Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 31 marzo 2014

Quei fatidici minuti finali: un "Rosso e Blu" al cardiopalma...

Quei fatidici minuti di recupero. Maledetti o benedetti, che dir si voglia e che spesso finiscono per decidere un intero campionato.
Basti pensare solo a quanto accaduto negli ultimi due turni di campionato, ai gol pesanti – e alla fine sicuramente decisivi – messi a segno da Frosinone e Perugia, tra Gubbio e Ascoli, per comprendere come non solo le partite vadano giocate fino al 97' senza mollare mai, ma come proprio i brevi istanti che corrono dopo la fine del tempo regolamentare siano quelli che in un modo o nell'altro possono cambiare colore ad un'intera stagione.

Il gol più tardo, su questo fronte, e a suo modo anche decisivo, a favore del Gubbio, è datato 19 aprile 2003, quasi 11 anni fa. La squadra rossoblù è guidata da Marco Alessandrini e insegue quei play off che poi la porteranno in finale: si gioca al San Biagio il derby casalingo con il Gualdo di Cuttone e la squadra biancorossa va in vantaggio con Roberto Balducci, in una delle numerose perle del suo repertorio. Sembra fatta quando al 97' dopo vari parapiglia e lungaggini che impongono all'arbitro, Romeo di Verona – poi salito in serie A – di concedere ben 7' di recupero, si batte un calcio di punizione dal limite dell'area. E' il capitano rossoblù, Alessandro Sandreani a scegliere la sua zolla e ad infilare con la foglia morta la porta di Aiardi, bissando la prodezza che appena un anno prima – ma all'85' – Diego Marinelli aveva compiuto, sempre con lo stesso avversario, sempre nella stessa porta, per fissare lo stesso risultato finale, 1-1. Sarà un gol pesante perchè alla fine il Gubbio per un punto, quel punto, si ritroverà terzo davanti al Castelnuovo Garfagnana, avversario che affronterà in semifinale con andata in Toscana e ritorno a Gubbio, dove sempre Sandreani, andrà a deliziare il pubblico con un'altra esecuzione d'autore di straordinaria efficacia.

Se però una stagione fa gridare vendetta per i minuti di recupero, è senza dubbio quella della serie B: una sola volta i rossoblù sono riusciti a segnare oltre al 90' un gol decisivo, la prodezza balistica di Ciofani all'Ardenza di Livorno, con carambola vincente sulla schiena del portiere Bardi, ancora oggi estremo difensore amaranto in serie A. Per il resto solo rimorsi e tanti bocconi amari, alla fine più che decisivi per la triste sorte del torneo: si comincia con la zampata di Djuric al 91' di Crotone-Gubbio, che segna l'esonero di Fabio Pecchia. E' il 90' esatto quando al ritorno Falconieri, oggi attaccante rossoblù, fulmina Donnarumma al Del Duca di Ascoli, regalando una vittoria ai bianconeri rigenerante nella classifica e nel morale. E' addirittura il 94' quando Merino indovina a Nocera Inferiore il gol della vita abbattendo la difesa eugubina dopo il pari di Lofquist nella gara che segnerà l'infortunio grave di Bazzoffia e la fine di molte speranze salvezza. Ma come se non bastasse, saranno ancora al San Biagio – nella breve e triste esperienza Alessandrini - prima il Crotone, al 93' con il rigore rocambolesco guadagnato da Vinetot e siglato da Calil per il 3-3 finale, e quindi il Livorno con la rete di Bernacci al 94' in contropiede, a congelare le chance di permanenza in serie cadetta dei rossoblù.

Come dire, la B se ne è andata soprattutto dopo lo scoccare del 90': come una mezzanotte per Cenerentola, nella quale la splendida carrozza di due anni di successi prorompenti e impensabili, è tornata ad essere una zucca. Una zucca comunque di lusso, chiamata terza serie. Dal primo al 90', anzi anche qualche minuti dopo...


Da "Il Rosso e il Blu" di lunedì 31.3.14

giovedì 27 marzo 2014

27 marzo 1994: Berlusconi vinceva le elezioni... e nulla, o quasi, sarebbe stato piu' come prima...

