglio sopportarlo spesso e in piccole dosi. Che non sentirlo per anni e poi magari ritrovarselo... all'improvviso a tavola con noi...
Siamo piccoli. Ma forse lo siamo in rapporto a cio' che pensavamo di essere. 
Ce lo dice l'economia. Quella macro come quella domestica. 
Ce lo dice la realta'. Perche' non e' detto che non si sorrida di piu' quando c'e' bisogno di stringere i denti, di trovare nuove energie, nuove motivazioni. Di perseguire nuovi traguardi.
Il Natale, del resto, ha tanti volti, tanti colori, come tanti perche'.

Quello furente e demoralizzato di chi vede solo nero. Come il tizio napoletano che ho incrociato lunedi mattina alle 6.45 e mi ha fatto: "Tu sei quello della tv, ti riconosco. Devi dire che e' un disastro, che cosi' non si va avanti. E che prima o poi qualcuno comincia a sparare per la fame e l'insofferenza". Guardandoti torvo come se quello sparo prima o poi dovesse avere te come bersaglio.

Quello radioso e inconsapevole dello sguardo di un bambino. Pronto a scartare i suoi regali. E felicemente ignaro di tutti i problemi che ci stanno intorno. Essere piccoli, in questo caso, dà la fortuna di essere inconsapevoli. Ma anche straordinariamente veri e diretti. Come la mia Vitti, che subito dopo la scossa tellurica, anziche' spaventarsi o allarmarsi, mi ha detto: "Babbo, se ci sei tu con me, io non ho paura". (Beata innocenza, ho pensato d'istinto).

Ma il Natale ha anche il tenore intenso del "Dolce sentire" francescano che pervade l'atmosfera dei vicoli intorno al corso, che mi entra dalla finestra lasciandomi un "tappeto musicale" piacevole e di significato, che fa da sottofondo al presepe vivente degli "Amici di Riccardo".
Quella nenia che ti porta a pensare come perfino la tragedia meno augurabile, possa essere il principio di una nuova missione, di un progetto, di un pensare, un credere, un costruire positivo e propositivo.

Siamo piccoli, la crisi ci rende più piccoli, le difficoltà ci fanno sentire più piccoli, ma non dobbiamo pensare in piccolo. Pensando al 2014.
La salita non sarà perenne. Non ha senso aspettare che tutto passi. Che passi, che lo faccia prima che sia troppo tardi, dipende anche da ognuno di noi. Magari, con quella stessa inconsapevole incoscienza che è proprio dei piccoli: e che è gravida di entusiasmo per il solo fatto di avere davanti una scatola con un fiocco...

Non importa se un giorno ci diranno che Babbo Natale non esiste. L'importante è avere avuto la serenità per vivere quei momenti. E oggi, avere ancora la voglia di festeggiarli.
E' il migliore augurio che in fondo ci si possa fare. Per questo Natale (sperando, sia solo per questo...).

venerdì 20 dicembre 2013

Il Senato punisce i Comuni che combattono il gioco d'azzardo: e lo Stato si allontana sempre di più dalla gente...

Quando si dice che la politica di Palazzo è distante anni luce dai cittadini.
Con un emendamento bipartisan (definizione odiosa che, in questi casi, dà l'idea del vero e proprio inciucio) approvato in Senato, sono state previste misure punitive nei confronti degli enti - in particolare i comuni - che ostacolano la diffusione del gioco d'azzardo.
Avete letto bene.
Chiudi un locale di slot machine? Limiti la diffusione dei videopoker? Cerchi di fare prevenzione contro un fenomeno silenzioso e subdolo come la ludopatia? (definizione fin troppo edulcorata per immaginare persone, di qualsiasi età, che si fumano stipendio o pensione davanti ad una macchinetta mangiasoldi...).
Ebbene, se fai tutto questo, non ti premio. Anzi, ti punisco.
Alla base di un provvedimento a dir poco assurdo, demenziale e socialmente devastante ci sono ovviamente interessi economici. Le cosiddette lobby del gioco d'azzardo, i grandi circuiti che macinano milioni di euro ogni ora lucrando sui sogni della gente.
Per uno che vince, di cui si parla con titoli fin troppo enfatici (e qui un mea culpa va fatto anche da parte di noi giornalisti) ci sono migliaia di ingenui che hanno dilapidato non dico fortune, ma anche i soldi per la propria famiglia (e di questi tempi, ancor più preziosi) in cerca della dea bendata.
Ne parlo da una città non certo immune da questo fenomeno, che anzi ha visto molto (chissà, forse troppe) vincite negli ultimi anni, tanto da scoprirsi Eldorado per alcuni (sempre pochi) fortunati, e un girone dantesco per tanti altri. Che sul giornale ci finiscono o perchè sono sul lastrico, o sotto forma di statistica da Sert.
 
