Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

mercoledì 30 aprile 2014

Voglia di decadenza?

Cadere ci può stare. La Festa dei Ceri è una splendida metafora, da questo punto di vista, su come sia necessario rialzarsi e ripartire. Diverso quando oltre a cadere, si cominciare a "decadere".
Ecco, l'impressione - strana, ma non nuova - e' che la citta', o meglio una parte di essa, non necessariamente la maggioritaria ma certamente la più rumorosa e visibile, esprima un desiderio intestino quasi inconsapevole. Una voglia di "decadenza".
Non c'entra Baudelaire, men che meno Pirandello. Anche se un contesto di così intensa vocazione autolesionistica ne avrebbe forse ispirato pagine memorabili.


La decadenza e' un riflesso, neanche troppo nascosto, sebbene sottovalutato, di quella forsennata difesa dell'esistente, che insieme all'arroccamento anacronistico sul passato (non solo politico), sono figli (cresciuti male) di un conservatorismo immobilistico travestito da "patriottismo de noaltri" il cui unico risultato e' di emarginare ancor di piu' la citta' da qualsiasi contesto o interlocuzione esterna, di affermare una vanagloriosa autonomia e liberta' (da chi?), di vaneggiare un futuro di prosperità astratta, fatta di orgoglio fine a se stesso, di felice pauperismo o di effimere velleità. Sbandierando qualche luogo comune, sempre buono a catturare consenso nell'immediato: come la storia della "fiera opposizione ai poteri forti" e arti congeneri. Elaborata, a suo tempo, da chi aveva semplicemente programmato di farsi sostenere da uno a scapito dell'altro. E di dividere la citta' per capitalizzare le macerie di quel conflitto sociale.

Quel castello, oggi, e' crollato. Ma le macerie sono tutte li', nessuno le ha scansate.
E quei poteri, presunti forti, sono molto meno forti e molto piu' logorati dalla crisi non meno che da un decennio di contese economiche, e non solo, il cui risultato altro non e' che la nuda fotografia del presente.
Un presente destinato, senza un energico colpo di reni, al declino come l'era del vituperato cemento. Con una città che rischia di risvegliarsi, tra qualche mese, in uno stato di "cassa integrazione vegetativa".

Dunque? Gubbio si trova ad un bivio, sapendo che soprattutto in una fase come questa, le certezze sul futuro appartengono solo agli stolti.
Il bivio non è politico, non è economico, la voglia di decadenza rischia di pervadere ogni schieramento, ma è una scelta quasi esistenziale: affidare il proprio futuro a chi vuol bene alla citta', a chi - pur senza bacchetta magica - puo' darle idee ed entusiasmo per ripartire; e capire chi sia davvero costui o chi siano costoro, rispetto a chi invece afferma di volerglielo, inseguendo utopie, senza accorgersi di essere invischiato nel solco della decadenza.

All'elettore spetterà scegliere. Sperando di non doverlo fare assistendo stancamente ad un nuovo rodeo di divisioni e dispute, fini a se stesse. Redditizio, forse, per qualcuno, a breve termine. Ma fatalmente letale, per tutti, in futuro.
GMA


Da editoriale "Gubbio oggi" - maggio 2014

1 commento:

  1. Buongiorno Direttore, per capire noi stessi è necessario saper guardare anche gli altri. Così se vogliamo capire bene la situazione della nostra città, dobbiamo vedere come sono organizzate altre cittadine con lo stesso numero di abitanti. Io l'ho fatto e mi astengo in questa sede ad esprimere la mia opinione. Fatelo anche voi e fate le debite considerazioni !

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