Ricordo che quella sera stavo facendo un puzzle. Lo ricordo bene perchè ero a casa mia e non ero solo. E ricordo anche il puzzle: una foto di New York riflessa sulle acque, in versione notturna.
Il puzzle mi è sempre piaciuto. Ma come quasi tutte le cose che adoro, mi piace farlo in compagnia. E in quel periodo era un rompicapo buono come scusa per starmene con la fidanzata (che oggi è mia moglie).
Ricordo il volume della tv che rientrava dal salotto dei miei.

Stretta di mano dopo il duello tv tra Berlusconi e Occhetto
E Mentana, già proprio lui, Enrico Mentana, che annunciava i primi exit poll - forse gli ultimi a prenderci nella storia delle elezioni - che sancivano l'impensabile successo di Forza Italia, partito nato appena 2 mesi prima e diventato di colpo il primo partito italiano.
Tangentopoli non aveva ancora esaurito i suoi effetti al napalm sulla politica di casa nostra, la "gioiosa macchina da guerra" di Occhetto - l'uomo della Bolognina - aveva scoperto di avere acqua nel serbatoio, e il Berlusca aveva trovato la chiave giusta per ipnotizzare milioni di italiani: 1 milione di posti di lavoro, meno tasse, meno burocrazia, la garanzia di un uomo che si era fatto da solo. Seppur circondato di un alone di veleni, che presto si sarebbero tramutati in avvisi di garanzia.

La copertina, non proprio entusiastica,
di "Repubblica" - 28-3-1994
E' surreale come pochi oggi ricordino quella data, quel 27 marzo 1994. Sembra un secolo fa.
E per certi versi lo è. E' passato un secolo per la comunicazione - credo che meno del 30% della popolazione italiana avesse ancora il cellulare (il mio primo lo feci nel Natale 1996), internet non era di uso pubblico, i social network non stazionavano neppure nell'anticamera del cervello di Zuckemberg, che all'epoca frequentava ancora le elementari.
E' passato un secolo per l'informazione (che con quella tornata elettorale scopri' i primi faccia a faccia, i duelli televisivi, il "Di qua o di là"), prima di essere imbavagliata da una delle leggi più stupide e inutili della storia repubblicana, la "par condicio" (stupida perchè non puoi quantificare l'intelligenza e la capacità penetrativa di un messaggio, inutile perchè valida solo in tv e in radio, ma non in rete e nella carta stampata).
E' passato un secolo per i conti del nostro Stato, già disastrati ma ancora lungi dal far suonare l'allarme, per il nostro benessere (che non c'è più), per la lira (che nessuno pensava di dover rimpiangere) e per la politica della Prima Repubblica, quasi rimpianta più della lira, con i tanti partiti ormai alla soglia del tramonto allora, e oggi rimasti solo nei libri di storia (e nell'ultimo di Pansa, "Sangue, Sesso, Soldi" che sto quasi finendo).

Un triumvirato burrascoso e incostante:
Fini-Berlusconi-Bossi
Sono passati vent'anni e forse è ancora presto per giudicare un'epoca - anche se gli elementi non mancherebbero. Certamente Berlusconi, comunque la si veda, ha lasciato il segno. Che può essere giudicato in tanti modi. Ancor più di lui, ha fatto danni certamente il "berlusconismo", ovvero la tendenza di molti (non solo a destra, ma perfino nell'estrema sinistra) ad avventurarsi in carriere improbabili, sulla fiducia (spesso rivelatasi sicumera) di poter "bucare l'elettorato" con la stessa capacità comunicativa di un'"animale politico" (per dirla all'Aristotele) e televisivo (per dirla alla Freccero) come il Cavaliere.

Capace di trovarsi abilmente ogni volta un nemico contro il quale scatenare il proprio elettorato. Capace di ritagliarsi un'aurea di vittimismo sulla quale emendare i vuoti del proprio programma. Capace di illudere che l'inizio di un'età dell'Oro potesse regalare all'Italia un periodo diverso, lontano dall'inefficienza e dal marciume del sistema pubblico e dell'incapacità della politica di risolvere i problemi dei cittadini.
Oggi, esteticamente e non solo, Silvio Berlusconi appare la "cera" di se stesso, e quei proclami appaiono la cenere di ciò che sarebbe dovuto essere e non fu.
E nonostante tutto - ma questo evidenzia la maggior pochezza altrui - continua a polarizzare le coordinate della politica italiana.
Tanto per dire, il "dolce stil novo" di Renzi è passato per Arcore prima di definire una nuova legge elettorale.