Senza stare a far nomi e cognomi, quindi, condivido in toto chi ha definito “semplicemente vergognoso" l'emendamento del Senato. "In questo modo si tutela lo stato biscazziere e non si difendono i cittadini, resi sempre più fragili da una crisi economica devastante. E’ un provvedimento miope anche dal punto di vista economico, visto che, a fronte di un gettito in entrata, non tiene in considerazione le successive maggiori uscite per la spesa sanitaria e sociale che lo Stato deve sostenere per le conseguenze del gioco d’azzardo. Senza pensare che a breve è anche prevista la discussione in parlamento del disegno di legge su cura e prevenzione della ludopatia. Il Senato si è comportato come un Giano bifronte”.

Di questo problema si è parlato  nell’Assemblea legislativa dell’Umbria, in occasione del convegno “Vite in gioco” svoltosi venerdì oggi ad Assisi nel corso del quale il consigliere regionale Sandra Monacelli ha illustrato la proposta di legge regionale a sua firma per l’accesso consapevole al gioco d’azzardo e la prevenzione del gioco patologico.
All’iniziativa, promossa dal Gruppo consiliare regionale Udc, hanno partecipato il maresciallo della Guardia di finanza, Gennaro Pietroluongo, e l’assessore alle politiche sociali del Comune di Nocera Umbra, Luciano Morini.
In Umbria quella contro le famigerate "macchinette mangiasoldi" è una battaglia combattuta in modo isolato da pochi coraggiosi amministratori locali, come il sindaco di Bastia, Ansideri, che ha cercato di vietare la presenza dei videopoker almeno nei circoli gestiti da soggetti pubblici - trovando spesso opposizioni inaspettate non solo dalla politica ma anche dalle istituzioni più "alte".

Con i suoi oltre 15 miliardi di euro il gioco d’azzardo legalizzato è la terza industria nazionale per volume di affari, superiore 16 volte a quello di Las Vegas", è stato detto oggi ad Assisi. Ed è ovvio che anche la malavita abbia messo gli occhi su questo business.
Emblematica la testimonianza dell'assessore di Nocera Umbra, comunità che conosce bene la parola crisi per la vicenda della Antonio Merloni: "Da noi - ha detto - la crisi è pesantissima, ma si continua a giocare, tanto che ci è pervenuta la richiesta di apertura di una sala slot machine. I Comuni non hanno strumenti né per opporsi né per limitare queste iniziative, visto che i Tar hanno sempre bocciato le ordinanze che andavano in tal senso. Al governo, come riportato da un manifesto dei sindaci, chiediamo di concedere ai comuni gli strumenti per limitare almeno gli orari di apertura di queste attività”.

Una battaglia impari, un confronto da concorrenza sleale, nel quale lo Stato pensa innanzitutto a far cassa, giocando - questo sì, senza neanche bisogno di scommettere - sulle illusioni, sull'ignoranza e sulla disperazione della gente.
Un po' come avviene con le sigarette: ci scrivo che "creano danni alla salute", salvo la faccia e continuo a incassare con i monopoli di Stato.

martedì 17 dicembre 2013

Fontanelle, il segreto di 40 anni di... gioventù

Il tavolo istituzionale - foto cronacaeugubina.it
Una serata per festeggiare i 40 anni, all'insegna dei ricordi, dei significati, delle motivazioni. Ma anche della voglia di guardare avanti.

