Ma che diavolo sta succedendo?
Un omicidio al giorno che vede vittima una donna; una madre che uccide i suoi tre figli per punire il marito; l'esasperazione piu' schizofrenica che diventa quotidianità.
E noi che rischiamo d abituarci, in una sorta di macabra routine, al bollettino di guerra giornaliero che ci tampina la vista e l'udito.
Mi chiedo se tutto questo obbedisca ad una spirale perversa di disperazione, o sia solo un'escalation dovuta ad una attenzione ossessiva dei media a queste vicende.
E' sempre stato così, e non ce ne eravamo accorti? O il mondo che ci circonda sta avviluppandosi in un'implosione di valori e di moralità a gradazione sotto zero?
Quando sento in tv certe notizie mi viene l'istinto di spegnere, anche se sono solo in casa. E mi chiedo se avrei davvero la forza di raccontare una storia come quella di Lecco. Trovandomici, forse, ci riuscirei. Perché quando sei sul campo, quando sei nella "trincea redazionale" non vai a distinguere certi confini. Non pensi a tuoi figli, se non nel momento in cui si tratta di calibrare un aggettivo, di impostare un titolo, di dipingere l'attacco del pezzo. In quel frangente mln esiste una ricetta, ma c'e un ensemble di esperienza, sensibilità e immediatezza che vanno miscelate.
La notizia, poi, decide lei: quando arrivare, come arrivare e tu devi solo farti trovare pronto. A raccoglierla e darle la veste giusta.
Anche se la notizia e' agghiacciante. Anche se riguarda qualcuno che conosci, un tuo amico fraterno. Può accadere pure questo, quando sei un cronista di periferia e racconti quotidianamente la tua citta'. Compito molto piu difficile che operare in un contesto grande, dispersivo e per molti versi, fortunatamente, sconosciuto.
lunedì 10 marzo 2014
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