Lo si capisce ogni giorno di più. Vale per l’Europa – dove tutti predicano tagli e sacrifici, ma sembrano dimenticare i propri conti e chi i sacrifici chi li fa davvero. Vale per il nostro Paese – dove la “cura dimagrante” del governo tecnico tocca tutti, ma la politica continua a preservare gelosamente le proprie guarentigie. E vale anche per le nostre lande sperdute, così periferiche da sembrare fuori dal tempo e dallo spazio.
Non dalla spending review che va tradotta con la più comprensibile definizione di “revisione di spesa”.
Le sforbiciate propinate da Monti – meno apprezzate di quelle del memorabile Parola, immortalate nelle celebri figurine Panini – hanno toccato anche le Province: sono anni che ogni governo che si alterna a Palazzo Chigi, di qualunque colore sia tinteggiato, promette il taglio delle Province. Salvo poi dimenticarsi sulla via di Damasco della promessa elettorale che forse, a conti fatti, non val la pena realizzare sul piano della “tenuta del consenso” (territoriale).
Per una volta che un governo – guarda caso non politico - si è deciso almeno a riordinare, se non ad eliminare, un apparato politico-amministrativo del quale si avverte in questa fase di ristrettezze una certa ridondanza (109 province in un’Italia già divisa in 20 regioni, e tra l’altro senza una Costituzione federale, fanno sorridere), ecco che divampa la battaglia dei campanili. A Terni, ovviamente, non ci stanno di veder sparire la “bandiera” e c’è chi propone un referendum per scendere a Roma (senza marcia), c’è chi vedrebbe bene una fusione con Rieti, chi vorrebbe la sopravvivenza di Terni arricchita di altri territori (Valnerina e lo Spoletino). A loro volta da Spoleto e Valnerina fanno sapere che di andare a finire a Terni non se ne parla (neanche fosse il Terzo Mondo).
Il problema è che i bisticci sono di Palazzo e in ballo non ci sta un trenino rosso o una bambolina blu ma i nostri soldi, i servizi pubblici di cui la gente si serve quotidianamente e le risorse necessarie a finanziarli.
Se da una parte si litiga per le bandierine del Risiko, dall’altra – sul fronte viabilità – c’è chi insiste a spingere per progetti vecchi e irrealizzabili (raddoppio Orte-Falconara, sponsorizzato dall’ex presidente della Regione Lorenzetti), mentre il Governo mette praticamente in naftalina perfino le risorse attese per il nodo di Perugia e l’ammodernamento della E45. Come dire, scordatevi le grandi opere.
Anche qui la politica sembra vivere su una propria galassia, lontana anni luce dalla realtà. Tanto i disagi, gli isolamenti, le distanze, in fondo, a pagarli tornano ad essere sempre gli stessi.
GMA
Da "Gubbio oggi" - editoriale agosto 2012
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