Il Fontanelle calcio (oggi Fontanelle Branca) si e' regalato un appuntamento speciale per celebrare i suoi primi 40 anni: allo Sporting hotel, società, staff tecnico, prima squadra e soprattutto l'ingente plotone del settore giovanile del sodalizio eugubino si sono ritrovati per un momento di festa e di condivisione, oltre che per tracciare un bilancio dell'importane cammino percorso.
A fare gli onori di casa il presidente Giorgio Saldi, il co-presidente Fausto Fioroni, artefici della fusione che da 12 anni vede la denominazione di Fontanelle Branca. Non e' mancato il saluto del Vescovo Mario Ceccobelli, del presidente del Cru Luigi Repace e del numero 1 degli arbitri umbri, l'eugubino Luca Fiorucci, oltre che dei consiglieri regionali Goracci e Smacchi.
Ma non sono mancati soprattutto i ricordi, con i tanti ex presidenti che hanno snocciolato gustosi aneddoti, rammentando anche come l'avventura del Fontanelle sia stata sempre vissuta esclusivamente attraverso la passione per lo sport, la socialità e la voglia d stare insieme.

L'omaggio alla signora Margherita - foto cronacaeugubina.it
Momento toccante quello nel quale e' stato ricordato il giovane Marco Minelli, cui è intitolato l'impianto sportivo del Fontalle, scomparso ad appena 15 anni nel 1973 in un incidente stradale: era uno dei ragazzi che si ritrovavano nei "pratarelli" di Fontanelle a giocare per il solo gusto di divertirsi - ha ricordato Massimo Fiorucci, suo amico e oggi animatore instancabile delle iniziative del Fontanelle. Applaudita in sala la madre, Margherita Ramacci, visibilmente commossa.
http://www.youtube.com/watch?v=drKvf_5oGaA

Emozionante anche rivivere nei flash di 40 anni il cammino del Fontanelle, pregevolmente narrato dal filmato curato da Matteo Fumanti. Senza bisogno di parole, ma lasciando parlare immagini e musica...
Non credo ci sia a Gubbio un solo ragazzo, che abbia giocato a calcio, che non ha vestito o incontrato da avversario almeno una volta il Fontanelle - mi è venuto spontaneo dire in apertura di serata.
Ricordando, da parte mia, qualche sfida nei fanghi del San Benedetto o proprio di Fontanelle - dove l'erba per fortuna è ricresciuta e il campo da gioco sopravvissuto - con l'under 18 di fine anni 80.

Il Fontanelle è un po' il Chievo eugubino, non tanto per i risultati sul campo - dove comunque si sta facendo apprezzare in I Categoria - quanto per l'unicità della sua presenza nel panorama sportivo e sociale della città, appunto da 40 anni.
Fontanelle è sinonimo di calcio, di calcio per i giovani, di ambiente sano, familiare, a suo modo granitico, che sa crescere e difendere i propri ragazzi. Che è dura battere in campo, come impossibile imitare fuori dal campo.
E come Chievo, è una località che prima di tutto è conosciuta per il calcio - che qui esiste appunto da 40 anni - più ancora che per le indicazioni toponomastiche (con il cartello stradale apparso molti anni dopo quel 1973).
Un sodalizio che in 4 decenni ha visto crescere generazioni di ragazzi, poi diventati giocatori o allenatori. Ma soprattutto di uomini.
Una società che ha scritto pagine memorabili di calcio e di vita, forgiando giocatori di spessore - che poi hanno vestito anche la maglia rossoblù - e persone in senso pieno, per lo spirito educativo, "cristiano" (come l'ha definito, spontaneamente, Gino Pannacci, ricordando l'esempio di Araldo Vispi) e morale come ha anche sottolineato l'ex capitano del Gubbio, Alessandro Giacometti, cresciuto in questa società e visibilmente commosso - lui che roccioso centrale difensivo, non si inteneriva certo in campo - nel ricordare i suoi 8 anni dai pulcini agli allievi del Fontanelle.