Il Cavaliere arringa i suoi alla Scuola di Forza Italia
svoltasi per alcuni anni a Gubbio
Cosa mi manca di quel 27 marzo? Certamente il senso di un orizzonte che pareva schiudersi. Un'alba che avrebbe potuto e dovuto rappresentare un'epoca nuova per il nostro Paese. E per chi non era o si sentiva di sinistra.
Se c'è un merito - che in ogni caso, a prescindere dalle opinioni - andrebbe riconosciuto al leader di Forza Italia è proprio questo: di aver "sdoganato" la destra, un'area politica che fino al suo avvento veniva frettolosamente etichettata (e ghettizzata) ancora - a 50 anni dalla fine della guerra - come "post-fascista", sterilizzando di fatto l'ipotesi di una possibile alternanza politica, a ogni livello, da Roma alle periferie. Il pentapartito, le convergenze parallele, il compromesso storico, sono tutte esperienze figlie di un'assenza di fondo: quella di una destra liberale e liberista che potesse fare da contraltare (e dire che di figure di spessore e specchiata onestà non ne mancavano, dato che oggi perfino a sinistra in molti rimpiangono persone tutte d'un pezzo come Almirante).
Che poi questa destra, interpretata da Forza Italia prima e dal PDL, abbia effettivamente fatto (e disfatto) ciò che i suoi elettori effettivamente desideravano, è altro discorso.
Oggi continuano ad essere tanti i seguaci di Silvio. Ma altrettanti sono quelli delusi, confluiti in altre esperienze o nella sempre più ampia porzione di astensionisti.
Una cosa è certa: prima di quel 27 marzo 1994, dirsi di destra, in Italia, era quasi proibito. Oggi, forse, per molti è diventato quasi inutile.
Ma in fondo, a pensarci bene, vale anche per la sinistra...

martedì 25 marzo 2014

Un Gubbio-Frosinone che ci ha ricordato una cosa semplice... il fair play non s'inventa

Storie di finali burrascosi, storie di partite finite male. Non tanto nel risultato – si vince, si perde e comunque sia, si accetta – quanto nelle modalità, nella correttezza ed esemplare compostezza degli attori in campo.
Il Gubbio-Frosinone di domenica ce lo ricorderemo a lungo. Per l'epilogo assurdo, come è assurdo che non esista una norma che consenta ad un direttore di gara di ripristinare – anche dove non è richiesto il suo intervento – quel principio di buon senso e onestà chiamato con il solito immancabile anglesismo, fair play.

Ci si imbastiscono striscioni, campagne di sensibilizzazione, ci si ingaggiano testimonial che dai vertici mondiali fino al più recondito dei sobborghi ripetono quasi a memoria le parole “Rispetto”. Per un Blatter che fa la corsa ad affiancare il proprio faccione alla chioma bionda di un Simone Farina, non abbiamo una corrispondente norma regolamentare che ad esempio preveda sanzioni per squadre o giocatori che in campo manda a farsi benedire anche la più elementare delle regole di correttezza.

E dire che nel calcio italiano non mancava il precedente cui ispirarsi, 24 gennaio 1990, ovvero 24 anni fa, un'eternità. Il calcio viaggia ancora a 2 punti a vittoria, non esistono anticipi e postici, la pay tv naviga nei sogni di qualche Murdoch di provincia, la schedina Totocalcio continua ad essere il sogno di milioni di tifosi.



