Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 18 marzo 2014

Niente focaroni? L'ennesimo "no" di una città che ormai sa solo "negare"...

E' triste quando la burocrazia invade tutto.
Mesto, quando la tradizione viene interrotta.
Amaro, quando ad interromperla è l'ipocrita cattiveria di qualcuno, che sfruttando la meschinità dell'anonimato, innesca il procedimento burocratico: esposto, ordinanza, intervento.
Un tempo Gubbio era definita "la Città del Silenzio". Oggi c'è chi la definisce "la città dei no".
Difficile dare torto. E quel che è peggio è che la schiera dei "no" - su tutto e su tutti - comincia ad offuscare l'orizzonte, ad annerire i contorni della prospettiva, ad oscurare la capacità di guardare oltre. Di guardare avanti.
Dove il no domina imperante, dove tutto è nero, non c'è speranza. Dove il no pregiudiziale, il no acritico, il no ideologico mette i paletti, segna i confini, delimita gli spazi, il poco ossigeno che resta serve solo a stare fermi. Immobili.
Mentre il mondo va avanti. E l'immobilismo, significa arretratezza.

Tutto questo per la vicenda "focaroni", direte voi? Forse è esagerato.
Forse sì, ma è esemplare. Di come in una città, vessata da anni di oscurantismo sotto varie forme, generi e fattezze, il verbo più declinato sia "negare". E quello più sottovalutato (e consequenziale) sia "annegare".
Non sappiamo chi si è inventato l'esposto anonimo che come un "effetto domino" ha acceso il tasto off e ha fatto divampare quello delle polemiche. Non sappiamo trovarne le motivazioni.
Al tempo stesso si potrebbe comprendere che - come su tutte le iniziative - va trovata una giusta forma, vanno evitate esagerazioni, vanno trovate formule anche di compromesso tra chi confonde un permesso con la possibilità di agire in libero arbitrio.
Ma tra questo e il "no", una zona intermedia ci deve essere.

Ecco, trasferiamo questo identico ragionamento su altri fronti. Su altre polemiche - che hanno costellato la cronaca degli ultimi mesi - su altre querelle - che hanno condito muri cittadini e social network con i toni della "crociata" - su altre questioni - che hanno diviso l'opinione pubblica.
E' ancora il "no" a prescindere, a segnare la linea di confine. A ridurre quello che potrebbe essere un dibattito pure costruttivo sul futuro della città, in un mero dividersi tra "buoni e cattivi", tra "fedeli e infedeli", tra "bianchi e neri".
Con l'unica discriminante di non cercare un punto di comunione o di sintesi, pur nella diversità di vedute (che vivaddio, resta comprensibile e necessaria), ma - anche non dovesse esserci - di rintracciare, anche col lanternino, un elemento di divisione, di polemica anche strumentale, di distinguo. In un contesto dove la divisione - di partiti, di associazioni, di persone fisiche o giuridiche - è diventata la regola non scritta.

Unica consolazione e speranza: in questo complicato bailamme, continuano ad esistere le persone, esiste il pensiero, esiste ancora la volontà. E la capacità di distinguere.
Chi vuole "fare" e chi dice semplicemente "no". Spegnendo qualsiasi fuoco - non solo quelli di San Giuseppe - che ancora rimane ad illuminare la prospettiva di questa comunità...
Basta riconoscerli...

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