Il Fontanelle Branca del futuro - foto cronacaeugubina.it
"Siamo orgogliosi di questa storia e grati a tutti quelli che hanno contribuito a costruirla - ha dichiarato il presidente Saldi - ma aiutateci, perché per realtà come la nostra andare avanti e' sempre più difficile" ha ammonito con sincerità e schiettezza rivolgendosi ad amministrazione e Federcalcio.
Perchè Fontanelle è uno di quei patrimoni umani, sociali e aggregativi - prima ancora che sportivi - che lo sport ha la fortuna di poter sfoggiare. E ha il dover di non far appassire.
L'appuntamento è per festeggiare i 50...

lunedì 16 dicembre 2013

L'Ascoli, i calzini rossi e quei "corsi e ricorsi" rossoblù... che fanno pensare

Sono lontani i tempi di Costantino Rozzi, il presidente dai calzini rossi, scaramantico piu di un napoletano dei quartieri spagnoli, imprenditore ruvido ma tutto d'un pezzo capace di costruire stadi in mezza Italia - compreso il Curi, avveniristico per la meta degli anni 70.
L'Ascoli che fu, l'Ascoli delle 9 stagioni in A di fila, del Liam Brady che rovina il debutto calcistico di Silvio Berlusconi portando i bianconeri marchigiani a vincere alla prima di campionato niente meno che a San Siro, l'Ascoli del flop di Hugo Maradona - perché fratelli si nasce ma non necessariamente si diventa - ebbene quell'Ascoli potrebbe non esistere piu nelle prossime ore.

Surreale la situazione con la quale i rossoblù sono tornati al "Del Duca" a distanza di quasi 2 anni, ritrovando solo i calzini rossi addosso agli avversari.
Era il gennaio 2012 quando all'indomani della vittoria piu roboante della stagione, il 4-0 inflitto al Grosseto, forti di un innesto sbandierato come la svolta della stagione, Mastronunzio, il Gubbio arriva al "Del Duca" puntando addirittura a fa l'intera posta, e ad una vittoria esterna che non era mai stata centrata nella stagione cadetta. Ma in campo, si sa, i problemi economici non giocano, le beghe societarie non fanno cross o dribbling, gli arretrati di stipendio non si mettono in barriera. E anche se il marasma finanziario e l'assenza di un futuro pesano sul morale di chiunque, quando l'arbitro da' il fischio d'inizio chi ama questo sport, professionista o meno, comincia a giocare. E a giocarsela.

E l'Ascoli, che in quell'anno partiva addirittura con un -7, non senza problemi economici poi trascinatisi stancamente fino ad oggi, aveva appena iniziato la parabola di rimonta.
I primi tre punti del campionato, per arrivare subito a -4, li aveva conquistato per altro proprio a Gubbio, con un rocambolesco 3-2. Firmato Sbaffo autore di una doppietta, in mezzo le reti illusorie, le prime del campionato, di Mendicino - meteora oggi in maglia Salernitana - e Ciofani, che contro il fratello non si impietosi fulminando lo proprio sugli sviluppi di un corner. Ad aprire le danze era stato Papa Waigo, un motorino instancabile che anche al ritorno avrebbe messo la firma sul gol del vantaggio dopo una mezz'ora soporifera.
Ancora una volta l'Ascoli sembrava poter ripartire grazie al Gubbio ma stavolta i rossoblù potevano sfoggiare un Bazzoffia in stato di grazia: uomo assist, uomo rigore, uomo ammonizione avversaria, e qualche volta persino uomo gol, anche se ne l caso del Del Duca con la complicità del portiere di casa, spiazzatosi da solo su un diagonale che altrimenti si sarebbe ritrovato tra le braccia. 1-1 e punto di platino. Tutto ok?

Neanche per niente. A 1' dal termine tale Vito Falconieri, di cui si stava parlando anche per un prestito a Gubbio, piomba di testa su cross di Sbaffo, ancora lui, e incorna alle spalle di Donnarumma, con la difesa schierata, nella circostanza a presepe, ovvero nell'immobilità piu assoluta.
Morale. L'Ascoli agguanta il Gubbio e parte per la scalata salvezza. Per i rossoblù invece sarà l'inizio della fine...