Ma qui siamo in Coppa Italia, a Bergamo. Succede che all'88' il Milan dei campioni, guidato da Arrigo Sacchi, sotto di un gol siglato da Bresciani nel primo tempo, debba pareggiare per andare in semifinale: Borgonovo si infortunia in area, lo svedese Stromberg mette palla a lato. Ma alla rimessa laterale la palla viene scodellata in mezzo all'area, Borgonovo che non ha assistito alla scena gioca come nulla fosse, viene strattonato e guadagna il rigore.
Dal dischetto Baresi pur sollecitato dai giocatori atalantini a calciare fuori, mette alle spalle del portiere. Finale burrascoso, anche senza bisogno di processi e miriade di telecamere e replay.
Dopo 24 anni Borgonovo non c'è più, la sua battaglia nobile e apprezzabile è diventata un'altra.
Ma ancora i giocatori non hanno capito che l'effimero guadagno di una vittoria, che nel frattempo è lievitata a 3 punti, o di una domenica di gloria, non vale la dignità sportiva per cui si scende in campo ogni domenica.

Di fatti così il calcio continua ad esserne pieno: ciò non toglie che il buon senso non dovrebbe aver bisogno di norme scritte.
Sia nei giocatori così come negli arbitri. A proposito: la bagarre di ieri ci ricorda un altro patatrac di fine partita, anno 2004, partita Gubbio-Viterbese: è il 93' e Chafer infila la porta dei laziali, ma il direttore di gara con la palla in corsa, ha appena iniziato ad emettere il triplice fischio finale. Quella partita finirà 1-1, tra mille polemiche e quell'arbitro, cui il buon senso certo non abbondava nelle corde, finirà per fare carriera. Calvarese di Teramo, domenica scorsa ancora protagonista a Marassi per un goffo assist sul gol del blucerchiato Renan.

La serie A, la vittoria, il successo da soli non bastano a giustificare i valori sportivi di un giocatore, di un arbitro e più in generale di un uomo.
Gubbio-Frosinone ci ha semplicemente ricordato tutto questo...


Da rubrica "Il Rosso e il Blu" - in onda a "Fuorigioco" - 24.3.14

domenica 23 marzo 2014

Con il senno del FAI...

E' stato un fine settimana bagnato, ma forse - come recita l'antico adagio - anche fortunato.
E' il weekend della Primavera del FAI, il Fondo Ambiente Italiano che per la prima volta in 22 anni ha scelto anche Gubbio tra i suoi centrimpromotori di un apposito itinerario culturale nel quale riscoprire tesori più o meno nascosti, di cui il Belpaese e' farcito. Il nostro "petrolio" per capirci, quella risorsa che a differenza dell'oro nero, non ha neanche bisogno di riprodursi. Ma solo di conservarsi e valorizzarsi.

In un panorama di pessime notizie per la nostra piccola comunità (l'aggettivo e' riferito anche alla qualità di alcune polemiche cittadine più in voga), salutiamo finalmente qualche spiraglio di luce positiva.
Accesa grazie al successo di partecipazione della due giorni culturale - nonostante le bizze del tempo - e soprattutto grazie alla prospettiva concreta che anche a Gubbio si costituisca finalmente una delegazione ufficiale del FAI. Su questo versante e' al lavoro un gruppo di appassionati, coordinati dall'avv.Claudio Fiorucci.

Non un club elitario, ma un'aggregazione destinata a coalizzare le migliori  energie cittadine in progetti, proposte, iniziative e socialità tese a valorizzare l'enorme patrimonio artistico e culturale della nostra citta'. E proprio l'esperienza dell'itinerario del FAI e' gia' da sola uno stimolo sufficiente ad ispirare, ad esempio, coloro che si candidano a guidare l'amministrazione cittadina per il prossimo quinquennio: dal Teatro Romano alla Guastiglia, dalle Logge dei Tiratori a piazza San Giovanni, fino a Piazza Grande e Palazzo Ducale.

Ce n'e' quanto basta per un progetto concreto e semplice: un itinerario culturale e storico cittadino, dalle vestigia romane (ma potrebbe muovere addirittura dal Bottaccione e dunque dal Terziario) fino al Rinascimento.
Banale vero? Eppure con il senno del FAI...

GMA

Editoriale "Gubbio oggi" - marzo 2014

giovedì 20 marzo 2014

"Salutate la capolista": storie di vittorie rossoblù memorabili... e di centimetri fatali...

