Lo sciame mediatico che negli ultimi giorni ha investito, molto più di quello tellurico, l'immagine della città di Gubbio, nei tg come nei quotidiani nazionali, ha finito per creare non meno apprensione e disagi del terremoto stesso. In particolare tra commercianti e operatori ricettivi che alla vigilia di Capodanno hanno potuto beneficiare di questa ennesima "batosta".
"Il terremoto? A me fa più paura la Tares" mi ha confidato stamattina in fila alla posta un anziano concittadino. Uno di quelli che - sull'ottantina - di terremoti veri, dalle nostre parti, ne ha sentiti almeno un 3 o 4 dagli anni '60 ad oggi. Ma che certo non ha perso il sonno con lo sciame sismico di queste ultime settimane.
Per ora le ripercussioni più evidenti delle scosse di questi giorni - l'apice domenica scorsa 22 dicembre, con una "toccata" di 4 gradi, per il resto qualche picco da 3 in mezzo ad una giungla di scossette da 2-2.5 - non sono tanto nei muri di case o chiese quanto nei listini prenotazione di albergatori e ristoratori, dopo un fine settimana caratterizzato da un tam tam mediatico sui media nazionali, attenuato solo, paradossalmente, dall'ondata di scosse che da ieri sera ha investito Campania e Molise.
Anche ieri i principali tg Rai, Mediaset e Skytg24 (addirittura con collegamenti in diretta) si sono soffermati sullo sciame sismico a Gubbiotina, nonostante non vi fossero danni nè situazioni di allarme, e le stesse interviste raccolte hanno evidenziato uno stato d'animo sostanzialmente tranquillo da parte della popolazione.
Per capire lo stato di frenesia "epilettica" in cui il sistema mediatico spesso si incarta - inseguendo se stesso, la ricerca di notizie, l'attesa dell'evento da sfornare in diretta - potrei riportare due esempi.
Il primo è l'esperienza personale di ieri quando, raggiunto telefonicamente dalla collega di Skytg24 (a cui ho girato un paio di numeri telefonici per corredare il servizio) ho compreso, incontrandola in piazza 40 Martiri da cui poi ha effettuato la diretta, la sua difficoltà a mostrare i "segni" del sisma. E quasi a giustificare quel collegamento in diretta: "Non ci sono case danneggiate? O almeno qualche sito che riporti i segni del sisma dell'84?" mi ha chiesto.
Professionalmente ho capito l'empasse: in tv devo mostrare prima ancora che raccontare. E francamente per chi viene a Gubbio in questi giorni, è difficile poter "mostrare" il terremoto. La paura, se c'è, non si fa vedere. E che ci sia preoccupazione dopo 4 mesi di sciame sismico è normale. Che poi questa preoccupazione debba diventare notizia da tg nazionale o addirittura da inviato sul posto, è tutto da discutere...
Non ci sono danni, non ci sono monumenti a rischio, non ci sono neanche retaggi di scosse risalenti agli anni scorsi (la città è stata praticamente ristrutturata dopo l'84).
Rivedendo sia il suo collegamento, che i servizi Rai o Mediaset, ho letto - sfumatura che non sfugge a chi mastica questo mestiere da un quarto di secolo - che i colleghi spediti a Gubbio in queste ore hanno dovuto "arricchire" molto i propri reportage per dare loro una patina di cronaca. Qualche frase estrapolata dalle interviste in giro (dove non sono mancati i "ci siamo abituati, nessun problema"), qualche dato sparuto (le ormai famose chiese inagibili) opportunamente "spurgato" della precisazione che alcune di esse lo erano già da prima che arrivasse lo sciame.
Però evidentemente di questo bisognava parlare tra sabato e domenica.
Secondo esempio: l'Ansa di questa mattina recitava "Notte tranquilla a Gubbio". Un po' come avremmo potuto leggere, che so, da Bagdad, il giorno dopo il bombardamento della Nato nel gennaio 1991.
Un conto però è lo psico-sisma dei tg nazionali. Un conto è la necessaria opera di monitoraggio e prevenzione che la città deve veder garantita, soprattutto pensando che tra una settimana riapriranno le scuole: e che i nostri figli staranno là dentro 5/6 ore al giorno.
Lo sciame insomma continua, e con esso il monitoraggio su chiese ed edifici pubblici da parte dei tecnici comunali, Vigili del Fuoco e Protezione civile.
Quanto allo psico-sisma ne avremmo fatto volentieri a meno (credo, gli albergatori ancor più di noi).
Ma in un 2013 che ci ha regalato "rare perle" di paradosso, il corollario finale direi che rappresenta la degna conclusione.
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