Stavolta, almeno stavolta, speriamo (la stagione)  finirà in modo diverso...

 
Da "Il Rosso e il Blu" in onda in "Fuorigioco" di lunedì 16.12.13

giovedì 12 dicembre 2013

Un riconoscimento Unesco? Sì, per le occasioni perse...

Ceri, metafora di vita? Beh, in questo caso, i Ceri diventano metafora di una città. Del suo passato, ma speriamo un po' meno del suo futuro. Della sua mentalità e al tempo stesso, delle tante occasioni perse.

La notizia non poteva passare inosservata. A Baku, amena località dell'Azerbaijan, di cui è anche capitale, nota finora solo o quasi per i suoi giacimenti di petrolio, l'Unesco ha dichiarato patrimonio immateriale dell'umanità la “rete delle feste con macchine a spalla”. Un circuito che dal 2004 era nato e aveva coinvolto anche le componenti istituzionali eugubine. Che aveva visto anche la presenza di eminenti personalità dell'Unesco a Gubbio il 15 maggio. Salvo poi vedere un passo indietro nel 2010. Un ripensamento da parte di Gubbio – con relativa uscita dal circuito della Festa dei Ceri - dovuto alla volontà, espressa da tutti (dall'Amministrazione comunale alle istituzioni ceraiole) di “fare corsa da soli”.

Morale: la Festa dei Ceri è uscita dal circuito delle feste di Viterbo, Palmi, Nola, Sassari – che, per carità, con il 15 maggio avevano poco nulla a che fare.

I portatori della macchina di S.Rosa a Viterbo
Però il risultato è che ora Viterbo, Palmi, Nola e Sassari possono festeggiare un riconoscimento straordinario. Non tanto per le loro feste – che continueranno sicuramente ad essere le stesse, più o meno apprezzabili, più o meno comprensibili, dall'esterno, ma certamente uniche e inimitabili per i loro animatori, come lo è per gli eugubini la Festa dei Ceri.

Dal canto suo, la Festa dei Ceri resterà la stessa. Ma è fuori dalla tutela Unesco, che certo qualche vantaggio l'avrebbe portato alla città. Farà corsa da sola, in futuro, per ottenerlo. Il che non significa che la corsa solitaria avrà un esito positivo.

La delegazione dei Candelieri di Sassari a Baku
per la proclamazione Unesco
La metafora non è per la vicenda in sé – comunque beffarda, ai limiti del masochistico – ma per l'esempio di come tanti, troppi “treni” si siano persi per strada, in virtù di una presunta “superiorità” che, diciamocela tutta, è uno specchio effimero, davanti al quale non solo ci si ammira, ma quel che è peggio, ci si incanta. Salvo poi scoprire però che la stanza in cui si trova lo specchio resta sempre la stessa: piccola, isolata, fredda e, negli ultimi tempi, senza neppure le certezze di una volta.
A chi dovesse obiettare poi che la Festa dei Ceri o Gubbio stessa non abbia bisogno del riconoscimento Unesco, non pensiamo serva neanche una replica.

Speriamo solo che chi sarà chiamato a governare questa città, da giugno in poi, sappia comprendere l'importanza dei “treni” che passano. Di quelli che possono aiutare la nostra comunità a promuoversi, di quelli che possono consentire ai propri tesori di essere tutelati e valorizzati, di quelli che possono dare respiro e orizzonti diversi agli angusti confini di una mentalità, oggi ancor più deleteria.
La stessa che in modo miope non ha mai saputo guardare con efficacia al dialogo con le realtà vicine (comprensorio), con quelle affini (Assisi), con quelle che avrebbero potuto stimolare nuove dinamiche (le Marche e la riviera).
Perchè per troppo tempo si è pensato che Gubbio poteva “bastare a se stessa”. Che gli altri non ci meritavano. E che anzi ci avrebbero rimpianti.

Ecco, se la “capacità di perdere occasioni” fosse considerato un bene immateriale, l'Unesco forse, nel nostro caso, non chiederebbe neppure la documentazione.
GMA

 
Da editoriale "Gubbio oggi" - dicembre 2013