I tifosi rossoblù non credono ai loro occhi: Torino battuto
ottobre 2011 . foto M. Signoretti
Salutate la capolista!". Era il coro più ricorrente e amato dai tifosi eugubini nell'anno d'oro della promozione in serie B. Quando invece la capolista è venuta a Gubbio, non sempre ha ricevuto un'accoglienza memorabile e ha potuto serbare un ricordo piacevole. 
 Perchè comunque si chiamasse, qualunque colori avesse, spesso la battistrada di turno se l'è dovuta sudare la pagnotta. Derby e Perugia a parte – dato che la sfida con i grifoni ha i suoi significati a prescindere dalla classifica - il ricordo più recente è certamente positivo.
 
Caccavallo infila il 2-1 al Latina - aprile 2013
Meno di un anno fa, aprile 2013, arriva il lanciatissimo Latina degli ex Cottafava e Gerbo. I laziali sono in testa appaiati all'Avellino e proprio Gerbo, su dormita della difesa, porta in vantaggio la squadra ciociara. Nella ripresa è Marco Briganti a guidare la rimonta, risolvendo in mischia e il gol vittoria è un colpo di testa chirurgico di Caccavallo.
Ma sfogliando l'album dei ricordi, è granata – e resterà a lungo questo – lo scalpo più prestigioso tra le capoliste cadute al San Biagio: la sera del 29 ottobre 2011 resterà negli annali della storia rossoblù, ed è un gioco del destino che a firmare l'impresa contro l'imbattuto Torino di Ventura, sia proprio quel Daniel Ciofani che domenica prossima sarà avversario in maglia frusinate. Lo zampino decisivo fu di Bazzoffia, letteralmente tarantolato e immarcabile nell'annata della B. Una serata da ricordare anche per le parate e i salvataggi di Donnarumma, purtroppo rimasti fin troppo isolati.

La staffilata di Placentino che si insacca sotto il montante
in Gubbio-Bassano 3-0 - dicembre 2007
Si torna indietro e la stagione 2007-2008, all'insegna della rincorsa dopo l'avvio choc della gestione Marino, regala al Gubbio addirittura due vittorie su due con la capolista: nella fattispecie la corazzata Bassano, che a Gubbio viene sommersa per 3-0 con i gol di Fiumana, Placentino e Corallo, mentre al ritorno è ancora il bomber pugliese a decidere dal dischetto una gara da dentro fuori per evitare i play out. E ai veneti costa proprio la leadership a favore della Reggiana. E' il Gubbio di Alessandrini, che alla seconda esperienza eugubina, tira fuori l'orgoglio e la capacità di adattarsi ad una stagione nata male, praticamente senza preparazione.

Cipolla cozza sulla traversa il rigore del 92'
in Gubbio-Fiorentina - marzo 2003
Proprio quell'Alessandrini che aveva sfiorato qualche anno prima un'altra impresa di quelle da incorniciare: un Gubbio-Fiorentina di 11 anni fa, marzo 2003, che al 92' sullo 0-0 vedeva il carneade Marinelli procurarsi un calcio di rigore contro la blasonata difesa viola: peccato che dal dischetto Giovanni Cipolla da Napoli fu più Pulcinella del solito e la traversa negò la gioia di un successo straordinario.
La Fiorentina passò un brutto pomeriggio di brividi, dopo che i suoi tifosi spalarono di concerto con quelli rossoblù perfino la neve.
E quel montante confermò che nel calcio spesso bastano pochi centimetri per restare fuori dalla bacheca dei ricordi...


Da "Il Rosso e il Blu" - lunedì 17.3.14

martedì 18 marzo 2014

Niente focaroni? L'ennesimo "no" di una città che ormai sa solo "negare"...

E' triste quando la burocrazia invade tutto.
Mesto, quando la tradizione viene interrotta.
Amaro, quando ad interromperla è l'ipocrita cattiveria di qualcuno, che sfruttando la meschinità dell'anonimato, innesca il procedimento burocratico: esposto, ordinanza, intervento.
Un tempo Gubbio era definita "la Città del Silenzio". Oggi c'è chi la definisce "la città dei no".
Difficile dare torto. E quel che è peggio è che la schiera dei "no" - su tutto e su tutti - comincia ad offuscare l'orizzonte, ad annerire i contorni della prospettiva, ad oscurare la capacità di guardare oltre. Di guardare avanti.
Dove il no domina imperante, dove tutto è nero, non c'è speranza. Dove il no pregiudiziale, il no acritico, il no ideologico mette i paletti, segna i confini, delimita gli spazi, il poco ossigeno che resta serve solo a stare fermi. Immobili.
Mentre il mondo va avanti. E l'immobilismo, significa arretratezza.

