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lunedì 23 agosto 2010

Altri 5 gol a Cremona... Ma il vero Gubbio non può essere questo...

Scusate il disturbo, ma ci saremmo anche noi. L’ingresso del Gubbio in I Divisione ha il senso di chi si trova ad una festa quasi che non fosse invitato. Un saluto timido, e anche un po’ goffo e imbarazzato, di quegli ospiti che si presentano in ritardo, con un mazzo di fiori comprato al volo per strada, lo smoking a noleggio e le scarpe di 2 numeri più grandi.
Allo stadio “Zini” di Cremona il vernissage dei rossoblù in terza serie, dopo 60 anni, dura poco più di 20’. La Cremonese non ha voglia di valzer e di mazurka. Giusto un tango pre-partita per festeggiare Gigi Simoni, allenatore del secolo da queste parti. Ha speso 6 milioni di euro la società padana, che ha affidato a Marco Baroni un complesso da serie B: tanto da permettersi il lusso di tenere in panca Colacone, appena arrivato dall’Ancona. Scotta ancora la sconfitta con il Varese nella finale play off di 2 mesi fa: si capisce che i tifosi di casa volevano essere all’Olimpico di Torino. E invece si ritrovano il neopromosso Gubbio. A spiare i grigio rossi anche il coach alessandrino Sarri, che giocherà il primo posticipo stagionale contro il nostro Casoli a La Spezia.
Il Gubbio si presenta in giallo, una divisa che non ha mai regalato grandi soddisfazioni. Ma la scaramanzia non c’entra stavolta.
Il colpo d’occhio è di quelli che per un attimo ti lasciano col fiato sospeso: lo stadio sembra semivuoto – sugli spalti in 3.000 tra abbonati e paganti – ma l’aria di categoria superiore si respira lo stesso. Dal complesso strutturale, ai servizi, alle cabine di tribuna stampa.
Leggi la formazione ed è subito un sussulto: non c’è il capitano Sandreani. Si sentirà e tanto, la sua mancanza. Esordiscono praticamente al loro 1’ in rossoblù due dei tre di centrocampo. Si vedrà anche questo. In avanti confermato il tridente.
Sono passate 10 settimane esatte da San Marino: ma degli undici di partenza solo in 4 erano 70 giorni fa a festeggiare con i 3.000 tifosi a Serravalle, Lamanna, Briganti, Boisfer e Gomez. Ben 7 i fuori quota (tre ‘90 e due ‘89) la Cremonese ne ha uno e lo tiene in panca.
Sono dati, ma che alla fine qualcosa dicono nella gestione della gara.
Perché una partita non può finire 5-1 per caso. E perché in 7 giorni prendere 10 gol fa male a chiunque. Al Gubbio forse non succedeva proprio dai tempi della B del ‘48.
La squadra di Torrente dura 20’. E li gioca in relativa scioltezza. Perché a 35 gradi e il fardello dell’umidità tipica della Pianura Padana, correre è praticamente impossibile. Si gioca a ritmi da Messico 70, e chi ha il piede più raffinato fa la differenza.
Al primo approccio, la Cremonese sfonda. E lo fa per via centrale, quasi a voler iniziare le danze con il passo più semplice.
La strada si fa in salita ma proprio a questo punto la truppa di Torrente rivede le streghe di Grosseto. E invece del carattere, esce fuori la timidezza.
Basti vedere la punizione dal limite calciata 1’ dopo il primo gol. O l’incertezza di Testardi – troppo impacciato per essere vero – nell’unico buco della difesa grigio rossa. O i troppi contrasti persi a centrocampo. Alla fine il gap di personalità finirà per preoccupare più del risultato.
Sulla sinistra Bartolucci ha tutte le spie accese: a turno Vitofrancesco e Zanchetta lo mettono in crisi e in pochi minuti proprio da quel versante nascono il 2 e 3-0.
Si va a riposo con la gara già archiviata.
Nella ripresa la novità di Bazzoffia rianima la squadra e serve a capire che forse, con qualche grado in meno, qualche scatto in più, il Gubbio poteva, non dico giocarsela, ma almeno evitare la figuraccia.
Ma è un bagliore fugace. Basta un altro contrasto perso sulla trequarti, a innescare l’eurogol del 4-1. E nel finale il rigore è quasi un cadeau del direttore di gara alla papabile reginetta del campionato.
Finisce così. Con Donnarumma a lottare come il soldato Ryan nella trincea invalicabile dei cremonesi. L’immagine di un Gubbio al quale nel debutto in I Divisione non riesce neanche di lottare. Torrente se ne va perplesso. I 30 tifosi eugubini sugli spalti incarnano la parola delusione. Alla fine è la squadra ad applaudirli. Quasi a voler dire: San Marino è lontana anni luce. La C1 è un’altra cosa. Ma il vero Gubbio non può essere questo.

2 commenti:

  1. Commenti da facebook -

    Valerio Vagnarelli -
    Ricordo un esordio a Pesaro simile..... Poi arrivammo tra le prime.... Fosse ben augurante

    Adele Stocchi -
    Giacomo, diamo il tempo al tempo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Antonio D'Angelo -
    è ancora presto per tirare le somme, il Grosseto è una squadra di Serie B, la Cremonese una delle favorite per andarci, il Gubbio non è con queste squadre che se la deve vedere quest'anno...

    Elvio Monarchi -
    Lasciamoli giocare ... siamo ancora all inizio bisogna ancora entrare in questa competizione, per noi ancora nuova.. Forza Gubbio sempre!

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  2. Prendo per buono l'auspicio dell'amico Valerio - uno che aveva piedi sopraffini, ma ha avuto la sfortuna di indossare la maglia rossoblù nel periodo "gramo".
    Sono d'accordo con Adele che è ancora presto e con Antonio ed Elvio, che le avversarie vere del Gubbio sono altre.
    Ma domenica un messaggio la squadra deve darlo: pur sapendo che alcuni giocatori non saranno al top (valga per tutti l'esempio di Testardi, la cui costituzione fisica gioco forza lo porta a ritardare il raggiungimento di standard accettabili per adesso), è necessario dimostrare che la voglia, la "cattiveria" agonistica, la determinazione sono rimaste quelle... da Gubbio. Poi si può snche perdere, ma sapendo di aver fatto di tutto per evitarlo.
    Sono certo che i tifosi rossoblù sono attenti a tutto questo.
    E non a caso la scorsa stagione, al termine delle prime uscite casalinghe disastrose (nel risultato), il pubblico comunque applaudiva: perché la squadra aveva dato tutto.

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