Tutto questo per la vicenda "focaroni", direte voi? Forse è esagerato.
Forse sì, ma è esemplare. Di come in una città, vessata da anni di oscurantismo sotto varie forme, generi e fattezze, il verbo più declinato sia "negare". E quello più sottovalutato (e consequenziale) sia "annegare".
Non sappiamo chi si è inventato l'esposto anonimo che come un "effetto domino" ha acceso il tasto off e ha fatto divampare quello delle polemiche. Non sappiamo trovarne le motivazioni.
Al tempo stesso si potrebbe comprendere che - come su tutte le iniziative - va trovata una giusta forma, vanno evitate esagerazioni, vanno trovate formule anche di compromesso tra chi confonde un permesso con la possibilità di agire in libero arbitrio.
Ma tra questo e il "no", una zona intermedia ci deve essere.

Ecco, trasferiamo questo identico ragionamento su altri fronti. Su altre polemiche - che hanno costellato la cronaca degli ultimi mesi - su altre querelle - che hanno condito muri cittadini e social network con i toni della "crociata" - su altre questioni - che hanno diviso l'opinione pubblica.
E' ancora il "no" a prescindere, a segnare la linea di confine. A ridurre quello che potrebbe essere un dibattito pure costruttivo sul futuro della città, in un mero dividersi tra "buoni e cattivi", tra "fedeli e infedeli", tra "bianchi e neri".
Con l'unica discriminante di non cercare un punto di comunione o di sintesi, pur nella diversità di vedute (che vivaddio, resta comprensibile e necessaria), ma - anche non dovesse esserci - di rintracciare, anche col lanternino, un elemento di divisione, di polemica anche strumentale, di distinguo. In un contesto dove la divisione - di partiti, di associazioni, di persone fisiche o giuridiche - è diventata la regola non scritta.

Unica consolazione e speranza: in questo complicato bailamme, continuano ad esistere le persone, esiste il pensiero, esiste ancora la volontà. E la capacità di distinguere.
Chi vuole "fare" e chi dice semplicemente "no". Spegnendo qualsiasi fuoco - non solo quelli di San Giuseppe - che ancora rimane ad illuminare la prospettiva di questa comunità...
Basta riconoscerli...

lunedì 10 marzo 2014

Un fine settimana da incubo... Incubo domestico...

Ma che diavolo sta succedendo?
Un omicidio al giorno che vede vittima una donna; una madre che uccide i suoi tre figli per punire il marito; l'esasperazione piu' schizofrenica che diventa quotidianità.
E noi che rischiamo d abituarci, in una sorta di macabra routine, al bollettino di guerra giornaliero che ci tampina la vista e l'udito.
Mi chiedo se tutto questo obbedisca ad una spirale perversa di disperazione, o sia solo un'escalation dovuta ad una attenzione ossessiva dei media a queste vicende.
E' sempre stato così, e non ce ne eravamo accorti? O il mondo che ci circonda sta avviluppandosi in un'implosione di valori e di moralità a gradazione sotto zero?

Quando sento in tv certe notizie mi viene l'istinto di spegnere, anche se sono solo in casa. E mi chiedo se avrei davvero la forza di raccontare una storia come quella di Lecco. Trovandomici, forse, ci riuscirei. Perché quando sei sul campo, quando sei nella "trincea redazionale" non vai a distinguere certi confini. Non pensi a tuoi figli, se non nel momento in cui si tratta di calibrare un aggettivo, di impostare un titolo, di dipingere l'attacco del pezzo. In quel frangente mln esiste una ricetta, ma c'e un ensemble di esperienza, sensibilità e immediatezza che vanno miscelate.
La notizia, poi, decide lei: quando arrivare, come arrivare e tu devi solo farti trovare pronto. A raccoglierla e darle la veste giusta. 
Anche se la notizia e' agghiacciante. Anche se riguarda qualcuno che conosci, un tuo amico fraterno. Può accadere pure questo, quando sei un cronista di periferia e racconti quotidianamente la tua citta'. Compito molto piu difficile che operare in un contesto grande, dispersivo e per molti versi, fortunatamente, sconosciuto. 

martedì 4 marzo 2014

Una stagione da... "Signora in rosso"

Kelly Le Broch, "La signora in rosso"
di metà degli anni Ottanta
Non sappiamo ancora come andrà a finire questa stagione per i colori rossoblù. La classifica non lascia grandi speranze e ancor meno prospettive, ma il calcio – e il Gubbio in particolare, specie il Gubbio di quest'anno – ci ha abituati alle sorprese.
E allora in attesa di scartare qualcosa di ottimistico, andiamo con l'azzardare un pronostico su un aspetto, per così dire collaterale ma non troppo. Da "Signora in rosso...".

Sì perchè questa stagione rischia di essere ricordata soprattutto per i cartellini rossi esibiti dai direttori di gara a giocatori rossoblù, sia in campo che in fase di riscaldamento, sia durante che dopo la gara. Non ci si è fatti mancare niente e anche a Pisa – per la quinta volta stagionale – sono due gli espulsi a referto, con l'unica consolazione che sconteranno la squalifica – in tutto o in parte se il Giudice sarà severo – nella non partita di domenica prossima con la Nocerina. Altra novità assoluta degli ultimi anni per il Gubbio che si ritroverà nella surreale condizione di muovere la classifica dopo quasi 1 mese senza neanche infilare gli scarpini.

Espulsione per Radi a metà ripresa
Ma torniamo alle espulsioni, filo conduttore di un'annata che forse, anche su questo fronte, denuncia uno stato di nervosismo sopra le righe da parte di tutto l'ambiente, società, staff tecnico, squadra e tifosi inclusi. Proprio nell'anno in cui, senza retrocessioni e patemi, si sarebbe potuto e dovuto lavorare in maggiore serenità.

E pensare che le prime giornate erano scorse lisce, con qualche ammonizione ma nessun handicap sostanziale. Poi il primo rosso arriva in tandem: a Viareggio, stadio dei Pini, finiscono negli spogliatoi prima Baccolo e poi, durante il riscaldamento, Falconieri. Sotto di due gol il Gubbio compie la prodezza, recupera in pochi minuti e riporta a casa 1 punto incoraggiante.
A ottobre ci scappa un altro rosso, stavolta meno influente: è quello che rimedia nel finale di Gubbio-Pisa il tornante Malaccari, che deve avere qualche conto in sospeso con i nerazzurri se è vero che ieri ha bissato l'impresa seppur a tempo scaduto.
 
Lacagnina circondato da rossoblù... increduli
La madre di tutte le espulsioni è datata 10 novembre, con il doppio prodigio di Lacagnina di Caltanissetta che ancor prima che scoccasse il 15' manda a fare la doccia Moroni e poi Longobardi. Nel finale altro show con l'espulsione di Laezza che però gioca regolarmente gli ultimi 60” di gara, tutto omologato, con Federazione e assoarbitri che nelle giornate successive danno altre chance al famigerato arbitro siciliano. Ma il doppio rosso col Barletta si rivela un boomerang vittimistico: a distanza di appena 7 giorni il Gubbio si ritrova nella condizione opposta, a Frosinone, e sopra di due uomini riesce a perdere 2-0 con l'attuale capolista, senza battere ciglio.

La sequela di rossi si intensifica a dicembre: ad Ascoli sono i centrali Tartaglia prima e Briganti poi ad essere spediti negli spogliatoi con il Gubbio che rimedia in 9 uno 0-0 positivo. Sette giorni e arriva la defaillance di Boisfer nel finale di primo tempo con il Pontedera. Altra rimonta poi firmata Luparini-Longobardi a dispetto dell'inferiorità.
Il 2014 sembra portare più tranquillità ma neanche l'avvento di Roselli e Roscini cambia il trend: a Grosseto è ancora Baccolo a beccarsi un doppio giallo – e nonostante questo arriva la vittoria. Ieri infine, sotto la Torre, altro doppio rosso prima Radi e poi nella bagarre di fine partita a Malaccari.

C'è da chiedersi il perchè di tutti questi rossi. Lacagnina a parte, c'è la sensazione di un'insofferenza diffusa. Che probabilmente si legge anche nella classifica attuale: figlia sì di valori tecnici, ma anche di un caos complessivo che un unico sostanziale effetto.
Quello di alimentare una selva di cartellini...


Da "Il Rosso e il Blu" - in "Fuorigioco" di lunedì 3.3.14
musica di sottofondo: "I just call I say I love you" - S.Wonder (1984)

domenica 2 marzo 2014

Elezioni comunali 2014: che ci riserverà il film?

Il quadro resta ancora poco leggibile. Al momento in cui si va in stampa, per le attese elezioni comunali 2014, di fronte al nastro di partenza, oltre allo starter con il dito sul grilletto, sono ancora poche le certezze sui concorrenti (per non parlare dei programmi).

Un candidato sindaco è sicuro – il portavoce del Movimento 5 Stelle, Rodolfo Rughi – e sembra quasi scalpitare dal blocco del via. Ha battuto tutti sul tempo, è stato il primo ad essere scelto, e, al termine di un ciclo di incontri avviati già da mesi con la cittadinanza, ha presentato un programma di governo dettagliato.
Un'altra coalizione si profila in queste ore, non ancora definita, ma che forse era nell'aria da tempo: è quella che gravita attorno alla figura di Filippo Stirati, l'ex vice sindaco dell'epoca Corazzi, sganciato ormai dall'orbita Pd, dopo la scelta del partito di maggioranza caduta sull'imprenditore Ennio Palazzari. Chi pensava alla possibilità di chiarire subito il “dualismo” con delle primarie (fissate il 9 marzo) forse resterà deluso.
 

La politica ci ha abituati a non dare nulla per scontato, ma l'impressione netta è che le urne saranno aperte solo il 25 maggio. Le primarie le chiede Palazzari, aperto ad ogni soluzione (“aperte”, di partito o anche civiche) non è dello stesso avviso Stirati che non condivide le procedure adottate dal suo partito. Intorno a lui intanto, oltre alla lista civica che ne ha per prima avanzato la candidatura (“Scelgo Gubbio”), si colloca l'ala uscita minoritaria dalle elezioni dei circoli Pd (“Gubbio rinasce”), il Psi del neo segretario Francesco Pierotti, a sua volta diviso all'interno con una parte minoritaria (“Azione socialista”) che non si riconosce in questa scelta, e forse anche il Sel, che lasciato da solo Pavilio Lupini – a sua volta riavvicinatosi all'area di Rifondazione – potrebbe strizzare l'occhio alla coalizione pro-Stirati anziché al Pd.
Il Pd del segretario comunale Claudio Ruspi, che confidava di poter formare un centrosinistra compatto, dovrà invece puntare tutto sulla candidatura “civica” di Ennio Palazzari, forte da un lato del sostegno dell'area maggioritaria del Pd (i due gruppi “Uniti per Gubbio” e “Unità e rinnovamento”), e forse della minoritaria del Psi.
L'esperienza di tre anni fa, per altro, insegna che le aggregazioni forzate, con “fusioni a freddo” e pure con il sigillo di ceralacca delle primarie, magari danno garanzie sul breve (elezioni) ma poi possono anche saltare alla prima buca.
 
Il resto del panorama offre un gruppo di liste civiche (quelle sganciatesi da Stirati e “Bene comune” dell'avv. Francesco Gagliardi) che, salvo ripensamenti, non intendono stringere accordi con i partiti. Inoltre c'è l'area di Sinistra alternativa con Prc, Idv, e sinistra anticapitalista che potrebbe puntare su Lupini e un enorme punto interrogativo che tuttora permane nel versante centrodestra. Ma anche quest'ultima, non è una novità.

Insomma lo starter è pronto. Ma più che in pista sembra di essere seduti a vedere un film. Uno di quelli che ti sembra di non ricordare di aver visto, stando almeno alle prime scene. In attesa di scoprire il prosieguo...
GMA
 
 
Da editoriale "Gubbio oggi" - marzo 2014